Golfo Aranci, incontro sulle opportunità di investimento

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Domani, nella splendida Golfo Aranci, daremo vita al convegno dal tema “Investire nel futuro blu”. Un momento importante per mettere insieme istituzioni, imprese e organizzazioni del settore e guardare al futuro, tutti insieme.

Sarà un dibattito sulle opportunità e le sfide del settore, che vede i nostri operatori nella costituzione di un sistema di collaborazione per Golfo Aranci e la Sardegna.

«Per noi questo è un importante appuntamento, un’ottima occasione di incontro con il comparto per sviluppare reti e connessioni anche fra le eccellenze locali – le parole del presidente di Agripesca, Mario Serpillo – aprendo nuove vie sul fronte di finanziamenti e bandi. E’ una eccellente opportunità per tutto il settoreanche perché il futuro dell’acquacoltura sarda passa inevitabilmente dalla sostenibilità e dall’innovazione tecnologica

Tanti gli argomenti sul tavolo: soprattutto, le opportunità di finanziamento disponibili per le attività di pesca, attraverso i bandi e il mercato. Grazie alla presenza di esperti sarà possibile discutere l’importanza di finanziamenti che supportano pratiche sostenibili, sia economicamente sia ecologicamente; si affronteranno temi legati all’innovazione e alle tecnologie verdi.

Ma sarà fondamentale per il comparto, affrontare tematiche legate alla promozione e alla formazione professionale.

A conclusione degli interventi tecnici, ci sarà un attesissimo show cooking, per celebrare anche in maniera tangibile l’eccellenza dei nostri mari e delle nostre marinerie, e dare un’idea di come potrebbe essere la messa in pratica delle attività di marketing e di utilizzo delle risorse primarie di cui, fortunatamente, disponiamo.

L’incontro rientra nel programma dell’ultima annualità del PNT.

Rassegna stampa:

“Pesca e acquacoltura come l’agricoltura”: la posizione EBCD ed EU Seafood Alliance

“Pesca e acquacoltura come l’agricoltura”: la posizione EBCD ed EU Seafood Alliance

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L’EBCD e l’EU Seafood Alliance (Europêche, EAPO, FEAP e Seafood Europe) hanno incontrato Costas Kadis, Commissario per la pesca e gli oceani, per discutere le loro priorità comuni per il futuro del consumo di alimenti acquatici nell’Unione europea.

Con la Vision 2040 per la pesca e l’acquacoltura ora inclusa nel programma di lavoro 2026 della Commissione europea, le parti interessate stanno intensificando la loro richiesta di un piano d’azione UE per gli alimenti blu pienamente integrato nella Vision ( proposta delle parti interessate ). La proposta ha già ricevuto un forte sostegno da diverse istituzioni e organizzazioni, tra cui il Comitato economico e sociale europeo, membri del Parlamento europeo e numerosi consigli consultivi.

Le parti interessate hanno sottolineato che la pesca e l’acquacoltura devono essere trattate come l’agricoltura, ovvero come fornitori strategici di cibo, direttamente collegati ai sistemi alimentari, alla sicurezza alimentare e alla sovranità alimentare. Questa è l’aspettativa per la prossima Visione 2040.

A tal fine, il gruppo ha proposto di collaborare strettamente con i servizi del Commissario Kadis per sviluppare congiuntamente il Piano d’azione per gli alimenti blu attraverso un approccio realmente dal basso. Come primo passo, il gruppo sottolinea la necessità di istituire una piattaforma UE per gli alimenti blu, supportata da un sostegno istituzionale e finanziario per promuovere iniziative di sostenibilità e promuovere la ricerca, l’innovazione e gli investimenti sostenibili.

I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di un migliore coordinamento all’interno della Commissione, sottolineando che il tema “Blue Foods” interagisce con molteplici ambiti politici: l’uso sostenibile delle risorse della pesca e dell’acquacoltura, gli affari marittimi, la salute, il commercio e l’ambiente. Evitare la frammentazione del passato sarà essenziale per realizzare una Visione coerente e adeguata al futuro.

È stato ribadito il valore unico, fondamentale e ampiamente riconosciuto, degli alimenti acquatici come “superalimenti della natura”, una realtà che deve essere attivamente sostenuta e integrata in tutti gli ambiti politici pertinenti. L’eccezionale densità di nutrienti, la bassa impronta di carbonio e la produzione in stretta connessione con un ecosistema acquatico sano sottolineano perché gli alimenti blu siano sia una risorsa per la salute pubblica che una soluzione climatica, sostenendo al contempo l’occupazione, l’attività economica e la resilienza delle comunità costiere e rurali in tutta Europa. Hanno avvertito che la pesca e l’acquacoltura non devono essere lasciate indietro nella rivoluzione di semplificazione e competitività che la Commissione sta promuovendo.

