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La filiera ittica italiana, descritta nel XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare del 2024, si conferma una delle componenti più dinamiche e strategiche della Blue Economy. Questo settore, che comprende pesca, acquacoltura, trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici, rappresenta una risorsa fondamentale per l’economia italiana, con un impatto significativo sia a livello locale che nazionale.

Un settore in crescita

Secondo il rapporto, la filiera ittica italiana contribuisce con un valore aggiunto diretto di circa 3,5 miliardi di euro. Tuttavia, grazie al suo moltiplicatore economico di 1,7, il valore aggiunto complessivo – includendo gli effetti indiretti e indotti – raggiunge i 5,95 miliardi di euro. Questo dato sottolinea l’importanza del settore all’interno della Blue Economy, il cui valore complessivo supera i 60 miliardi di euro. Inoltre, la filiera ittica impiega direttamente circa 30.000 persone, evidenziando il ruolo cruciale della pesca e dell’acquacoltura nel sostenere l’economia delle comunità costiere italiane.

Moltiplicatore ecoomico e dinamismo territoriale

Il moltiplicatore economico della filiera ittica, pari a 1,7, significa che per ogni euro speso nel settore, si generano ulteriori 1,7 euro in termini di effetti economici. Sebbene questo valore sia leggermente inferiore al moltiplicatore medio della Blue Economy, che si attesta a 1,8, esso dimostra comunque l’effetto propulsivo del settore ittico sull’economia nazionale.

Acquacoltura in primo piano

Uno degli sviluppi più rilevanti emersi dal rapporto è la crescente importanza dell’acquacoltura, che ora rappresenta circa il 40% della produzione ittica totale in Italia. Questo settore è in forte crescita grazie agli investimenti in tecnologie innovative e pratiche sostenibili, che hanno permesso di aumentare la produttività riducendo al contempo l’impatto ambientale.

Esportazioni e consumo interno

Il valore delle esportazioni di prodotti ittici italiani è significativo, raggiungendo circa 1,5 miliardi di euro all’anno. Questo dato evidenzia la competitività della filiera sui mercati internazionali, in particolare all’interno dell’Unione Europea. All’interno del Paese, il consumo di pesce si mantiene elevato, con una media di 28 kg pro capite all’anno, un dato che supera la media europea e sottolinea l’importanza culturale e gastronomica del pesce nella dieta italiana.

Imprenditoria giovanile e femminile

Il rapporto mette in luce l’importante contributo dell’imprenditoria giovanile e femminile nella filiera ittica. Le imprese ittiche guidate da giovani rappresentano circa il 15% del totale, un segnale positivo dell’attrattività del settore per le nuove generazioni, spesso motori di innovazione e sostenibilità. Anche l’imprenditoria femminile gioca un ruolo significativo, con circa il 20% delle imprese ittiche gestite da donne, evidenziando un trend di crescita della presenza femminile in un settore tradizionalmente dominato dagli uomini.

OsserMare

OsserMare L’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – OsserMare con il Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere svolgono un ruolo fondamentale nel monitoraggio e nell’analisi della filiera ittica. Grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate, OsserMare fornisce dati accurati e aggiornati, essenziali per supportare le decisioni politiche e strategiche volte a garantire la sostenibilità e la crescita del settore.

“La filiera ittica rappresenta una delle colonne portanti della nostra Blue Economy. Questo settore non solo contribuisce in modo significativo alla crescita economica del Paese, ma è anche un esempio concreto di come tradizione e innovazione possano convivere per rispondere alle sfide globali. OsserMare continuerà a monitorare e supportare questa evoluzione, fornendo dati accurati e tempestivi per garantire uno sviluppo sostenibile e inclusivo,” ha dichiarato Antonello Testa, Coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare-OsserMare.

XII Rapporto Nazioinale sull’Economia del Mare

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