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Italia e fiducia nella scienza: perché siamo tra gli ultimi al mondo? – Secondo un’ampia ricerca pubblicata su Nature Human Behaviour, l’Italia si posiziona tra i paesi con la minore fiducia negli scienziati. Lo studio, che ha coinvolto 70.000 persone in 68 paesi, ha analizzato il grado di fiducia della popolazione nei confronti della comunità scientifica, rivelando differenze sostanziali tra le nazioni.

A guidare la classifica della fiducia nella scienza sono Egitto e India, paesi in cui l’approccio alla conoscenza scientifica è visto come un’opportunità di crescita e progresso. Al contrario, l’Italia si trova in fondo alla lista, segnalando una diffidenza preoccupante nei confronti della ricerca e degli esperti.

Perché gli italiani diffidano della scienza?

Le ragioni di questa sfiducia sono molteplici. Fattori culturali e storici hanno reso la comunicazione scientifica spesso poco accessibile e autoreferenziale. Inoltre, negli ultimi anni, la pandemia ha messo in evidenza divisioni tra scienza e opinione pubblica, con una crescente polarizzazione delle informazioni. La politica e la percezione mediatica hanno influito negativamente, generando un clima di scetticismo diffuso.

Scienza e settore ittico: un’opportunità mancata?

Se la fiducia nella scienza è bassa, il rischio è che anche settori fondamentali come la pesca e l’acquacoltura non sfruttino appieno il potenziale della ricerca. Eppure, il settore ittico è fortemente legato ai progressi scientifici: dalla gestione sostenibile delle risorse marine alla tracciabilità del pescato, passando per le nuove tecnologie di acquacoltura che riducono l’impatto ambientale.

In altri paesi, come la Norvegia e il Canada, la ricerca ha rivoluzionato l’industria ittica, rendendola più efficiente e sostenibile. L’Italia, pur vantando eccellenze nel campo della biologia marina e della gestione delle risorse ittiche, fatica a integrare i risultati scientifici nelle politiche del settore. Questo rappresenta una grave lacuna, soprattutto in un momento in cui la sostenibilità è al centro delle politiche europee.

Medie ponderate della fiducia negli scienziati nei vari paesi e regioni (1 = molto bassa, 3 = né alta né bassa, 5 = molto alta).

Cosa può fare l’Italia per colmare il divario?

Per invertire questa tendenza, è necessario lavorare su più fronti:

  • Migliorare la comunicazione scientifica, rendendo la ricerca più accessibile e comprensibile al grande pubblico.
  • Coinvolgere gli scienziati nelle politiche pubbliche, garantendo che le decisioni siano basate su dati e non su interessi di breve termine.
  • Investire in ricerca e sviluppo nel settore ittico, supportando le imprese nella transizione verso una pesca e un’acquacoltura più sostenibili.
  • Educare le nuove generazioni, affinché la scienza torni a essere percepita come un valore e non come un’opinione tra le tante.

L’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale: recuperare la fiducia nella scienza per garantire un futuro sostenibile anche ai settori produttivi strategici come la pesca e l’acquacoltura.

La ricerca può essere la chiave per trasformare il settore ittico in un’eccellenza globale, ma solo se il Paese sarà in grado di riconoscerne l’importanza e sfruttarne il potenziale.

Italia e fiducia nella scienza: perché siamo tra gli ultimi al mondo?

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