Il gruppo di portatori di interesse continuerà la sua attività di sensibilizzazione, incontrando i commissari, le istituzioni dell’UE e altri partner per garantire che il messaggio venga recepito chiaramente: l’Europa ha bisogno di un ambizioso piano d’azione per gli alimenti blu, integrato nella Vision 2040 per la pesca e l’acquacoltura.

 

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Whitefish Market Evolution: Molva and Brosme as Cod

Whitefish Market Evolution: Molva and Brosme as Cod

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For years, the whitefish supply chain has lived suspended between two mirror-image realities: on one side, the consolidated and reassuring tradition of cod; on the other, the growing awareness that relying almost exclusively on a single species is a vulnerability for the market, for the stocks, and for the sector’s ability to guarantee continuity to European consumers.
Between these two poles lies a complex landscape, shaped by biological dynamics that do not always bend to industry needs and by fluctuations in availability that force the sector to rethink its foundations.

For a long time, cod embodied stability. Its commercial history is tied to solid supply chains, predictable volumes, and a constant presence in wholesale markets and on retail shelves. European consumer habits were shaped around its unmistakable profile: white flesh, delicate flavor, reliable yield.
But the market, as often happens, evolves faster than its certainties.

Over the past decade, the system has begun to show subtle but evident tensions. Fluctuating availability, rising international competition, and growing sensitivity toward sustainability have revealed just how fragile a model based on a single cornerstone species can be. Demand has not diminished; on the contrary, it has grown. And the entire supply chain has begun to question how to navigate a future where stability can no longer be taken for granted.

It is within this context that a seemingly simple yet deeply transformative element enters the scene: the Italian regulatory decision to officially extend the term “cod” to Molva molva and Brosme brosme.
A regulation that, in itself, does not rewrite the market overnight but changes the framework within which the market can move.
And at times, it is precisely the framework that determines the direction.

Molva and Brosme are neither emerging species nor new discoveries. They are well-known to industry professionals, who have always recognized their biological and gastronomic proximity to traditional cod. Their difference lies not in their nature but in their visibility: for decades they remained in the background, despite possessing all the qualities necessary to assume a more central role.

Their inclusion in the “cod” category restores their commercial dignity and gives the whitefish sector something far more valuable than a mere increase in supply: a concrete opportunity to redesign the concept of whitefish.

Diversifying does not mean breaking with tradition; it means reinforcing it.
Molva and Brosme offer white, compact flesh, clean flavor, and characteristics naturally suited to industrial processing and modern distribution. They guarantee excellent fillet yield, respond well to processing, and deliver consistently high quality.
In other words, they embody what the whitefish market has always demanded: reliability.

And yet, to emerge, they needed formal recognition. Regulation has finally provided it.
But the rule, as often happens, did not appear in a vacuum: it arrived after someone had already begun shaping the path.

In this case, that path leads directly to Unifrigo Gadus.

For years, the company has worked based on a simple yet counter-current conviction: the future of whitefish cannot remain imprisoned by inertia. The market needs credible alternatives, coherent with what the industry requires and aligned with what consumers recognize as quality.
For Unifrigo Gadus, Molva and Brosme have never been “secondary species” or fallback options. They have long been — and are now more than ever — a strategic element for protecting supply chain stability, reducing dependence on cyclical fluctuations, and building a more balanced relationship between demand and availability.

The fact that regulation recognizes them as cod merely formalizes an identity that was already evident: these are whitefish fully aligned with the gastronomic and industrial profile the market knows and values.
And this recognition offers an additional advantage: it allows operators to communicate more transparently, reducing ambiguity and helping consumers navigate choices with greater clarity.

Seen from a broader perspective, the impact of this regulation becomes even more significant.
It is not only about labeling; it is about giving the entire supply chain room to breathe.
About not being trapped in dependence on a single species.
About building a future in which stability is no longer a coincidence but the result of strategic choices.

The contribution of Unifrigo Gadus to this process does not lie in following a change — but in anticipating it. The company believed in whitefish diversification before it became a necessity, investing in products, communication, and supply chain culture at a time when the topic seemed secondary.
Today, that vision proves essential.

Molva and Brosme, now officially recognized as cod, represent a new chapter in the history of whitefish.
A chapter that does not erase tradition but expands it; does not break a cycle but opens a new one; does not replace a protagonist but adds two more, capable of bringing balance to a sector for which stability is vital.

The regulation has provided the vocabulary.
Now it is up to the market to use it to build a stronger future, and to companies like Unifrigo Gadus to continue turning that future into industrial reality.

