Golfo Aranci, incontro sulle opportunità di investimento

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Domani, nella splendida Golfo Aranci, daremo vita al convegno dal tema “Investire nel futuro blu”. Un momento importante per mettere insieme istituzioni, imprese e organizzazioni del settore e guardare al futuro, tutti insieme.

Sarà un dibattito sulle opportunità e le sfide del settore, che vede i nostri operatori nella costituzione di un sistema di collaborazione per Golfo Aranci e la Sardegna.

«Per noi questo è un importante appuntamento, un’ottima occasione di incontro con il comparto per sviluppare reti e connessioni anche fra le eccellenze locali – le parole del presidente di Agripesca, Mario Serpillo – aprendo nuove vie sul fronte di finanziamenti e bandi. E’ una eccellente opportunità per tutto il settoreanche perché il futuro dell’acquacoltura sarda passa inevitabilmente dalla sostenibilità e dall’innovazione tecnologica

Tanti gli argomenti sul tavolo: soprattutto, le opportunità di finanziamento disponibili per le attività di pesca, attraverso i bandi e il mercato. Grazie alla presenza di esperti sarà possibile discutere l’importanza di finanziamenti che supportano pratiche sostenibili, sia economicamente sia ecologicamente; si affronteranno temi legati all’innovazione e alle tecnologie verdi.

Ma sarà fondamentale per il comparto, affrontare tematiche legate alla promozione e alla formazione professionale.

A conclusione degli interventi tecnici, ci sarà un attesissimo show cooking, per celebrare anche in maniera tangibile l’eccellenza dei nostri mari e delle nostre marinerie, e dare un’idea di come potrebbe essere la messa in pratica delle attività di marketing e di utilizzo delle risorse primarie di cui, fortunatamente, disponiamo.

L’incontro rientra nel programma dell’ultima annualità del PNT.

Rassegna stampa:

Canale di Sicilia, risorse ittiche al minimo: marinerie in stato di crisi

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Canale di Sicilia, risorse ittiche al minimo: marinerie in stato di crisi – La voce dei pescatori siciliani è diventata un grido che risuona tra i moli deserti e le reti vuote. A Lampedusa e Sciacca, due simboli della tradizione marinara del Mediterraneo, la pesca non è più garanzia di sostentamento. Nel Canale di Sicilia il pesce sta scomparendo e con esso il futuro di intere comunità che da generazioni vivono del mare.

Non si tratta di una crisi passeggera. I pescatori parlano chiaro: «Il pesce non c’è più». Non è solo un’impressione, ma la drammatica realtà confermata da settimane di uscite a vuoto, dove il carburante consumato vale più del pescato riportato a terra. Le cause sono molteplici e intrecciate in un quadro complesso. Il cambiamento climatico ha accelerato la tropicalizzazione del Mediterraneo, con temperature in costante aumento che alterano gli equilibri biologici e spingono molte specie a migrare verso acque più profonde o più fredde. A questo si aggiunge l’eredità di anni di sovrasfruttamento degli stock ittici e la persistente minaccia della pesca illegale nelle acque internazionali, dove controlli e regole sembrano non arrivare mai.

Totò Martello, presidente del Cogepa di Lampedusa, chiede con forza un fermo biologico lungo e retribuito, almeno sei mesi di pausa per consentire al mare di rigenerarsi. Una richiesta che si fa portavoce non solo delle marinerie pelagiche, ma di tutta la Sicilia e del Sud Italia. A Sciacca, la situazione non è diversa: le cooperative hanno proclamato lo stato di crisi e chiesto la dichiarazione di calamità naturale. Il gambero è sempre più raro, il pesce azzurro scompare, e la preoccupazione cresce ogni giorno che passa.

