Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT

Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT

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Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT – Martedì 29 ottobre, le ONG BLOOM e Foodwatch hanno lanciato l’allarme sulla contaminazione sistemica del tonno con il mercurio, un potente neurotossico definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una delle dieci sostanze chimiche più preoccupanti per la salute pubblica, insieme all’arsenico e all’amianto. Questa comunicazione ha fatto seguito alle rivelazioni di BLOOM, pubblicate lo stesso giorno nel rapporto Toxic Tuna, su questa contaminazione e sui retroscena della produzione degli standard europei sul mercurio.

In seguito al comunicato stampa diffuso da ANCIT (Associazione Nazionale dei Conservieri Ittici e delle Tonnare) in reazione al rapporto sul tonno contaminato, BLOOM desidera rispondere punto per punto alle affermazioni più problematiche contenute in questo comunicato stampa, che distorcono e travisano alcuni dei contenuti della nostra ricerca e, così facendo, minimizzano la gravità dello scandalo di salute pubblica rivelato da BLOOM.

Innanzitutto, ANCIT afferma che “non c’è nessun rischio di non conformità da mercurio nel tonno in scatola commercializzato sul mercato italiano”. Parleremo della questione della non conformità nel prossimo paragrafo. Tuttavia, per quanto riguarda l’affermazione “sul mercato italiano”, riteniamo essenziale sottolineare che le analisi commissionate da BLOOM e realizzate da un laboratorio universitario specializzato su 148 scatole di tonno mostrano che il 100% del tonno in scatola è contaminato da mercurio, indipendentemente dalla specie, dalla zona di pesca o dal Paese in cui il tonno viene venduto.

Queste informazioni sono corroborate da numerosi comunicati stampa dell’industria del tonno (Petit Navire, FIAC, ecc.) che indicano che, secondo i loro controlli, il contenuto di mercurio del loro tonno è compreso tra 0,2 e 0,3 mg/kg (il che significa da due a tre volte di più per il tonno in scatola, che è più concentrato) – confermando così la presenza di mercurio in tutte le loro scatole.

I livelli di contaminazione riscontrati nelle lattine acquistate nei supermercati italiani non differivano significativamente da quelli analizzati in Francia, Regno Unito, Germania o Spagna. In totale, 5 delle 28 lattine analizzate in Italia superavano la soglia di 1mg/kg di mercurio per il tonno fresco, e nessuna era esente da contaminazione. Il consumo di una singola lattina da 100 grammi contaminata a 1 mg/kg causa il superamento certo della dose settimanale tollerabile definita dall’EFSA per le persone di meno di 70 kg.

Bisogna anche ricordare che i rischi associati all’esposizione al mercurio non sono tanto legati alla contaminazione acuta (consumo di una scatoletta di tonno con alti livelli di mercurio) quanto all’esposizione cronica al mercurio.

In secondo luogo, l’ANCIT afferma anche che “Il tonno in scatola sul mercato italiano, rispetta la legislazione dell’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare e per la possibile presenza del mercurio risponde ai requisiti di legge imposti dall’Unione Europea”. L’informazione più importante che emerge dalla nostra indagine è giustamente che gli attuali standard europei sono totalmente inadeguati e non permettono di minimizzare il rischio di contaminazione per i consumatori. Il tonno, il pesce più consumato in Europa, ha limiti di contaminazione accettati (1mg/Kg) tre volte superiori a quelli di altri pesci come l’aringa o il merluzzo (0,3mg/Kg). Questa deroga non è giustificata da ragioni sanitarie valide. Queste soglie sono definite utilizzando il metodo ALARA (as low as reasonably achievable), che prevede la definizione del limite massimo di contaminazione ad una soglia che abbia il minor impatto possibile sulle vendite. In genere, si utilizza un tasso di rifiuto del 5%: la salute pubblica può essere protetta finché il 95% dei prodotti coperti dallo standard può essere immesso sul mercato. Inoltre, questo limite massimo si applica al tonno fresco e non a quello in scatola, che è il più commercializzato. Tuttavia, durante il processo di lavorazione e inscatolamento, la concentrazione di mercurio può essere da due a tre volte superiore. Il tonno in scatola può quindi essere commercializzato con livelli massimi di mercurio nove volte superiori a quelli di sardine, merluzzo o aringhe.