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La nuova classificazione del merluzzo: dentro anche Molva e Brosme

La nuova classificazione del merluzzo: dentro anche Molva e Brosme

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Da anni la filiera del pesce bianco vive sospesa fra due immagini speculari: da un lato la tradizione, consolidata e rassicurante, del merluzzo; dall’altro, la crescente consapevolezza che affidarsi quasi esclusivamente a una sola specie rappresenti una vulnerabilità per il mercato, per gli stock e per la stessa capacità del settore di offrire continuità ai consumatori europei.
Nel mezzo, una realtà complessa, fatta di dinamiche biologiche che non sempre si piegano alle esigenze dell’industria e di oscillazioni di disponibilità che impongono nuove riflessioni.

Per molto tempo il merluzzo ha impersonato la stabilità. La sua storia commerciale è legata a filiere solide, a volumi prevedibili, a una presenza costante nei mercati all’ingrosso e sugli scaffali della distribuzione moderna. Le abitudini dei consumatori europei si sono modellate su quel profilo inconfondibile: carne bianca, sapore delicato, resa affidabile.
Ma il mercato, come spesso accade, si evolve più rapidamente delle sue certezze.
Nel corso dell’ultimo decennio, il sistema ha iniziato a mostrare tensioni sottili ma evidenti. Le oscillazioni nelle disponibilità, la crescente competizione internazionale e la sensibilità crescente verso la sostenibilità hanno rivelato quanto fragile possa essere un modello basato su una specie cardine. La domanda non si è ridotta; al contrario, si è ampliata, e la filiera ha cominciato a interrogarsi su come affrontare un futuro in cui la stabilità non può più essere data per scontata.

È in questo contesto che entra in scena un elemento apparentemente semplice ma profondamente trasformativo: la decisione normativa italiana di estendere ufficialmente la denominazione “merluzzo” a Molva molva e Brosme brosme.
Una norma che, di per sé, non riscrive il mercato da un giorno all’altro, ma modifica la cornice entro cui il mercato stesso può muoversi.
E a volte, è proprio la cornice a determinare la direzione.

Molva e Brosme non sono specie emergenti né nuove scoperte. Sono pesci ben conosciuti agli addetti ai lavori, che da sempre ne riconoscono la vicinanza — biologica e gastronomica — al merluzzo tradizionale. La differenza non è nella loro natura, bensì nella loro visibilità: per decenni sono rimasti sullo sfondo, pur possedendo tutte le caratteristiche necessarie per assumere un ruolo più centrale.

La loro inclusione nella categoria “merluzzo” restituisce loro dignità commerciale e offre alla filiera qualcosa che oggi vale più del semplice aumento dell’offerta: una possibilità concreta di ridisegnare il concetto stesso di pesce bianco.

Diversificare non significa spezzare una tradizione; significa renderla più solida.
Molva e Brosme portano con sé carni bianche, compatte, pulite nel gusto, naturalmente predisposte alla trasformazione industriale e alla distribuzione moderna. Sono specie che garantiscono una buona resa in filetti, che reagiscono bene ai processi di lavorazione e che presentano una costanza qualitativa elevata.
Sono, in altre parole, ciò che il mercato del pesce bianco chiede da sempre: affidabilità.

Eppure, per emergere, avevano bisogno di un riconoscimento formale. La normativa lo ha finalmente fornito.
Ma la norma, come spesso accade, non arriva nel vuoto: arriva dopo che qualcuno ha già iniziato a tracciare un percorso.
In questo caso, quel percorso porta il nome di Unifrigo Gadus.

L’azienda ha lavorato per anni su una convinzione semplice ma controcorrente: il futuro del pesce bianco non può essere prigioniero dell’inerzia. Servono alternative credibili, coerenti, in linea con ciò che l’industria richiede e con ciò che i consumatori riconoscono come qualità.
Molva e Brosme, per Unifrigo Gadus, non sono mai state “specie secondarie” o “ripieghi”. Sono state — e oggi lo sono ancor di più — un tassello strategico per proteggere la stabilità della filiera, ridurre la dipendenza da oscillazioni cicliche e costruire un equilibrio più armonico tra domanda e disponibilità.

Il fatto che la normativa le riconosca come merluzzo non fa che formalizzare un’identità già evidente: si tratta di pesci bianchi pienamente allineati al profilo gastronomico e industriale che il mercato conosce e apprezza.
E questo riconoscimento offre un vantaggio aggiuntivo: consente agli operatori di comunicare in modo più trasparente, riducendo l’ambiguità e permettendo ai consumatori di orientarsi con maggiore chiarezza.

Se si osserva attentamente il quadro generale, l’impatto della norma appare ancora più significativo.
Non riguarda solo l’etichettatura: riguarda la possibilità, per l’intera filiera, di respirare.
Di non trovarsi intrappolata nella dipendenza da una sola specie.
Di costruire un futuro in cui la stabilità non sia una coincidenza, ma il risultato di scelte consapevoli.