Questa crisi però non si misura soltanto in termini di mancate catture. È una crisi sociale, culturale ed economica. Le marinerie rischiano di svuotarsi, non solo di pesce, ma di uomini e donne che vivono di questo lavoro. Giovani che vedono svanire la prospettiva di continuare l’attività di famiglia, aziende dell’indotto che chiudono, economie locali che si impoveriscono.

Le soluzioni non possono più essere rinviate. Serve un intervento strutturale che unisca politiche di tutela ambientale a misure di sostegno concreto per i pescatori. Il fermo biologico deve essere parte di una strategia più ampia che comprenda il contrasto deciso alla pesca illegale, la cooperazione internazionale nel Mediterraneo e l’investimento in tecnologie per una pesca più selettiva e sostenibile. Allo stesso tempo, è necessario incentivare percorsi di diversificazione economica come l’ittiturismo o la trasformazione locale del pescato, per ridurre la dipendenza dallo sforzo di pesca diretto.

Il Canale di Sicilia, oggi, racconta una storia che non riguarda solo le marinerie di Lampedusa e Sciacca, ma tutto il Mediterraneo e l’idea stessa di sostenibilità nel settore ittico. Ignorare questo segnale significherebbe accettare che il mare diventi solo una distesa d’acqua senza vita. È il momento di ascoltare chi il mare lo conosce davvero e agire prima che sia troppo tardi.

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Pesca nordica e attrezzi sostenibili: il futuro è nella tracciabilità

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Pesca nordica e attrezzi sostenibili: il futuro è nella tracciabilità – Nelle acque fredde del Nord Europa, dove la pesca rappresenta da sempre una risorsa vitale, Groenlandia, Islanda, Isole Faroe e Norvegia stanno riscrivendo le regole della sostenibilità con un approccio innovativo alla gestione degli attrezzi da pesca a fine vita. Il recente rapporto pubblicato dal Consiglio dei ministri nordico fotografa un settore in evoluzione, dove l’economia circolare non è più un concetto astratto ma una necessità concreta per ridurre l’impatto ambientale e combattere la minaccia invisibile della pesca fantasma.

Le iniziative messe in campo raccontano di territori che, pur affrontando sfide logistiche e strutturali differenti, condividono l’obiettivo comune di trasformare un problema in opportunità. La Groenlandia, isolata geograficamente, ha saputo ottimizzare il trasporto degli attrezzi usati sfruttando i container vuoti, mentre Islanda e Isole Faroe hanno costruito reti locali per lo smantellamento, pur dovendo esportare i materiali da riciclare per mancanza di impianti adeguati. La Norvegia, invece, si conferma pioniera con l’obbligo di segnalazione delle apparecchiature perse e vere e proprie missioni di recupero che ogni anno riportano in superficie tonnellate di attrezzature abbandonate.

Tuttavia, il rapporto evidenzia una lacuna cruciale: l’assenza di un sistema completo di tracciabilità dall’acquisto allo smaltimento delle attrezzature. Senza questo collegamento continuo, prevenire lo smarrimento, incentivare il riciclo e ridurre i detriti marini rimane una corsa ad ostacoli. La soluzione passa attraverso tecnologie già disponibili, come la marcatura con QR code o tag RFID, che permetterebbero di identificare ogni singolo attrezzo, monitorarne il ciclo di vita e responsabilizzare i pescatori, creando un dialogo costante tra operatori e autorità.

Non si tratta solo di controllo, ma di costruire una cultura della sostenibilità che integri materiali alternativi, biodegradabili e facilmente smontabili, riducendo l’uso di componenti inquinanti come il dolly rope. Investire in impianti di riciclaggio locali e stabilire incentivi economici sono azioni indispensabili per rendere virtuoso un processo che oggi, per molti, è ancora un costo più che un’opportunità.

L’armonizzazione delle politiche tra i Paesi nordici potrebbe diventare il modello di riferimento globale per una gestione efficiente e sostenibile degli attrezzi da pesca. Un esempio concreto di come la cooperazione internazionale possa affrontare una delle problematiche più sottovalutate ma impattanti dell’industria ittica.

