Golfo Aranci, incontro sulle opportunità di investimento

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Domani, nella splendida Golfo Aranci, daremo vita al convegno dal tema “Investire nel futuro blu”. Un momento importante per mettere insieme istituzioni, imprese e organizzazioni del settore e guardare al futuro, tutti insieme.

Sarà un dibattito sulle opportunità e le sfide del settore, che vede i nostri operatori nella costituzione di un sistema di collaborazione per Golfo Aranci e la Sardegna.

«Per noi questo è un importante appuntamento, un’ottima occasione di incontro con il comparto per sviluppare reti e connessioni anche fra le eccellenze locali – le parole del presidente di Agripesca, Mario Serpillo – aprendo nuove vie sul fronte di finanziamenti e bandi. E’ una eccellente opportunità per tutto il settoreanche perché il futuro dell’acquacoltura sarda passa inevitabilmente dalla sostenibilità e dall’innovazione tecnologica

Tanti gli argomenti sul tavolo: soprattutto, le opportunità di finanziamento disponibili per le attività di pesca, attraverso i bandi e il mercato. Grazie alla presenza di esperti sarà possibile discutere l’importanza di finanziamenti che supportano pratiche sostenibili, sia economicamente sia ecologicamente; si affronteranno temi legati all’innovazione e alle tecnologie verdi.

Ma sarà fondamentale per il comparto, affrontare tematiche legate alla promozione e alla formazione professionale.

A conclusione degli interventi tecnici, ci sarà un attesissimo show cooking, per celebrare anche in maniera tangibile l’eccellenza dei nostri mari e delle nostre marinerie, e dare un’idea di come potrebbe essere la messa in pratica delle attività di marketing e di utilizzo delle risorse primarie di cui, fortunatamente, disponiamo.

L’incontro rientra nel programma dell’ultima annualità del PNT.

Rassegna stampa:

Tajani e La Pietra all’inaugurazione della nuova sede nazionale di AIC

Tajani e La Pietra all’inaugurazione della nuova sede nazionale di AIC

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Si è svolta giovedì a Roma l’inaugurazione della nuova prestigiosa sede della Direzione generale AIC (Associazione Italiana Coltivatori) e degli enti della rete con la partecipazione al taglio del nastro: del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani; del Vice Segretario generale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Marco Villani; del Sottosegretario all’Agricoltura Patrizio La Pietra; del Presidente della Commissione Industria e Agricoltura del Senato Luca De Carlo; del Presidente della Commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto; della Presidente della Commissione sulle Condizioni di lavoro in Italia e sugli infortuni della Camera Chiara Gribaudo; di numerosi parlamentari e rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni del mondo produttivo tra i quali l’On. Alfonso Pecorario Scanio Pres. Fondazione Univerde, l’On. Alessandro Colucci, l’On. Raffaele Nevi, il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, il Presidente del Consiglio della Regione Lazio Antonio Aurigemma, l’Assessore all’Agricoltura Reg. Calabria Gianluca Gallo, il Presidente di ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) Livio Proietti, il Direttore di AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) Fabio Vitale, il Presidente di Eurispes Gian Maria Fara.

“Questa sede nasce per rendere più efficace la nostra azione a sostegno delle imprese agricole e delle comunità rurali, dando continuità a un percorso che unisce competenze, responsabilità pubblica e capacità di elaborazione”, ha dichiarato commosso dalla presenza di oltre 200 dirigenti territoriali e onorato dalle autorità il Presidente AIC, Giuseppino Santoianni.

Non ha voluto far mancare il suo augurio il Vice Presidente esecutivo per la Coesione e le riforme della Commissione europea Raffaele Fitto che ha inviato un videomessaggio con il quale, sottolineando il valore dell’AIC e il ruolo dell’agricoltura nell’agenda politica ha dichiarato: “L’AIC è un’organizzazione con una storia lunga e preziosa e l’agricoltura è e continuerà ad essere un settore strategico per questa Commissione. Abbiamo voluto cambiare approccio in modo netto, invertire la prospettiva e riportare gli agricoltori al centro dell’azione europea come alleati indispensabili delle sfide che abbiamo davanti. La Commissione ha approvato un pacchetto di semplificazione per rendere la PAC più flessibile e meno burocratica e ha avviato la strategia per le nuove generazioni, perché il futuro del settore dipende dalla capacità di attrarre giovani, competenze ed energie”.

