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La crisi di successione in Giappone minaccia il futuro dell’industria ittica – Quando in Giappone si chiude l’anno fiscale a marzo, le aziende fanno i conti non solo con i bilanci, ma con la loro stessa sopravvivenza. Nel settore ittico, questa resa dei conti assume toni drammatici. Più della metà delle piccole e medie imprese giapponesi oggi non ha un successore e il rischio è altissimo: non si tratta solo di numeri, ma di interi patrimoni di conoscenze legati alla pesca, alla lavorazione del pesce e alla selezione di prodotti iconici come il tonno rosso, che hanno reso il Giappone un punto di riferimento mondiale.
Per il mercato europeo e italiano, che da anni guarda con ammirazione e interesse crescente alla qualità del pesce giapponese, questa crisi di successione è tutt’altro che una questione lontana. La lavorazione artigianale del tonno, l’allevamento specializzato di molluschi pregiati e la preparazione meticolosa di referenze ittiche destinate ai mercati internazionali rischiano infatti di interrompersi bruscamente. Se non ci saranno eredi pronti a raccogliere il testimone, perderemo fornitori di altissimo livello e prodotti unici nel panorama globale.
Il Giappone ha scelto però di non arrendersi. Sta intervenendo con decisione attraverso politiche che favoriscono la successione d’impresa proprio nei settori più fragili ma strategici, come quello ittico. Programmi di abbinamento tra imprenditori senior e nuove generazioni, iniziative per attrarre talenti dall’estero e supporto finanziario per chi decide di rilevare attività esistenti, sono oggi strumenti concreti per mantenere vive le imprese e assicurare continuità produttiva. Non è solo una questione di orgoglio nazionale: è una vera e propria strategia di tutela delle esportazioni, a beneficio anche dei buyer e distributori europei.
Determinante è anche l’intelligenza artificiale, che in Giappone non viene più vista come una minaccia, ma come alleata preziosa della tradizione. Le tecniche di selezione del tonno, affidate per generazioni all’occhio esperto dei maestri di taglio, sono oggi replicate con precisione sorprendente dai sistemi di IA, capaci di garantire valutazioni accurate della qualità del pescato. È una rivoluzione silenziosa ma essenziale, che protegge il valore del prodotto anche nei flussi export verso l’Europa e l’Italia, dove l’autenticità e la qualità sono elementi imprescindibili.
Il rilancio passa anche dal posizionamento strategico del prodotto giapponese sui mercati internazionali. Le certificazioni di qualità governative, come il marchio Japan Traditional Craft Product, offrono garanzie solide ai buyer esteri, rassicurandoli sulla provenienza e sulle tecniche utilizzate nella lavorazione del pesce. Questi strumenti di riconoscimento diventano così leva di marketing e tutela commerciale, fondamentali per mantenere alto l’interesse e il valore delle importazioni dall’arcipelago nipponico.
Il Giappone, consapevole che la perdita delle sue competenze marine sarebbe irreversibile, ha deciso di giocare d’anticipo. Non si tratta solo di salvare aziende, ma di preservare una cultura del mare che affascina i mercati globali e contribuisce a mantenere vivo il prestigio del made in Japan anche nel settore ittico. Per l’Italia e l’Europa significa poter continuare a contare su un partner affidabile, custode di tecniche secolari e di una qualità che non conosce compromessi.
Il futuro del pesce giapponese, insomma, si scrive oggi. Tra innovazione tecnologica e rispetto delle tradizioni, il Paese del Sol Levante sta tessendo una nuova rete di sicurezza per la sua industria ittica. Ed è una rete che abbraccia il mondo intero, garantendo che la storia millenaria della pesca giapponese continui a essere protagonista anche sulle tavole europee e italiane.
La crisi di successione in Giappone minaccia il futuro dell’industria ittica
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