In un mondo sempre più attento alla salute degli oceani, la sfida lanciata dal Nord Europa non è solo tecnica, ma culturale ed economica.

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Duwo ottimizza il packaging ittico

Duwo ottimizza il packaging ittico

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Duwo ottimizza il packaging ittico – Nel settore ittico, la gestione degli imballaggi incide in modo determinante sia sull’efficienza logistica sia sull’impatto ambientale. Duwo affronta questa criticità attraverso un sistema di packaging basato su contenitori riutilizzabili, lavabili e integrati con tecnologie di tracciabilità. L’obiettivo consiste nell’eliminazione del polistirolo e nell’introduzione di soluzioni conformi ai principi dell’economia circolare.

Il sistema Duwo utilizza materiali ad alta resistenza meccanica, idonei al contatto alimentare e progettati per garantire durabilità nel ciclo di riutilizzo. Ogni unità di imballaggio è dotata di dispositivi IoT che assicurano il monitoraggio puntuale lungo tutta la filiera, consentendo la registrazione automatica dei passaggi logistici e delle operazioni di sanificazione. Questo approccio consente alle aziende di ottimizzare la rotazione degli imballaggi, ridurre i costi legati al consumo di materiali monouso e assicurare il rispetto degli standard di sicurezza alimentare.

L’eliminazione del polistirolo comporta una riduzione diretta delle emissioni associate alla produzione e allo smaltimento degli imballaggi tradizionali. La scelta di un sistema riutilizzabile si traduce in una diminuzione dei rifiuti plastici e in un miglioramento complessivo dell’impronta ambientale della filiera. Duwo allinea le proprie soluzioni alle normative europee in materia di sostenibilità, proponendo un modello operativo che integra efficienza industriale e responsabilità ambientale.

Il sistema sviluppato da Duwo si distingue per la capacità di integrarsi con le infrastrutture logistiche esistenti, senza richiedere modifiche strutturali ai processi aziendali. La tracciabilità avanzata supporta la gestione digitale delle movimentazioni, offrendo agli operatori uno strumento per il controllo dei flussi e per la verifica continua della conformità igienico-sanitaria.

Il risultato è una piattaforma tecnologica che supera il concetto tradizionale di imballaggio, trasformandolo in un asset gestionale strategico. I riconoscimenti ottenuti in ambito europeo confermano la solidità di un modello orientato alla transizione sostenibile della blue economy, a cui si aggiunge, per il secondo anno consecutivo, il conferimento del prestigioso Premio America Innovazione presso la Camera dei Deputati a Roma. Un ulteriore segnale di apprezzamento per Duwo e per la visione del suo Titolare e CEO, Dante Mele, che ha saputo tradurre l’innovazione tecnologica in un concreto strumento di sviluppo sostenibile per la filiera ittica..

Duwo si propone dunque come interlocutore per le imprese ittiche che intendono ridurre l’impatto ambientale delle proprie operazioni, migliorare la tracciabilità lungo la catena del freddo e adottare soluzioni conformi ai parametri ESG richiesti dai mercati e dalle istituzioni.

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L’UE spinge sulla protezione dell’Alto Mare

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L’UE spinge sulla protezione dell’Alto Mare – La Commissione Europea ha lanciato una proposta che potrebbe ridefinire il rapporto tra l’uomo e gli oceani: l’integrazione del Trattato sull’Alto Mare nel diritto dell’UE. Un’iniziativa che non riguarda solo le istituzioni, ma ogni settore legato al mare, dalla pesca all’acquacoltura, fino alla ricerca scientifica e alla sicurezza alimentare. Questo accordo internazionale, noto come “Biodiversity Beyond National Jurisdiction” (BBNJ), rappresenta una risposta concreta alle minacce che gravano su due terzi degli oceani mondiali, quei vasti spazi marini che sfuggono alla giurisdizione dei singoli Stati e che custodiscono risorse fondamentali per l’ecosistema e l’economia globale.