Il Ministro Tajani ha dichiarato nel corso dell’evento: “Le organizzazioni come l’AIC che rappresentano il mondo agricolo, le consideriamo un interlocutore privilegiato, perché noi siamo responsabili, come Ministero degli Esteri, anche del commercio internazionale, quindi promuoviamo tutto ciò che riguarda l’export, ma anche il saper fare del nostro sistema imprenditoriale agricolo. Confrontarci con le organizzazioni agricole diventa per noi sempre più importante; infatti, anche nella riforma del Ministero degli Esteri appena presentata, ci sarà una Direzione Generale della Crescita, quale punto di riferimento di tutte le imprese che operano al di là dei confini nazionali. La vostra nuova sede non è solo uno spazio fisico, è un segnale di vitalità e di impegno crescente verso il futuro del mondo agricolo e per voi la mia porta è sempre aperta per un dialogo costruttivo, continuo e concreto”.

Il Sottosegretario Patrizio La Pietra, nel suo intervento, ha evidenziato il valore dell’associazionismo come infrastruttura sociale per le politiche pubbliche sottolineando che: “Le Associazioni sono interlocutori essenziali per la crescita del settore e il Governo è particolarmente attento alle realtà associative, perché tramite esse possiamo avere stimoli, contatti con la base e individuare strategie future. Quanto al settore della pesca che sta vivendo un momento di crisi strutturale, bisogna riconoscere che non è stato mai attenzionato adeguatamente e oggi vive una fase di forte criticità, quindi basta tagli indiscriminati delle giornate di pesca senza supporti scientifici certi perché i pescatori sono custodi del mare e rappresentano identità e comunità. Il lavoro che stiamo facendo in Europa è possibile anche grazie al supporto delle associazioni di categoria senza un preventivo e chiaro confronto per poter prevedere risposte adeguate”.

Nel corso dell’iniziativa il Presidente AIC Santoianni ha richiamato l’attenzione sulle prospettive della PAC e sulle difficoltà del comparto cerealicolo: “Se la revisione della PAC dovesse andare in una direzione penalizzante per le imprese, il rischio è quello della scomparsa di molte aziende. Già oggi si registrano segnali preoccupanti, con produttori, in particolare in Molise, che valutano di non seminare perché producono a costi elevati e competono con grano importato a prezzi bassissimi. Dobbiamo decidere se puntare sulla qualità e sulla sicurezza alimentare o accettare prodotti di provenienza incerta. Serve preservare la nostra produzione nazionale ed evitare che il mercato venga saturato da arrivi massicci senza adeguati controlli. Non tutelare le filiere significa non tutelare i cittadini”.

In chiusura Santoianni ha ribadito l’impegno dell’Associazione: “Le imprese agricole e della piccola pesca affrontano sfide complesse tra volatilità dei prezzi, accesso al credito, burocrazia, concorrenza sleale, cambiamenti climatici. AIC vuole contribuire a costruire risposte tangibili che mettano al centro le persone e i territori. La nostra ambizione è portare ai tavoli istituzionali una visione del settore che valorizzi lavoro dignitoso, qualità delle produzioni, sostenibilità ambientale e centralità delle filiere locali”.

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Scognamiglio: burocrati sindacali nemici dei pescatori, come i burocrati Ue

Scognamiglio: burocrati sindacali nemici dei pescatori, come i burocrati Ue

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“Registriamo con disappunto l’indegna gazzarra messa in scena da sigle sindacali e di categoria del comparto pesca contro l’Unci AgroAlimentare, per aver richiesto e ottenuto dal Ministero, in virtù della straordinaria situazione che stanno vivendo i lavoratori e le imprese del settore, dopo un lungo periodo forzato di fermo, una deroga alle limitazioni delle attività nei giorni festivi del 25 e del 26 dicembre, insieme ai sabato e le domeniche del mese, per gli operatori che ritenessero utile uscire in mare anche in quelle date, al fine di recuperare ulteriori risorse economiche”.

