Alghe. L’Europa investe in innovazione

 [[{“value”:”

Alghe. L’Europa investe in innovazione  – Il progetto I3-4-Seaweed rappresenta una delle più recenti iniziative europee per favorire lo sviluppo sostenibile del settore delle alghe marine. Con il coinvolgimento di partner provenienti da sei paesi europei – Portogallo, Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Irlanda e Germania – il progetto mira a stimolare l’innovazione e rispondere alle esigenze specifiche di ciascuna regione, contribuendo a potenziare l’economia blu.

Una risorsa rinnovabile per numerosi settori

La domanda di prodotti sostenibili continua a crescere a livello globale, e le alghe stanno emergendo come una delle risorse rinnovabili con maggiore potenziale. Oltre al loro ruolo nell’alimentazione, le alghe trovano applicazione nei settori della cosmetica, delle bioplastiche e persino in quello farmaceutico. Il progetto I3-4-Seaweed si propone di sviluppare questa risorsa in maniera sostenibile, creando nuove opportunità per i mercati europei.

I3-4-Seaweed si concentra su sei casi di investimento chiave che coprono una vasta gamma di innovazioni legate alle alghe. Tra i progetti principali, in Irlanda verranno sviluppati nuovi processi per l’estrazione di pigmenti dalle alghe, mentre in Belgio e nei Paesi Bassi si punta a portare sulle tavole dei consumatori nuovi prodotti alimentari a base di alghe.

In Spagna, il progetto svilupperà biostimolanti per favorire la crescita delle colture riducendo al minimo l’impatto ambientale. In Portogallo, invece, verranno promossi cosmetici sostenibili e introdotte nuove tecnologie di monitoraggio per ottimizzare le coltivazioni di alghe. Ogni iniziativa sarà supportata da un approccio collaborativo, che prevede il coinvolgimento di esperti e consulenti dei vari paesi partecipanti.

Il Submariner Network for Blue Growth, con sede a Berlino, è responsabile della comunicazione e della sensibilizzazione del progetto, nonché del coinvolgimento delle parti interessate. “L’adesione al consorzio I3-4-Seaweed rappresenta un passo significativo verso lo sviluppo delle nostre competenze nel settore delle alghe, dando al contempo un forte impulso agli investimenti nelle regioni europee”, ha dichiarato Angela Schultz-Zehden, direttore generale del Submariner Network.

Con un budget di 9 milioni di euro, di cui 6,8 milioni di euro finanziati dal Consiglio europeo per l’innovazione e dall’Agenzia esecutiva per le PMI dell’UE, il progetto I3-4-Seaweed offre una spinta considerevole al settore delle alghe. L’iniziativa supporta anche startup e PMI, le quali potranno accedere a finanziamenti fino a 60.000 euro ciascuna per sviluppare soluzioni sostenibili basate sulle alghe e affrontare le sfide del settore.

Sensibilizzazione e prove di mercato

Nonostante le alghe siano largamente utilizzate in alcune regioni, la loro adozione non è uniforme. Per questo motivo, il progetto lancerà campagne di sensibilizzazione regionali, mettendo in evidenza il potenziale dei prodotti a base di alghe. Le attività comprenderanno sessioni collaborative e casi di studio con leader del settore, per dimostrare l’efficacia e la versatilità delle alghe nei diversi contesti di mercato.

Alghe. L’Europa investe in innovazione 

 

L’articolo Alghe. L’Europa investe in innovazione proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

La crisi dei cantieri di costruzione di pescherecci in Italia e la necessità di delocalizzare

 [[{“value”:”

La crisi dei cantieri di costruzione di pescherecci in Italia e la necessità di delocalizzare – Nel nostro Paese vi è una lunga tradizione di cantieri navali adibiti alla costruzione di navi, da quelle militari, alle mercantili, al diporto, alla pesca.
Fra tutti spicca Fincantieri, azienda sotto il controllo di CDP (Cassa Depositi e Prestiti), che ne detiene circa l’80% del capitale, il resto è ad appannaggio del mercato indistinto.

Fiore all’occhiello dell’industria italiana nonostante il pauroso indebitamento, la Fincantieri grazie alle commesse militari ma anche di altra natura, probabilmente è l’unico cantiere che ancora oggi ha continuità e dove gli ordini sembrerebbero essere assicurate ancora per molti anni.
Lo stesso dicasi di cantieri da diporto, un’industria del lusso che resiste anche alle recessioni poiché chi ha i soldi non rinuncia al benessere anche in tempi di crisi.