In terzo luogo, il comunicato stampa di ANCIT sostiene anche che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) afferma che ” un consumo di pesce nel range di 2-4 porzioni settimanali fornisce benefici netti per la salute, indipendentemente dal rischio derivante dall’esposizione al metilmercurio “. Questa affermazione è falsa, in quanto l’EFSA raccomanda sì il consumo di 1-4 porzioni di pesce e altri prodotti ittici, ma suggerisce anche di limitare il consumo di specie ricche di metilmercurio, in particolare il tonno e altri pesci predatori, soprattutto nel caso di bambini e donne in gravidanza, al fine di prevenire gli effetti di questo contaminante sullo sviluppo neuronale. La nostra indagine rivela anche che la lobby del tonno ha montato un’intensa “fabbrica del dubbio” per evitare qualsiasi restrizione alle vendite di tonno. Questa “fabbrica del dubbio” si è basata sul principio beneficio-rischio: insistendo sui famosi benefici degli omega-3, i rappresentanti dell’industria del tonno si sono assicurati che i rischi generati dal metilmercurio, la forma più tossica di mercurio e anche quella maggiormente presente nel tonno, fossero dimenticati. Tuttavia, come ha riferito BLOOM nella sua indagine, i tonni utilizzati per le scatolette vendute in Europa provengono da specie poco ricche in omega-3. Sono in compenso ricche di metilmercurio. Quindi, affermare che è sano e sicuro mangiare pesce fino a 4 volte a settimana per giustificare il consumo frequente di tonno è uno sproposito che mette a rischio la salute dell’intera popolazione italiana, soprattutto quella di feti e bambini.

In quarto luogo, l’ANCIT sostiene anche che il selenio, un oligoelemento naturalmente presente nel tonno, è un antagonista del mercurio, che impedisce che questo contaminante venga assorbito dal corpo umano. Il selenio è il nuovo argomento faro dell’industria del tonno: secondo alcuni rappresentanti dell’industria, questo elemento contrasta gli effetti del metilmercurio. Ma non c’è consenso nella comunità scientifica su questa affermazione. Philippe Grandjean, Direttore del Dipartimento di Medicina Ambientale presso la University of Southern Denmark e Professore Associato presso la Harvard School of Public Health (USA), è una delle principali autorità mondiali sugli effetti neurotossici del mercurio. Spiega: “Abbiamo misurato il selenio nei nostri studi e non abbiamo trovato che riducesse la tossicità del mercurio. [Quindi non credo che abbiamo un buon approccio per prevenire la tossicità del mercurio. La soluzione migliore è evitarla”. (intervista con BLOOM del 16 ottobre 2024).

Per concludere, il comunicato stampa di ANCIT afferma che l’industria italiana del tonno in scatola privilegia “le specie di tonno (come il tonno pinna gialla e il tonnetto striato) che vivono in ambienti non inquinati, come gli oceani tropicali”. Ancora una volta, questa affermazione è fallace: non esistono regioni o bacini oceanici sicuri e privi di contaminazione, come è stato confermato anche da un recente studio scientifico indipendente. Il mercurio è per definizione altamente volatile: una volta emesso nell’atmosfera, si disperde in tutto il mondo e contamina l’intero oceano, dove viene trasformato dai batteri in metilmercurio, prima di entrare nella catena alimentare marina. È inoltre importante notare che anche il tonnetto striato, sebbene sia una specie di piccole dimensioni, ha mostrato livelli preoccupanti di mercurio. La contaminazione al metilmercurio nel tonno è riscontrata in tutti i bacini oceanici, tutti i produttori e tutte le specie, compreso il tonno pinna gialla e il tonnetto striato.

BLOOM chiede a tutti i giornali che possono aver diffuso le informazioni fuorvianti di ANCIT di concederci un diritto di replica / di rettificare le informazioni pubblicate al fine di proteggere la salute dei consumatori.

Per maggiori informazioni, consultate l’inchiesta Toxic Tuna di BLOOM.

