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Mar Mediterraneo: un mare di opportunità ignorate – Le specie marine viventi conosciute e catalogate ad oggi sono circa 230.000. Le stime basate su modelli matematici ci dicono invece che le specie previste sono intorno ai 2.150.000 il che indica che la catalogazione delle biodiversità marine e ancora lontana dall’essere completata.
Nello specifico del Mar Mediterraneo le specie sono all’incirca 17.000 composte da pesci, molluschi, crostacei e altre forme di vita acquatica. Circa il 16% del totale conosciuto e catalogato.

Il Mar Mediterraneo, culla di biodiversità, è dunque una risorsa preziosa per la comunità intera ma anche per gli amanti della buona tavola. Tuttavia, nonostante l’incredibile varietà di specie ittiche commestibili che lo abitano, circa 500, il consumo umano si concentra su un numero ristretto di pesci noti e pregiati che non supera il 4%.

Questo comportamento, frutto di abitudini consolidate e preferenze di mercato, causa un ipersfruttamento di alcune specie bersaglio mettendo a rischio l’equilibrio ecologico e la sostenibilità a lungo termine della pesca.

Pesci come la salpa, il ghiozzo, la boga, la menola, la musdea, la marmora, la triglia di fango, l’aguglia, lo sparo, senza considerare le numerose varietà di pesce azzurro, e molti altri, vengono trascurati o addirittura scartati come sottoprodotti della pesca. Essi sono solo alcuni esempi di specie che potrebbero arricchire le nostre tavole ma che spesso finiscono inutilizzate o destinate a trasformazioni industriali di basso valore.
Molte di queste specie potrebbero essere rivalutate nell’ambito di una pesca più sostenibile, sia per ridurre la pressione su specie molto sfruttate sia per promuovere una maggiore biodiversità sulle tavole valorizzandole come opportunità gastronomiche.

L’ipersfruttamento di alcune specie ha conseguenze gravi come oramai sappiamo, sia per l’ecosistema marino che per l’economia delle comunità di pescatori. La diminuzione delle popolazioni di pesci pregiati porta a squilibri negli ecosistemi, compromettendo la capacità del mare di rigenerarsi. Per i pescatori, l’eccessiva dipendenza da poche specie significa maggiore vulnerabilità economica di fronte ai cali di stock o alle fluttuazioni del mercato.

Per invertire questa tendenza e promuovere una pesca sostenibile, è fondamentale favorire il consumo di specie meno note attraverso una serie di interventi mirati come ad esempio:

  • Campagne di sensibilizzazione per far conoscere al pubblico le qualità nutritive e il sapore di specie meno utilizzate;
  • Promuovere ricette tradizionali o innovative che valorizzino queste specie, coinvolgendo chef e influencer gastronomici;
  • Creare incentivi per i pescatori che diversificano le catture e per i commercianti che offrono specie meno richieste;
  • Ridurre i costi di mercato per queste specie per renderle più accessibili ai consumatori.
  • Potenziare i mercati del pesce locale e promuovere il concetto di “appena pescato” per incoraggiare il consumo di specie locali e stagionali;
  • Sviluppare metodi per comunicare al consumatore il valore ambientale del consumo di specie meno note.

Promuovere il consumo di pesci meno noti, in realtà è stato, nel breve passato, non solo oggetto di discussione negli ambienti preposti ma in alcuni contesti ha trovato pratica applicazione. Per la verità, i risultati non sempre sono stati incoraggianti, vuoi per una certa resistenza al cambiamento da parte del consumatore ma anche per una reale mancanza di offerta e di un’informazione corretta ed esaustiva. Ciò si è tradotto in una percezione del consumatore, riguardo ai pesci meno noti, come inferiori in termini di qualità e di valori nutrizionali.

Ognuno di noi, dalle istituzioni ai pescatori, dai ristoratori ai consumatori, ha un ruolo da svolgere in questa transizione verso una pesca più sostenibile. La ricchezza del Mar Mediterraneo è nelle nostre mani: sta a noi valorizzarla e preservarla per le generazioni future.

Mar Mediterraneo: un mare di opportunità ignorate

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