Ad affermarlo è Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare

“È paradossale – continua il rappresentante dell’associazione del mondo cooperativistico – che mentre ci si spende contro la linea dell’Unione europea che penalizza i pescatori, impedendogli di svolgere il proprio lavoro, con l’ imposizione di stringenti limitazioni ed il blocco delle attività, e mentre gli operatori protestano perché gli sia consentito andare in mare con criteri che tengano conto anche della sostenibilità economica e occupazionale, per un settore in grande difficoltà, siano proprio i rappresentanti di queste stesse sigle a contestare chi, facendo proprie le esigenze e le istanze di tanti addetti, riesce a cogliere l’opportunità per una differente calendarizzazione per la pesca con strumenti trainati, non solo per il 25, 26 dicembre e per il 6 gennaio, ma in generale per i giorni di sabato e domenica del mese di dicembre, così come consentito dal decreto del marzo 2025, i cui criteri sono stati da tutti condivisi.
I burocrati di queste organizzazioni sindacali e di categoria, non certo i loro iscritti, dimostrano dunque grande ipocrisia nei propri atteggiamenti, anche perché si contesta il provvedimento emesso dalla Direzione generale della Pesca, proprio in nome della “corretta gestione dello sforzo di pesca”, dimostrando la stessa prepotenza e ottusità dei burocrati di Bruxelles.

Così facendo in realtà mostrano la propria falsa coscienza e la pretesa di imporre le regole del gioco, a piacimento, insieme alla propria primazia – atteggiamento tutt’altro che democratico – non sorretta nemmeno da numeri e norme. Ma soprattutto in questo modo vanno platealmente contro i lavoratori, contro i pescatori, confermando di avere a cuore unicamente il proprio orticello.

A chi contesta poi che così si minerebbe la ‘sacralità’ di importanti giorni festivi, non solo sottolineiamo da cattolici la nostra attenzione per questi giorni, ma ricordiamo il passo evangelico di Luca, in cui Gesù chiede ai Farisei se non sia lecito svolgere attività importanti anche nei giorni festivi o la parabola in cui ammonisce scribi e Farisei definendoli “sepolcri imbiancati”, per la loro ipocrisia e iniquità mascherata.

Allo stesso tempo, il nostro spirito laico ci fa tenere in gran conto anche la dignità, il valore etico, la sacralità insieme all’utilità pratica del lavoro, ancor più da fautori della cooperazione e del mutualismo. Non a caso, la festa di San Giuseppe Lavoratore è il Primo maggio. D’altra parte, tutti considerano assolutamente normale che numerose categorie, non solo sanità, forze dell’ordine e vigili del fuoco, ma anche trasporti, servizi, informazione, lavorino in giorni festivi, comprese le cosiddette feste comandate, per le necessità e i bisogni della comunità. Occorrerebbe quindi maggiore coerenza”.

“Chi ha pretestuosamente messo in atto questa inutile e vergognosa aggressione – conclude Scognamiglio – nei confronti di Unci AgroAlimentare, delle nostre cooperative e dei pescatori, chiedendo l’annullamento del provvedimento, si assume la responsabilità di aver creato un clima di rottura in un momento delicato e importante per il settore. A costoro consigliamo di impiegare le energie per cause migliori, anche perché l’opinione pubblica e i lavoratori fortunatamente hanno la memoria lunga e non dimenticano i silenzi e i balbettii, nelle vertenze anche di tantissime altre categorie, registrati nel passato, soprattutto quando di fronte c’erano governi amici o controparti che sapevano come promuovere e imporre i propri interessi”.

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“Pesca e acquacoltura come l’agricoltura”: la posizione EBCD ed EU Seafood Alliance

“Pesca e acquacoltura come l’agricoltura”: la posizione EBCD ed EU Seafood Alliance

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L’EBCD e l’EU Seafood Alliance (Europêche, EAPO, FEAP e Seafood Europe) hanno incontrato Costas Kadis, Commissario per la pesca e gli oceani, per discutere le loro priorità comuni per il futuro del consumo di alimenti acquatici nell’Unione europea.

Con la Vision 2040 per la pesca e l’acquacoltura ora inclusa nel programma di lavoro 2026 della Commissione europea, le parti interessate stanno intensificando la loro richiesta di un piano d’azione UE per gli alimenti blu pienamente integrato nella Vision ( proposta delle parti interessate ). La proposta ha già ricevuto un forte sostegno da diverse istituzioni e organizzazioni, tra cui il Comitato economico e sociale europeo, membri del Parlamento europeo e numerosi consigli consultivi.

