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L’UE spinge sulla protezione dell’Alto Mare – La Commissione Europea ha lanciato una proposta che potrebbe ridefinire il rapporto tra l’uomo e gli oceani: l’integrazione del Trattato sull’Alto Mare nel diritto dell’UE. Un’iniziativa che non riguarda solo le istituzioni, ma ogni settore legato al mare, dalla pesca all’acquacoltura, fino alla ricerca scientifica e alla sicurezza alimentare. Questo accordo internazionale, noto come “Biodiversity Beyond National Jurisdiction” (BBNJ), rappresenta una risposta concreta alle minacce che gravano su due terzi degli oceani mondiali, quei vasti spazi marini che sfuggono alla giurisdizione dei singoli Stati e che custodiscono risorse fondamentali per l’ecosistema e l’economia globale.
Firmato nel 2023 da 89 paesi, l’accordo punta a proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030, stabilendo un nuovo standard globale per la gestione sostenibile delle acque internazionali. L’Unione Europea, con la firma della Presidente Ursula von der Leyen, si è posta in prima linea per tradurre questi impegni in norme operative e concrete. La direttiva proposta non si limita a recepire il trattato, ma offre agli Stati membri strumenti chiari per preservare la biodiversità marina, regolamentare le attività economiche in alto mare e garantire una governance trasparente e partecipativa.
Tra gli aspetti più rilevanti, emerge l’istituzione di vaste aree marine protette e l’obbligo di valutazioni d’impatto ambientale prima di autorizzare qualsiasi attività nelle acque internazionali. Una misura che coinvolgerà inevitabilmente anche l’industria ittica e le pratiche di pesca lontano dalle coste, imponendo standard elevati di sostenibilità e responsabilità. Per i ricercatori europei, il trattato apre nuove opportunità nella condivisione delle risorse genetiche marine, assicurando che i benefici derivanti dalla biodiversità siano distribuiti equamente, in linea con gli obiettivi globali di equità e sviluppo scientifico.
Il settore della pesca e dell’acquacoltura si trova così di fronte a una doppia sfida: adattarsi a un quadro normativo più rigoroso e, allo stesso tempo, cogliere le opportunità di un mercato sempre più orientato alla sostenibilità. La proposta della Commissione semplifica i processi amministrativi, evitando oneri eccessivi, ma richiede un cambio di paradigma: non si tratta più solo di sfruttare il mare, ma di garantirne la sopravvivenza per le generazioni future.
Con l’obiettivo di ratificare l’accordo prima della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani prevista a Nizza nel giugno 2025, l’UE dimostra di voler essere protagonista di una svolta epocale nella gestione degli spazi marini globali. La tutela della biodiversità oltre la giurisdizione nazionale non è solo una questione ambientale, ma una scelta strategica per assicurare stabilità ecologica, economica e sociale in un mondo dove gli oceani restano la più grande risorsa condivisa.
In questo scenario, l’informazione e la consapevolezza giocano un ruolo cruciale. Settori come quello ittico devono prepararsi a dialogare con nuove regole e a trasformare la sostenibilità in valore aggiunto. Il futuro degli oceani non è più una questione distante: oggi si decide come navigheremo domani.
L’UE spinge sulla protezione dell’Alto Mare
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