Gli unici cantieri che sono davvero in difficolta nel nostro Paese sono quelli di costruzioni di pescherecci.
Anche qui una lunga tradizione di rinomati cantieri che hanno fatto la storia delle costruzioni di pescherecci di qualsiasi tonnellaggio.
Si parte dalla piccola pesca per finire a quella oceanica. Cantieri importanti come quelli sulla sponda adriatica, da Ancona, a Rovigo, a Civitanova marche, a Fano, ma anche nel Tirreno, Livorno, Gaeta. In Sicilia, a Palermo ma anche a Messina, Licata, Porto Empedocle, Mazara del Vallo e tanti altri.

Con la perdurante crisi della pesca molti dei cantieri hanno purtroppo dovuto chiudere i battenti ponendo fine ad una storia e soprattutto alla dispersione di maestranze formate in anni e anni di lavoro molte delle quali si sono dovute adattare a fare altro.

Quelli che resistono fanno affidamento ai soli lavori di manutenzione e quando finisce bene a qualche ammodernamento, mentre sempre più si sono convertiti (ma per quanto tempo?) a quello che l’esatto contrario della ragione per cui erano sorti, ovvero alle demolizioni.
Eh, sì proprio alle demolizioni.

La EU ha già definito da tempo la politica della pesca negli anni a venire, orientata alla riduzione dello sfruttamento per le ragioni oramai a tutti evidenti e pertanto gli unici finanziamenti che permette sono quelli legati alle dismissioni dei natanti ma che certamente da sole non garantiscono sostenibilità economica ai cantieri specializzati, a parte per l’esiguità dei pescherecci demoliti (finanziamenti irrilevanti, l’ultimo in Italia è stato di soli 75 milioni di euro per circa 2000 domande presentate, non riuscendo a soddisfare nemmeno il 10% della domanda) ma anche perché non sono attività che possono garantire continuità data l’eccezionalità della misura.

Che fare allora?
Alcuni intraprendenti imprenditori hanno pensato di delocalizzare in Paesi nei quali la pesca ha ancora un senso (Libia, Egitto, Algeria, Marocco, Eritrea, Tunisia) e soprattutto che non hanno limitazioni stringenti così come impone l’Europa, giusto o sbagliato che sia.

Con costi di mano d’opera molto più bassi e con meno limitazioni normative riescono ancora a produrre utili garantendo dei buoni prodotti.
La nuova frontiera di oggi è pertanto quella nordafricana.
Congratulazioni a chi ci ha creduto per prima e ha avuto il coraggio di investire.

La crisi dei cantieri di costruzione di pescherecci in Italia e la necessità di delocalizzare

L’articolo La crisi dei cantieri di costruzione di pescherecci in Italia e la necessità di delocalizzare proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Granchio blu: Lollobrigida incontra il commissario straordinario e le associazioni

 [[{“value”:”

Granchio blu: Lollobrigida incontra il commissario straordinario e le associazioni  – Lo scorso 30 orrobre, presso la Camera di Commercio di Ferrara, il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha incontrato il Commissario Straordinario per l’Emergenza Granchio blu, Enrico Caterino, insieme alle principali associazioni di categoria della pesca e dell’agricoltura. Presenti anche il Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Galeazzo Bignami, il Senatore Alberto Balboni e il Vicesindaco di Ferrara, Alessandro Balboni.
Per affrontare l’emergenza, il Governo ha stanziato 2,9 milioni di euro per la cattura e smaltimento del granchio blu e ulteriori 37 milioni per supportare le aziende danneggiate: 10 milioni iniziali dal Fondo filiere, a cui si sono aggiunti altri 15 milioni e 12 milioni dal DL Agricoltura.

“Questa emergenza ci ha imposto di intervenire con tempestività e determinazione per salvaguardare un settore importante della nostra economia,” ha affermato il Ministro Lollobrigida. “Il granchio blu ha compromesso interi ecosistemi e minacciato il lavoro di tanti operatori dell’acquacoltura. Grazie a questi fondi, copriamo integralmente le richieste delle imprese danneggiate, assicurando il massimo sostegno a chi, con impegno e professionalità, affronta le sfide di questa emergenza. Un ringraziamento al Commissario Enrico Caterino per essersi attivato prontamente sin dalla sua nomina per garantire un’azione costante in risposta all’emergenza.”