Le parti interessate hanno sottolineato che la pesca e l’acquacoltura devono essere trattate come l’agricoltura, ovvero come fornitori strategici di cibo, direttamente collegati ai sistemi alimentari, alla sicurezza alimentare e alla sovranità alimentare. Questa è l’aspettativa per la prossima Visione 2040.

A tal fine, il gruppo ha proposto di collaborare strettamente con i servizi del Commissario Kadis per sviluppare congiuntamente il Piano d’azione per gli alimenti blu attraverso un approccio realmente dal basso. Come primo passo, il gruppo sottolinea la necessità di istituire una piattaforma UE per gli alimenti blu, supportata da un sostegno istituzionale e finanziario per promuovere iniziative di sostenibilità e promuovere la ricerca, l’innovazione e gli investimenti sostenibili.

I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di un migliore coordinamento all’interno della Commissione, sottolineando che il tema “Blue Foods” interagisce con molteplici ambiti politici: l’uso sostenibile delle risorse della pesca e dell’acquacoltura, gli affari marittimi, la salute, il commercio e l’ambiente. Evitare la frammentazione del passato sarà essenziale per realizzare una Visione coerente e adeguata al futuro.

È stato ribadito il valore unico, fondamentale e ampiamente riconosciuto, degli alimenti acquatici come “superalimenti della natura”, una realtà che deve essere attivamente sostenuta e integrata in tutti gli ambiti politici pertinenti. L’eccezionale densità di nutrienti, la bassa impronta di carbonio e la produzione in stretta connessione con un ecosistema acquatico sano sottolineano perché gli alimenti blu siano sia una risorsa per la salute pubblica che una soluzione climatica, sostenendo al contempo l’occupazione, l’attività economica e la resilienza delle comunità costiere e rurali in tutta Europa. Hanno avvertito che la pesca e l’acquacoltura non devono essere lasciate indietro nella rivoluzione di semplificazione e competitività che la Commissione sta promuovendo.

Il gruppo di portatori di interesse continuerà la sua attività di sensibilizzazione, incontrando i commissari, le istituzioni dell’UE e altri partner per garantire che il messaggio venga recepito chiaramente: l’Europa ha bisogno di un ambizioso piano d’azione per gli alimenti blu, integrato nella Vision 2040 per la pesca e l’acquacoltura.

 

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Whitefish Market Evolution: Molva and Brosme as Cod

Whitefish Market Evolution: Molva and Brosme as Cod

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For years, the whitefish supply chain has lived suspended between two mirror-image realities: on one side, the consolidated and reassuring tradition of cod; on the other, the growing awareness that relying almost exclusively on a single species is a vulnerability for the market, for the stocks, and for the sector’s ability to guarantee continuity to European consumers.
Between these two poles lies a complex landscape, shaped by biological dynamics that do not always bend to industry needs and by fluctuations in availability that force the sector to rethink its foundations.

For a long time, cod embodied stability. Its commercial history is tied to solid supply chains, predictable volumes, and a constant presence in wholesale markets and on retail shelves. European consumer habits were shaped around its unmistakable profile: white flesh, delicate flavor, reliable yield.
But the market, as often happens, evolves faster than its certainties.

Over the past decade, the system has begun to show subtle but evident tensions. Fluctuating availability, rising international competition, and growing sensitivity toward sustainability have revealed just how fragile a model based on a single cornerstone species can be. Demand has not diminished; on the contrary, it has grown. And the entire supply chain has begun to question how to navigate a future where stability can no longer be taken for granted.

It is within this context that a seemingly simple yet deeply transformative element enters the scene: the Italian regulatory decision to officially extend the term “cod” to Molva molva and Brosme brosme.
A regulation that, in itself, does not rewrite the market overnight but changes the framework within which the market can move.
And at times, it is precisely the framework that determines the direction.

Molva and Brosme are neither emerging species nor new discoveries. They are well-known to industry professionals, who have always recognized their biological and gastronomic proximity to traditional cod. Their difference lies not in their nature but in their visibility: for decades they remained in the background, despite possessing all the qualities necessary to assume a more central role.