Il contributo di Unifrigo Gadus in questo processo non consiste nel cavalcare un cambiamento, ma nell’averlo anticipato. L’azienda ha creduto nella diversificazione del pesce bianco prima che diventasse una necessità, ha lavorato sui prodotti, sulla comunicazione e sulla cultura di filiera in un momento in cui l’argomento sembrava secondario.
Oggi, quella visione si rivela centrale.

Molva e Brosme, diventati ufficialmente merluzzi, rappresentano una nuova pagina nella storia del pesce bianco.
Una pagina che non cancella la tradizione, ma la estende; non interrompe un ciclo, ma ne apre uno nuovo; non sostituisce un protagonista, ma ne affianca altri due, capaci di portare equilibrio in un settore che della stabilità ha un bisogno vitale.

La normativa ha fornito il linguaggio.
Ora spetta al mercato usarlo per costruire un futuro più solido, e a realtà come Unifrigo Gadus il compito — già avviato — di trasformarlo in realtà industriale.

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Adottata all’ONU la Giornata Internazionale della Dieta Mediterranea

Adottata all’ONU la Giornata Internazionale della Dieta Mediterranea

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La Giornata Internazionale della Dieta Mediterranea ONU, fissata per il 16 novembre, riconosce ufficialmente un modello alimentare in cui il pesce rappresenta un elemento cardine per valore nutrizionale e sostenibilità. Il negoziato sul testo della risoluzione si è concluso e il documento passerà ora all’adozione formale da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

L’annuncio è arrivato durante l’evento “Dieta Mediterranea: scienza, sostenibilità ed eredità culturale”, organizzato da Italia, Libano e Marocco al Palazzo di Vetro (New York). Il confronto ha ribadito come la Dieta Mediterranea sia un sistema alimentare completo che fonde salute, tradizione, biodiversità e uso responsabile delle risorse naturali. Un’impostazione che coinvolge direttamente il settore ittico, chiamato a fornire prodotti di qualità, sicuri e sostenibili in linea con i principi del modello mediterraneo.

La presenza dei rappresentanti permanenti di FAO e UNESCO, insieme a studiosi che hanno contribuito alla validazione scientifica della Dieta Mediterranea, ha confermato la dimensione internazionale del progetto. Centrale anche il ruolo delle Comunità Emblematiche coordinate dal Comune di Pollica, territorio simbolo delle ricerche di Ancel Keys e sede del Museo Vivente della Dieta Mediterranea.

Per il comparto ittico, la ricorrenza del 16 novembre diventa una piattaforma globale per valorizzare il pesce mediterraneo come alimento identitario, equilibrato e fondamentale per la salute pubblica. La Giornata potrà rafforzare le campagne in favore di un consumo consapevole, sostenere la promozione delle specie locali e dare visibilità alle pratiche di pesca sostenibile e alla gestione responsabile delle risorse marine.

L’iniziativa arriva in un contesto internazionale in cui la sostenibilità alimentare è una priorità strategica. La Dieta Mediterranea è riconosciuta dalla comunità scientifica come uno dei modelli più coerenti con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. In questo quadro, il pesce contribuisce con apporto proteico di alta qualità, basso impatto ambientale e forte legame con i territori costieri.

Il voto finale dell’Assemblea Generale offrirà alla Dieta Mediterranea una cornice istituzionale ancora più solida e riconoscibile. Per le imprese della pesca e dell’acquacoltura rappresenta un’occasione concreta per valorizzare prodotti, processi e territori all’interno di un discorso globale sulla sostenibilità.

 

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EU Fishing Limits 2026: AIC Pesca President’s Harsh Response

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“If Europe’s goal is to wipe out Italian fisheries, then it should have the courage to say so openly—and give us a government job, because with these measures we can no longer fish. We barely survive.”

With these harsh and provocative words, Natale Amoroso, President of AIC Pesca, responds to the European Commission’s proposals on fishing opportunities for 2026.

The new measures—which include a 64% reduction in trawling effort, a 25% cut for longlines, catch limits for deep-water shrimps and pelagic species, and additional restrictions in the Strait of Sicily and the Ionian Sea—represent, according to Amoroso, “a direct attack on the dignity and survival of the Italian fleet.”

“You cannot speak of sustainability while imposing cuts that make work impossible. It’s like asking a farmer to cultivate without land. If Europe truly wants the end of fishing, then give us a public contract and put us behind a desk. But don’t deceive us with the word ‘transition’ while taking the sea out from under our feet.”

Amoroso calls on Minister Lollobrigida for a clear and immediate stance:
“We cannot passively accept a proposal that is not only economically unsustainable but also socially devastating. Coastal communities risk emptying out, traditions risk disappearing, and fishermen risk becoming museum pieces.”

The AIC Pesca president says he is ready to join a European mobilization with French and Spanish colleagues:
“We need a strong response—a united front. We cannot allow Brussels to decide our future without listening to us. The Mediterranean is not a laboratory; it is our home.”

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