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Ruolo delle comunità locali e partecipazione pubblica

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Ruolo delle comunità locali e partecipazione pubblica – Lo sviluppo di progetti di energia rinnovabile, come l’eolico offshore, non può prescindere dal coinvolgimento delle comunità locali. In Sicilia, una regione con una lunga tradizione marittima e una forte identità locale, il ruolo delle comunità costiere è fondamentale per il successo dei progetti di energia eolica offshore. Il coinvolgimento attivo delle popolazioni locali non solo può garantire una maggiore accettazione dei progetti, ma può anche creare opportunità economiche, educative e sociali per le comunità stesse.

 

L’importanza del consenso locale

Il consenso delle comunità locali è un elemento cruciale per il successo dei progetti di energia rinnovabile. La costruzione di parchi eolici offshore può generare preoccupazioni tra la popolazione, legate all’impatto visivo, alla possibile interferenza con le attività economiche tradizionali (come la pesca) e all’effetto sull’ambiente marino. Senza un dialogo aperto e trasparente, queste preoccupazioni possono trasformarsi in una forte opposizione ai progetti, rallentandone o addirittura bloccandone lo sviluppo.
In questo contesto, la partecipazione pubblica gioca un ruolo fondamentale. Coinvolgere le comunità locali fin dalle prime fasi di progettazione consente di creare un dialogo costruttivo e di affrontare le preoccupazioni in modo tempestivo. Le consultazioni pubbliche, i forum aperti e i processi partecipativi possono aiutare a costruire un consenso intorno ai benefici dell’eolico offshore, evidenziando i vantaggi ambientali, economici e sociali dei progetti.

Opportunità economiche per le comunità locali

Lo sviluppo dell’eolico offshore offre numerose opportunità economiche per le comunità locali. La costruzione, l’installazione e la manutenzione delle turbine offshore richiedono una forza lavoro qualificata, e questo può tradursi in nuove opportunità di occupazione per i residenti delle aree costiere. Le comunità locali possono beneficiare anche della creazione di nuove imprese che forniscono servizi correlati, come la logistica, la manutenzione o la fornitura di materiali.
Inoltre, l’energia eolica offshore può generare entrate fiscali per le amministrazioni locali, che possono essere reinvestite in servizi pubblici e infrastrutture per migliorare il benessere della popolazione. Le partnership pubblico-private possono contribuire a garantire che una parte dei profitti derivanti dai progetti eolici offshore venga reinvestita nelle comunità locali, attraverso la creazione di fondi per lo sviluppo comunitario o iniziative di formazione professionale.

Progetti educativi e sensibilizzazione ambientale

Un altro aspetto importante del coinvolgimento delle comunità locali riguarda l’educazione e la sensibilizzazione ambientale. I progetti di energia eolica offshore offrono un’opportunità unica per promuovere la consapevolezza sulle questioni ambientali e sui benefici delle energie rinnovabili. Le scuole, le università e i centri di formazione locali possono integrare nei loro programmi didattici tematiche legate all’eolico offshore, formando una nuova generazione di cittadini consapevoli e professionisti qualificati.
In particolare, le comunità costiere siciliane, che hanno una lunga storia di interazione con il mare, possono essere coinvolte in iniziative educative che sottolineano il valore della sostenibilità e della protezione dell’ambiente marino. La creazione di programmi di educazione ambientale per bambini e giovani potrebbe rafforzare il legame tra le comunità locali e il mare, promuovendo al contempo una maggiore accettazione dei progetti di energia eolica offshore.
Le visite guidate ai parchi eolici offshore o la creazione di centri didattici interattivi dedicati all’energia rinnovabile potrebbero diventare strumenti efficaci per sensibilizzare la popolazione e i turisti sui benefici ambientali ed economici dell’eolico offshore.