Their inclusion in the “cod” category restores their commercial dignity and gives the whitefish sector something far more valuable than a mere increase in supply: a concrete opportunity to redesign the concept of whitefish.

Diversifying does not mean breaking with tradition; it means reinforcing it.
Molva and Brosme offer white, compact flesh, clean flavor, and characteristics naturally suited to industrial processing and modern distribution. They guarantee excellent fillet yield, respond well to processing, and deliver consistently high quality.
In other words, they embody what the whitefish market has always demanded: reliability.

And yet, to emerge, they needed formal recognition. Regulation has finally provided it.
But the rule, as often happens, did not appear in a vacuum: it arrived after someone had already begun shaping the path.

In this case, that path leads directly to Unifrigo Gadus.

For years, the company has worked based on a simple yet counter-current conviction: the future of whitefish cannot remain imprisoned by inertia. The market needs credible alternatives, coherent with what the industry requires and aligned with what consumers recognize as quality.
For Unifrigo Gadus, Molva and Brosme have never been “secondary species” or fallback options. They have long been — and are now more than ever — a strategic element for protecting supply chain stability, reducing dependence on cyclical fluctuations, and building a more balanced relationship between demand and availability.

The fact that regulation recognizes them as cod merely formalizes an identity that was already evident: these are whitefish fully aligned with the gastronomic and industrial profile the market knows and values.
And this recognition offers an additional advantage: it allows operators to communicate more transparently, reducing ambiguity and helping consumers navigate choices with greater clarity.

Seen from a broader perspective, the impact of this regulation becomes even more significant.
It is not only about labeling; it is about giving the entire supply chain room to breathe.
About not being trapped in dependence on a single species.
About building a future in which stability is no longer a coincidence but the result of strategic choices.

The contribution of Unifrigo Gadus to this process does not lie in following a change — but in anticipating it. The company believed in whitefish diversification before it became a necessity, investing in products, communication, and supply chain culture at a time when the topic seemed secondary.
Today, that vision proves essential.

Molva and Brosme, now officially recognized as cod, represent a new chapter in the history of whitefish.
A chapter that does not erase tradition but expands it; does not break a cycle but opens a new one; does not replace a protagonist but adds two more, capable of bringing balance to a sector for which stability is vital.

The regulation has provided the vocabulary.
Now it is up to the market to use it to build a stronger future, and to companies like Unifrigo Gadus to continue turning that future into industrial reality.

For more insights on the future of Italian fisheries and the blue economy, follow ongoing coverage and analysis on Pesceinrete.

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La nuova classificazione del merluzzo: dentro anche Molva e Brosme

La nuova classificazione del merluzzo: dentro anche Molva e Brosme

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Da anni la filiera del pesce bianco vive sospesa fra due immagini speculari: da un lato la tradizione, consolidata e rassicurante, del merluzzo; dall’altro, la crescente consapevolezza che affidarsi quasi esclusivamente a una sola specie rappresenti una vulnerabilità per il mercato, per gli stock e per la stessa capacità del settore di offrire continuità ai consumatori europei.
Nel mezzo, una realtà complessa, fatta di dinamiche biologiche che non sempre si piegano alle esigenze dell’industria e di oscillazioni di disponibilità che impongono nuove riflessioni.

Per molto tempo il merluzzo ha impersonato la stabilità. La sua storia commerciale è legata a filiere solide, a volumi prevedibili, a una presenza costante nei mercati all’ingrosso e sugli scaffali della distribuzione moderna. Le abitudini dei consumatori europei si sono modellate su quel profilo inconfondibile: carne bianca, sapore delicato, resa affidabile.
Ma il mercato, come spesso accade, si evolve più rapidamente delle sue certezze.
Nel corso dell’ultimo decennio, il sistema ha iniziato a mostrare tensioni sottili ma evidenti. Le oscillazioni nelle disponibilità, la crescente competizione internazionale e la sensibilità crescente verso la sostenibilità hanno rivelato quanto fragile possa essere un modello basato su una specie cardine. La domanda non si è ridotta; al contrario, si è ampliata, e la filiera ha cominciato a interrogarsi su come affrontare un futuro in cui la stabilità non può più essere data per scontata.

