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La pesca artigianale in Senegal. Tradizione che rischia di scomparire – La pesca artigianale lungo le coste dell’Africa occidentale è una delle attività economiche più antiche e vitali per le comunità costiere del continente nero, in particolare lungo la costa atlantica del Senegal.
Qui, tradizione e sopravvivenza si intrecciano, con i pescatori locali che utilizzano piroghe colorate, strumenti semplici e conoscenze tramandate da generazioni per garantire il sostentamento delle loro famiglie e alimentare le economie locali.

Uno dei luoghi più emblematici della storia della pesca artigianale in Senegal è una piccola cittadina, poco più che un villaggio, post a sud di Dakar e che risponde al nome di M’bour. Centinaia se non migliaia di piroghe ogni giorno e così ancor prima della colonizzazione europea sbarcano il pesce appena pescato, sempre meno sufficiente per la verità a sfamare le famiglie e alimentare il mercato localistico.

Oggi la pesca artigianale in Africa deve affrontare numerose sfide, tra cui la sostenibilità delle risorse marine, l’inquinamento e soprattutto la concorrenza della pesca industriale.
Quest’ultima soprattutto nell’ultimo decennio ha visto un intensificarsi del numero di barche di pesca oceanica, la maggior parte appartenenti a compagnie europee che attraverso l’uso fraudolento di bandiere africane rappresentano una grave minaccia per la sostenibilità degli oceani e per la sicurezza alimentare delle comunità costiere africane.
Questa frode coinvolge complessi meccanismi di elusione normativa, rendendo difficili il monitoraggio e la regolamentazione, ma i suoi impatti sono profondi.

Armatori europei, spesso provenienti da Paesi con una forte industria ittica, acquistano o noleggiano navi che poi registrano sotto la bandiera di Paesi africani. Questa pratica, nota come flagging out, permette alle navi di operare seguendo le regole meno rigide dei Paesi di bandiera, molti dei quali non dispongono di risorse adeguate a monitorare le attività di pesca. Inoltre, alcuni funzionari locali responsabili della gestione della pesca chiudono volutamente un occhio, o addirittura entrambi, accettando tangenti in cambio di ignorare le violazioni.

Queste navi non rispettano i confini delle zone economiche esclusive (ZEE) dei Paesi costieri e pescano illegalmente anche in aree protette o riservate alla pesca artigianale. Il pesce catturato illegalmente viene trasbordato in mare, una pratica nota come transhipment, su navi autorizzate e il gioco è fatto.

Per garantire un futuro sostenibile, è necessario affrontare le sfide legate alla gestione delle risorse marine, alla protezione dei diritti dei pescatori ma prestare anche maggiore attenzione alla pratica della pesca illegale ( illegal, unreported, and unregulated fishing) punendo severamente chi la attua.

I pescatori artigianali di M’bour non hanno voce e chi ce l’ha, come per esempio la EU, è affetta da raucedine cronica.

La pesca artigianale in Senegal. Tradizione che rischia di scomparire

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