Granchio blu: Lollobrigida incontra il commissario straordinario e le associazioni

L’emergenza del granchio blu in Italia sta causando gravi danni al settore ittico, specialmente in Veneto e Emilia-Romagna. Il commissario straordinario Enrico Caterino, come raccontato a Pesceinrete, ha avviato un piano nazionale per coordinare le iniziative, superando la frammentazione regionale. Il piano prevede misure immediate e a lungo termine, con il supporto di fondi governativi e l’interesse commerciale internazionale per il granchio. Caterino punta a un modello replicabile in tutto il paese e sta esplorando soluzioni come la valorizzazione commerciale e l’introduzione di predatori naturali.

L’articolo Granchio blu: Lollobrigida incontra il commissario straordinario e le associazioni proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

La Commissione propone opportunità di pesca 2025 per Atlantico, Kattegat e Skagerrak

 [[{“value”:”

La Commissione propone opportunità di pesca 2025 per Atlantico, Kattegat e Skagerrak – La Commissione Europea ha presentato la proposta per i limiti di cattura (TAC) del 2025, che riguardano dieci stock ittici nelle acque dell’Atlantico, Kattegat e Skagerrak, gestiti esclusivamente dall’UE. Questa proposta, basata su dati scientifici forniti dal Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (ICES), si propone di assicurare la sostenibilità a lungo termine degli stock ittici europei.

Limiti di cattura per il 2025 e obiettivi di Massima Sostenibilità (MSY)

Seguendo le raccomandazioni dell’ICES, la Commissione ha stabilito i limiti di cattura per otto stock in linea con l’obiettivo di Massima Sostenibilità (MSY). L’MSY rappresenta la quantità massima di pesce che può essere prelevata senza compromettere la rigenerazione e la produttività futura dello stock. In aggiunta, per uno stock è stato proposto un TAC di cattura accessoria superiore al MSY, per permettere il proseguimento della pesca mista. Il numero di TAC per il 2025 è inferiore rispetto all’anno precedente grazie all’introduzione dei TAC pluriennali, con alcuni stock già definiti dai Paesi membri a fine 2023.

Aumento dei limiti di cattura e protezione per alcune specie

Per il 2025, la Commissione ha proposto un aumento dei limiti di cattura per cinque specie: rana pescatrice, rombo e sugarello nelle acque iberiche atlantiche, scampo nel Golfo di Biscaglia e nel Mar Cantabrico, e sogliola comune nel Golfo di Biscaglia.

Per il nasello nelle acque iberiche atlantiche, è stato proposto di mantenere il TAC del 2024 di 17.445 tonnellate, posizionandolo tra il valore di riferimento MSY (15.105 tonnellate) e il limite superiore del MSY (20.404 tonnellate). Il nasello è una specie limitante nelle attività di pesca mista, poiché viene catturato incidentalmente con altre specie. Questa proposta cerca di trovare un equilibrio tra la protezione del nasello a lungo termine e la possibilità per i pescatori di operare.

Anche per la sogliola nello Skagerrak-Kattegat e nel Mar Baltico occidentale, la Commissione propone di sospendere la pesca mirata, stabilendo un TAC di cattura accessoria per le attività rivolte allo scampo. Secondo le previsioni ICES, questa misura contribuirà a stabilizzare la biomassa della sogliola, pur non permettendo di raggiungere il MSY.

Misureprecauzionali per specie in condizioni critiche

In linea con l’approccio precauzionale dell’ICES, la Commissione propone TAC pluriennali a basso livello per alcune specie in condizioni critiche, come il granatiere nella zona di Skagerrak-Kattegat, per il quale sono consigliati zero catture per il 2025 e il 2026.

Per quanto riguarda l’anguilla europea, specie in stato critico, la Commissione propone di mantenere le misure di protezione esistenti, inclusa una chiusura obbligatoria della pesca di sei mesi e il divieto di pesca ricreativa nelle acque marine e salmastre del Nord-Est Atlantico.

Consultazioni in corso e prospettive future

Le proposte della Commissione saranno aggiornate dopo le consultazioni in corso con Norvegia e Regno Unito e sulla base delle decisioni delle organizzazioni di gestione della pesca regionale. Al momento, dodici stock sono ancora in attesa di una consulenza scientifica e sono stati segnalati nella proposta come ‘pro memoria’, inclusi l’acciuga nel Golfo di Biscaglia, il merluzzo nel Kattegat e altri stock critici.

Il Consiglio discuterà la proposta della Commissione il 9 e 10 dicembre, stabilendo le opportunità di pesca per il 2025, e in alcuni casi anche per il 2026. Il regolamento entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio 2025.