Firmato nel 2023 da 89 paesi, l’accordo punta a proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030, stabilendo un nuovo standard globale per la gestione sostenibile delle acque internazionali. L’Unione Europea, con la firma della Presidente Ursula von der Leyen, si è posta in prima linea per tradurre questi impegni in norme operative e concrete. La direttiva proposta non si limita a recepire il trattato, ma offre agli Stati membri strumenti chiari per preservare la biodiversità marina, regolamentare le attività economiche in alto mare e garantire una governance trasparente e partecipativa.

Tra gli aspetti più rilevanti, emerge l’istituzione di vaste aree marine protette e l’obbligo di valutazioni d’impatto ambientale prima di autorizzare qualsiasi attività nelle acque internazionali. Una misura che coinvolgerà inevitabilmente anche l’industria ittica e le pratiche di pesca lontano dalle coste, imponendo standard elevati di sostenibilità e responsabilità. Per i ricercatori europei, il trattato apre nuove opportunità nella condivisione delle risorse genetiche marine, assicurando che i benefici derivanti dalla biodiversità siano distribuiti equamente, in linea con gli obiettivi globali di equità e sviluppo scientifico.

Il settore della pesca e dell’acquacoltura si trova così di fronte a una doppia sfida: adattarsi a un quadro normativo più rigoroso e, allo stesso tempo, cogliere le opportunità di un mercato sempre più orientato alla sostenibilità. La proposta della Commissione semplifica i processi amministrativi, evitando oneri eccessivi, ma richiede un cambio di paradigma: non si tratta più solo di sfruttare il mare, ma di garantirne la sopravvivenza per le generazioni future.

Con l’obiettivo di ratificare l’accordo prima della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani prevista a Nizza nel giugno 2025, l’UE dimostra di voler essere protagonista di una svolta epocale nella gestione degli spazi marini globali. La tutela della biodiversità oltre la giurisdizione nazionale non è solo una questione ambientale, ma una scelta strategica per assicurare stabilità ecologica, economica e sociale in un mondo dove gli oceani restano la più grande risorsa condivisa.

In questo scenario, l’informazione e la consapevolezza giocano un ruolo cruciale. Settori come quello ittico devono prepararsi a dialogare con nuove regole e a trasformare la sostenibilità in valore aggiunto. Il futuro degli oceani non è più una questione distante: oggi si decide come navigheremo domani.

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Le sirene dei pescherecci italiani suoneranno in omaggio a Papa Francesco

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Le sirene dei pescherecci italiani suoneranno in omaggio a Papa Francesco – Il mondo della pesca italiana si stringe nel cordoglio per la scomparsa del Santo Padre. Papa Francesco ha sempre dimostrato una profonda vicinanza al settore, riconoscendo nei pescatori italiani non solo il valore professionale, ma anche quello umano e ambientale.

In numerose occasioni pubbliche, interviste e udienze, il Pontefice ha sottolineato il ruolo essenziale delle marinerie nella salvaguardia del mare e nella custodia delle tradizioni locali. Un impegno che lo stesso Papa Francesco ha ribadito anche nell’ultimo incontro con i rappresentanti del settore, lo scorso 23 novembre 2024, affermando: «Siete custodi del mare, esempio di solidarietà e visione per il futuro».

Per rendere omaggio alla sua memoria e al suo messaggio, sabato 26 aprile alle ore 9:45, i pescherecci italiani suoneranno in contemporanea le sirene dei pescherecci in tutti i porti del Paese. Lo annunciano congiuntamente Federpesca, Alleanza delle Cooperative Italiane, Coldiretti Pesca, Fai CISL, Flai CGIL e Uila Pesca.

Le sirene dei pescherecci italiani suoneranno in omaggio a Papa Francesco

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