Il dialogo tra settori economici: pesca, turismo e energia

Il coinvolgimento delle comunità locali non può prescindere dal dialogo tra i diversi settori economici che operano nelle aree costiere. In particolare, il settore della pesca e quello del turismo rivestono un’importanza cruciale per l’economia siciliana, e lo sviluppo dell’eolico offshore deve essere compatibile con le esigenze di questi settori.
La pesca è una delle principali attività economiche delle comunità costiere siciliane, e qualsiasi progetto di sviluppo offshore deve tenere conto delle esigenze dei pescatori locali. Il dialogo tra gli sviluppatori dei progetti e i rappresentanti del settore ittico è essenziale per identificare soluzioni che consentano di minimizzare l’impatto delle turbine sulle aree di pesca. In alcuni casi, le aree intorno ai parchi eolici offshore possono essere designate come zone di pesca protetta, favorendo il ripopolamento ittico e creando nuove opportunità per i pescatori locali.
Anche il settore turistico può beneficiare dello sviluppo dell’eolico offshore. Sempre più turisti sono interessati a visitare destinazioni che dimostrano un impegno concreto per la sostenibilità ambientale. Le turbine eoliche offshore potrebbero essere percepite come un simbolo di innovazione e sostenibilità, attirando visitatori interessati a scoprire come la Sicilia sta contribuendo alla transizione energetica. Inoltre, le aree costiere attorno ai parchi eolici potrebbero essere valorizzate attraverso la creazione di percorsi turistici o attività ricreative, come escursioni in barca o snorkeling, che combinano l’esperienza turistica con l’educazione ambientale.

Il ruolo delle istituzioni locali nel garantire la partecipazione pubblica

Le istituzioni locali hanno un ruolo chiave nel garantire il successo della partecipazione pubblica nei progetti di eolico offshore. Le amministrazioni comunali e regionali devono essere proattive nel promuovere il dialogo tra le comunità locali e gli sviluppatori dei progetti, garantendo che i cittadini abbiano l’opportunità di esprimere le loro opinioni e di partecipare ai processi decisionali.
In particolare, le istituzioni locali possono facilitare la creazione di tavoli di confronto tra i diversi attori coinvolti, inclusi i rappresentanti del settore ittico, turistico e energetico. Questi tavoli di confronto possono diventare luoghi di dialogo e cooperazione, dove le parti possono discutere delle potenziali problematiche e identificare soluzioni condivise.
Le amministrazioni locali devono anche garantire che i benefici economici derivanti dallo sviluppo dell’eolico offshore siano equamente distribuiti tra le comunità. Questo può essere realizzato attraverso la creazione di fondi per lo sviluppo comunitario, che utilizzano una parte dei profitti generati dall’energia eolica per finanziare progetti locali, come la costruzione di infrastrutture, la creazione di centri educativi o il sostegno a iniziative di sviluppo economico sostenibile.

Promuovere una visione condivisa di sostenibilità

Uno degli obiettivi principali del coinvolgimento delle comunità locali deve essere la promozione di una visione condivisa di sostenibilità. L’eolico offshore rappresenta una straordinaria opportunità per dimostrare come l’innovazione tecnologica e la protezione dell’ambiente possano andare di pari passo. Le comunità locali possono essere partner attivi in questa transizione, contribuendo a definire strategie di sviluppo sostenibile che tengano conto delle specificità culturali, sociali ed economiche del territorio.
Le consultazioni pubbliche non devono limitarsi a fornire informazioni sui progetti, ma devono essere un’opportunità per raccogliere suggerimenti e proposte dalla popolazione. Le comunità locali possono offrire una prospettiva unica su come integrare l’eolico offshore con le attività tradizionali, contribuendo a rendere i progetti più inclusivi e sostenibili.

Il successo dello sviluppo dell’energia eolica offshore in Sicilia dipende in larga misura dal coinvolgimento delle comunità locali. Un dialogo aperto e trasparente, basato sulla partecipazione attiva delle popolazioni costiere, è essenziale per garantire una transizione energetica equa e sostenibile. Le comunità locali, se adeguatamente coinvolte, possono diventare protagoniste di questo processo, beneficiando delle opportunità economiche, educative e sociali offerte dall’eolico offshore. Con il giusto approccio, la Sicilia può trasformare l’energia eolica offshore in un motore di sviluppo sostenibile per le generazioni future.

Fonte: Offshore Wind Outlook 2019 – IEA​(IEA)
World Economic Forum – Offshore Wind and Communities​(World Economic Forum)

Ruolo delle comunità locali e partecipazione pubblica

Attraverso il bando regionale “Sicilia che Piace”, promosso dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Siciliana, In Rete SRL ha sviluppato il progetto “Eolico Offshore Sicilia: energia e sviluppo”, un’iniziativa articolata e innovativa che esplora l’energia rinnovabile, con un focus sull’eolico offshore in Sicilia. Questo progetto multidimensionale è strutturato per informare e sensibilizzare il pubblico sui vantaggi delle energie sostenibili, attraverso un approccio multimediale che integra articoli, documentari, e piattaforme online.