È in questo contesto che entra in scena un elemento apparentemente semplice ma profondamente trasformativo: la decisione normativa italiana di estendere ufficialmente la denominazione “merluzzo” a Molva molva e Brosme brosme.
Una norma che, di per sé, non riscrive il mercato da un giorno all’altro, ma modifica la cornice entro cui il mercato stesso può muoversi.
E a volte, è proprio la cornice a determinare la direzione.

Molva e Brosme non sono specie emergenti né nuove scoperte. Sono pesci ben conosciuti agli addetti ai lavori, che da sempre ne riconoscono la vicinanza — biologica e gastronomica — al merluzzo tradizionale. La differenza non è nella loro natura, bensì nella loro visibilità: per decenni sono rimasti sullo sfondo, pur possedendo tutte le caratteristiche necessarie per assumere un ruolo più centrale.

La loro inclusione nella categoria “merluzzo” restituisce loro dignità commerciale e offre alla filiera qualcosa che oggi vale più del semplice aumento dell’offerta: una possibilità concreta di ridisegnare il concetto stesso di pesce bianco.

Diversificare non significa spezzare una tradizione; significa renderla più solida.
Molva e Brosme portano con sé carni bianche, compatte, pulite nel gusto, naturalmente predisposte alla trasformazione industriale e alla distribuzione moderna. Sono specie che garantiscono una buona resa in filetti, che reagiscono bene ai processi di lavorazione e che presentano una costanza qualitativa elevata.
Sono, in altre parole, ciò che il mercato del pesce bianco chiede da sempre: affidabilità.

Eppure, per emergere, avevano bisogno di un riconoscimento formale. La normativa lo ha finalmente fornito.
Ma la norma, come spesso accade, non arriva nel vuoto: arriva dopo che qualcuno ha già iniziato a tracciare un percorso.
In questo caso, quel percorso porta il nome di Unifrigo Gadus.

L’azienda ha lavorato per anni su una convinzione semplice ma controcorrente: il futuro del pesce bianco non può essere prigioniero dell’inerzia. Servono alternative credibili, coerenti, in linea con ciò che l’industria richiede e con ciò che i consumatori riconoscono come qualità.
Molva e Brosme, per Unifrigo Gadus, non sono mai state “specie secondarie” o “ripieghi”. Sono state — e oggi lo sono ancor di più — un tassello strategico per proteggere la stabilità della filiera, ridurre la dipendenza da oscillazioni cicliche e costruire un equilibrio più armonico tra domanda e disponibilità.

Il fatto che la normativa le riconosca come merluzzo non fa che formalizzare un’identità già evidente: si tratta di pesci bianchi pienamente allineati al profilo gastronomico e industriale che il mercato conosce e apprezza.
E questo riconoscimento offre un vantaggio aggiuntivo: consente agli operatori di comunicare in modo più trasparente, riducendo l’ambiguità e permettendo ai consumatori di orientarsi con maggiore chiarezza.

Se si osserva attentamente il quadro generale, l’impatto della norma appare ancora più significativo.
Non riguarda solo l’etichettatura: riguarda la possibilità, per l’intera filiera, di respirare.
Di non trovarsi intrappolata nella dipendenza da una sola specie.
Di costruire un futuro in cui la stabilità non sia una coincidenza, ma il risultato di scelte consapevoli.

Il contributo di Unifrigo Gadus in questo processo non consiste nel cavalcare un cambiamento, ma nell’averlo anticipato. L’azienda ha creduto nella diversificazione del pesce bianco prima che diventasse una necessità, ha lavorato sui prodotti, sulla comunicazione e sulla cultura di filiera in un momento in cui l’argomento sembrava secondario.
Oggi, quella visione si rivela centrale.

Molva e Brosme, diventati ufficialmente merluzzi, rappresentano una nuova pagina nella storia del pesce bianco.
Una pagina che non cancella la tradizione, ma la estende; non interrompe un ciclo, ma ne apre uno nuovo; non sostituisce un protagonista, ma ne affianca altri due, capaci di portare equilibrio in un settore che della stabilità ha un bisogno vitale.

La normativa ha fornito il linguaggio.
Ora spetta al mercato usarlo per costruire un futuro più solido, e a realtà come Unifrigo Gadus il compito — già avviato — di trasformarlo in realtà industriale.

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