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Sfide e soluzioni per l’eolico offshore in Sicilia

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Sfide e soluzioni per l’eolico offshore in Sicilia – L’energia eolica offshore offre numerosi vantaggi, ma non è priva di sfide. Lo sviluppo di parchi eolici offshore richiede investimenti ingenti, infrastrutture avanzate e competenze tecniche specializzate. Inoltre, ci sono barriere normative, problematiche legate alla protezione dell’ambiente marino e possibili conflitti con altri settori economici, come la pesca o il turismo. Tuttavia, con il giusto approccio, queste sfide possono essere superate. La Sicilia, grazie alle sue risorse naturali e al supporto delle politiche pubbliche europee, è in una posizione privilegiata per affrontare questi ostacoli e sfruttare appieno il potenziale dell’eolico offshore.

 Investimenti iniziali e infrastrutture necessarie

Uno degli ostacoli principali allo sviluppo dell’eolico offshore è rappresentato dagli elevati costi di investimento iniziale. La costruzione di un parco eolico offshore richiede una quantità significativa di capitale, in quanto le turbine devono essere installate in mare aperto, con costi superiori rispetto agli impianti terrestri. A questi si aggiungono i costi di manutenzione, che, sebbene ridotti grazie all’automazione e all’innovazione tecnologica, restano più elevati rispetto a quelli delle turbine onshore.
Inoltre, la Sicilia deve affrontare sfide legate alle infrastrutture. Gli impianti eolici offshore richiedono porti adeguatamente attrezzati per gestire le operazioni di assemblaggio e trasporto delle turbine. Attualmente, molti porti siciliani non dispongono delle infrastrutture necessarie per supportare le operazioni su larga scala che caratterizzano l’eolico offshore. Questo richiede investimenti significativi per modernizzare i porti e adattarli alle esigenze di questo settore in crescita.
Tuttavia, esistono soluzioni a queste sfide. Le partnership pubblico-private possono giocare un ruolo cruciale nel garantire i finanziamenti necessari per lo sviluppo delle infrastrutture. Inoltre, la Sicilia può beneficiare dei fondi stanziati dall’Unione Europea nell’ambito del Green Deal europeo e del Next Generation EU, che destinano risorse significative allo sviluppo delle energie rinnovabili e delle infrastrutture sostenibili.

Barriere normative e iter autorizzativi complessi

Lo sviluppo di parchi eolici offshore è spesso rallentato da barriere normative e da processi autorizzativi complessi. In Italia, la regolamentazione relativa alle installazioni offshore è ancora frammentata e manca di una chiara definizione delle competenze tra governo centrale e autorità locali. Questo crea incertezza per gli investitori, che possono incontrare difficoltà nel navigare tra le normative locali, regionali e nazionali.
Inoltre, l’iter autorizzativo per l’installazione di un parco eolico offshore può richiedere anni, a causa della necessità di condurre studi di impatto ambientale, ottenere permessi di costruzione e coordinarsi con vari enti regolatori. Questi processi complessi possono scoraggiare gli investimenti e ritardare lo sviluppo del settore.
Per superare queste sfide, è essenziale che le autorità locali, regionali e nazionali collaborino per semplificare le normative e accelerare i processi autorizzativi. La creazione di sportelli unici per il rilascio delle autorizzazioni potrebbe facilitare il dialogo tra le aziende e le istituzioni, riducendo i tempi di approvazione dei progetti. Inoltre, il governo italiano potrebbe introdurre incentivi fiscali o agevolazioni per gli investitori che desiderano sviluppare progetti di eolico offshore, rendendo il settore più attraente e competitivo.

Sfide ambientali e protezione dell’ecosistema marino

Un’altra sfida significativa riguarda l’impatto ambientale dell’eolico offshore, in particolare sugli ecosistemi marini. L’installazione di turbine eoliche in mare aperto può interferire con la fauna marina, alterando gli habitat naturali e disturbando le rotte migratorie di pesci e mammiferi marini. Inoltre, le operazioni di costruzione possono provocare inquinamento acustico sottomarino, che può avere effetti negativi sulla vita marina.
Tuttavia, molte di queste preoccupazioni possono essere mitigate grazie all’adozione di tecnologie avanzate e di pratiche sostenibili. Le fondazioni galleggianti, ad esempio, riducono l’impatto sul fondale marino rispetto alle fondazioni fisse tradizionali. Inoltre, l’uso di sensori acustici per monitorare l’attività marina durante le fasi di costruzione e funzionamento può aiutare a prevenire danni alla fauna marina.
In alcuni casi, i parchi eolici offshore possono persino avere effetti positivi sugli ecosistemi marini. Le turbine offshore possono fungere da barriere artificiali che favoriscono lo sviluppo di nuove comunità marine, creando habitat per pesci e altre forme di vita marina. Alcuni studi hanno dimostrato che le zone intorno ai parchi eolici offshore possono diventare riserve protette non ufficiali, contribuendo alla biodiversità marina.

Conflitti con altri settori economici: pesca e turismo

Lo sviluppo dell’eolico offshore può entrare in conflitto con altri settori economici, come la pesca e il turismo. Le comunità di pescatori locali possono vedere nelle turbine offshore una minaccia alla loro attività, temendo che l’installazione di questi impianti possa ridurre l’accesso alle aree di pesca o disturbare le risorse ittiche. Anche il turismo, che è una delle principali fonti di reddito per la Sicilia, potrebbe risentire della percezione negativa dell’impatto visivo delle turbine.
Per affrontare questi conflitti, è fondamentale coinvolgere le comunità locali fin dalle prime fasi di sviluppo dei progetti. Le consultazioni pubbliche e i dialoghi con i pescatori e gli operatori turistici possono aiutare a trovare soluzioni che bilancino gli interessi di tutti gli attori coinvolti. Ad esempio, le aree intorno ai parchi eolici offshore potrebbero essere designate come zone di pesca protette, favorendo la crescita delle risorse ittiche e creando nuove opportunità per i pescatori locali.
Nel settore turistico, invece, è possibile promuovere il ruolo dell’eolico offshore come simbolo di sostenibilità ambientale. Molti turisti sono sempre più attratti da destinazioni che dimostrano un impegno per la sostenibilità, e la presenza di parchi eolici offshore potrebbe rafforzare l’immagine della Sicilia come meta eco-sostenibile.

Soluzioni tecnologiche e politiche pubbliche favorevoli

Le sfide legate allo sviluppo dell’eolico offshore non sono insormontabili. Le soluzioni tecnologiche stanno già emergendo per affrontare molte delle problematiche legate all’installazione e alla gestione degli impianti. Le turbine di nuova generazione, più grandi e più efficienti, stanno riducendo i costi per megawatt, rendendo l’eolico offshore sempre più competitivo. Le fondazioni galleggianti permettono di installare impianti in acque profonde, superando i limiti delle fondazioni tradizionali.
Anche le politiche pubbliche possono fare la differenza. Gli incentivi economici, come i sussidi per la costruzione di infrastrutture o le agevolazioni fiscali per gli investitori, possono stimolare la crescita del settore. A livello europeo, il Green Deal rappresenta un’opportunità unica per la Sicilia di accedere ai fondi necessari per sviluppare le infrastrutture eoliche offshore. Inoltre, la cooperazione tra il settore pubblico e privato è fondamentale per superare le barriere normative e attrarre gli investimenti necessari.

Lo sviluppo dell’eolico offshore in Sicilia presenta sfide significative, ma esistono soluzioni pratiche e tecnologiche che possono contribuire a superarle. Con il giusto supporto politico, la Sicilia ha l’opportunità di diventare un leader nel settore dell’energia eolica offshore, sfruttando le sue risorse naturali e contribuendo alla transizione energetica sostenibile dell’Italia. L’adozione di pratiche innovative, il coinvolgimento delle comunità locali e la creazione di partnership pubblico-private sono essenziali per garantire il successo di questo ambizioso progetto.

Fonte: IEA – Offshore Wind Technology​(IEA)
World Economic Forum – Offshore Wind Challenges​(World Economic Forum)

Sfide e soluzioni per l’eolico offshore in Sicilia

Attraverso il bando regionale “Sicilia che Piace”, promosso dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Siciliana, In Rete SRL ha sviluppato il progetto “Eolico Offshore Sicilia”, un’iniziativa articolata e innovativa che esplora l’energia rinnovabile, con un focus sull’eolico offshore in Sicilia. Questo progetto multidimensionale è strutturato per informare e sensibilizzare il pubblico sui vantaggi delle energie sostenibili, attraverso un approccio multimediale che integra articoli, documentari, e piattaforme online.

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Entro il 30 novembre è possibile presentare la candidatura per il STECF

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Entro il 30 novembre è possibile presentare la candidatura per il STECF – C’è tempo fino al 30 novembre per presentare la candidatura per diventare uno dei nuovi membri del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (STECF), l’organismo che offre alla Commissione europea consulenze scientifiche e socioeconomiche sulle politiche di pesca, acquacoltura e sugli aspetti correlati. I membri, che saranno nominati per un periodo di tre anni, contribuiranno con il loro supporto alla definizione delle proposte legislative e alla supervisione della politica comune della pesca (PCP).

La Commissione cerca professionisti con competenze a livello europeo o internazionale, incluse le regioni ultraperiferiche, in vari ambiti: dalla biologia marina applicata alla conservazione, all’approccio ecosistemico nella gestione della pesca, alla gestione di ecosistemi marini, aree protette e alla gestione delle catture accessorie di specie sensibili. Saranno particolarmente apprezzate le competenze tecniche nelle attrezzature di pesca, nell’acquisizione di dati scientifici utili alla PCP, nella valutazione dei piani di gestione a lungo termine, e nelle analisi economiche e sociali per i settori della pesca e dell’acquacoltura.

Gli interessati devono poter partecipare attivamente alle tre riunioni annuali del comitato, contribuendo alle discussioni, preparandosi in anticipo e rivedendo i documenti di lavoro. Qui tutte le informazioni.

Entro il 30 novembre è possibile presentare la candidatura per il STECF

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Unione di intenti per una pesca sostenibile: l’ELDFA si unisce a Europêche

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Unione di intenti per una pesca sostenibile: l’ELDFA si unisce a Europêche – Per un settore della pesca più forte e coeso, è fondamentale unire le voci e consolidare le esigenze comuni: una maggiore rappresentanza consente di ottenere risultati più incisivi nei tavoli decisionali europei e internazionali. In questo contesto, Europêche, l’organismo rappresentativo principale dell’industria della pesca dell’Unione Europea, annuncia con soddisfazione l’ingresso dell’Estonian Long Distance Fisheries Association (ELDFA) tra i suoi membri. L’ingresso è stato accolto con favore all’unanimità dall’Assemblea Generale di Europêche, segnando un passo importante per rafforzare la voce collettiva dei pescatori europei.

ELDFA rappresenta una delle organizzazioni più influenti della pesca estone, includendo molteplici interessi e aziende del settore. La sua attività si concentra principalmente su specie come il gambero settentrionale, il merluzzo atlantico e l’halibut della Groenlandia, in zone di pesca internazionali regolamentate dalla North Atlantic Fisheries Organization (NAFO) e dalla Northeast Atlantic Fisheries Commission (NEAFC). Le aree principali di operatività si trovano nel Mare di Barents e nelle acque vicine alla Groenlandia.

L’associazione estone si impegna per promuovere una pesca sostenibile e innovativa, migliorare la sicurezza in mare e combattere la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN). Aderendo a Europêche, l’Estonian LDFA mira a collaborare con altre organizzazioni europee per favorire lo sviluppo sostenibile e proteggere i diritti di pesca dell’UE.

L’adesione di ELDFA rappresenta un arricchimento per Europêche, che potrà beneficiare delle competenze e dell’esperienza dell’organizzazione nella pesca a lunga distanza nel Nord Atlantico. Con un approccio comune, l’industria della pesca europea sarà in grado di rafforzare la propria posizione e affrontare al meglio le sfide future, garantendo una gestione equa delle risorse ittiche e supportando le comunità costiere e i lavoratori del settore.

Unione di intenti per una pesca sostenibile: l’ELDFA si unisce a Europêche

 

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