La Commissione propone opportunità di pesca 2025 per Atlantico, Kattegat e Skagerrak

 

 

L’articolo La Commissione propone opportunità di pesca 2025 per Atlantico, Kattegat e Skagerrak proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Sicurezza energetica grazie all’eolico offshore

 [[{“value”:”

Sicurezza energetica grazie all’eolico offshore – La sicurezza energetica è un aspetto fondamentale per garantire la stabilità economica e sociale di una regione o di un paese. In un contesto internazionale caratterizzato da frequenti tensioni geopolitiche e da una crescente domanda energetica, la Sicilia ha l’opportunità di rafforzare la propria autonomia energetica grazie all’eolico offshore. Questa tecnologia non solo può contribuire a ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, ma può anche garantire una fonte costante, pulita e rinnovabile di energia.

L’attuale scenario energetico della Sicilia

Attualmente, la Sicilia, come gran parte dell’Italia, dipende ancora in larga misura dall’importazione di combustibili fossili per soddisfare la propria domanda energetica. Secondo i dati del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), la Sicilia produce una quota significativa della propria elettricità da fonti rinnovabili, principalmente attraverso impianti fotovoltaici e idroelettrici. Tuttavia, una parte rilevante dell’energia elettrica proviene da centrali termoelettriche alimentate a gas naturale e, in misura minore, da impianti a carbone.
Questa dipendenza da fonti di energia fossile esposte alle fluttuazioni di prezzo e alle crisi geopolitiche rende la sicurezza energetica della Sicilia vulnerabile. Le importazioni di gas naturale, che provengono principalmente dalla Russia, dall’Algeria e da altri paesi, sono soggette a interruzioni causate da conflitti, sanzioni o crisi internazionali. Un altro fattore che rende precaria la situazione è l’aumento del prezzo dei combustibili fossili, un problema che si è acutizzato con la crisi energetica globale degli ultimi anni.

Contributo dell’eolico offshore alla sicurezza energetica

L’eolico offshore può giocare un ruolo determinante nel rafforzare la sicurezza energetica della Sicilia. Una delle caratteristiche più significative di questa tecnologia è la sua capacità di produrre energia localmente, riducendo così la dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio. Le turbine eoliche offshore sfruttano una risorsa naturale abbondante e disponibile in loco: il vento. In Sicilia, grazie alla posizione geografica dell’isola, le risorse eoliche marine sono particolarmente favorevoli. Le correnti di vento sono costanti e forti, permettendo una produzione energetica continua e affidabile.
A differenza delle fonti energetiche tradizionali, l’eolico offshore non è soggetto alle fluttuazioni dei prezzi dei combustibili fossili e non dipende da fattori esterni come le crisi geopolitiche. Questo permette alla Sicilia di stabilizzare i costi energetici a lungo termine, proteggendo i consumatori e le imprese da aumenti imprevisti dei prezzi.
Inoltre, l’eolico offshore offre una continuità di produzione energetica anche in condizioni meteorologiche avverse. Mentre le centrali fotovoltaiche e idroelettriche possono essere influenzate dalla mancanza di sole o dalla scarsità di acqua, le turbine eoliche offshore possono continuare a produrre energia anche durante le ore notturne o in caso di maltempo, garantendo una maggiore stabilità alla rete elettrica regionale.

L’eolico offshore come soluzione per la decentralizzazione della produzione energetica

Uno degli obiettivi strategici per rafforzare la sicurezza energetica di una regione è la decentralizzazione della produzione energetica. Questo significa ridurre la dipendenza da poche grandi centrali di produzione, che possono essere vulnerabili a guasti o attacchi, e promuovere un sistema energetico più distribuito e resiliente. L’eolico offshore si inserisce perfettamente in questa logica.
La possibilità di installare parchi eolici offshore in diverse aree marine intorno alla Sicilia permette di creare una rete diffusa di produzione energetica. Questa rete riduce il rischio di blackout o interruzioni dell’energia, poiché la produzione non è concentrata in un unico sito. Inoltre, l’eolico offshore può essere integrato con altre fonti di energia rinnovabile, come il fotovoltaico o l’idroelettrico, creando un sistema energetico ibrido capace di soddisfare il fabbisogno regionale in modo più efficiente e stabile.
In questo contesto, è importante sottolineare come l’eolico offshore possa anche contribuire a migliorare la resilienza della rete elettrica. La produzione energetica distribuita, infatti, riduce la pressione sulle infrastrutture di trasmissione e distribuzione, abbassando il rischio di sovraccarichi o interruzioni. In caso di guasti in un punto della rete, l’energia può essere fornita da altre fonti rinnovabili distribuite lungo il territorio.

L’eolico offshore e l’indipendenza energetica della Sicilia

Un altro aspetto cruciale legato alla sicurezza energetica è l’indipendenza energetica, cioè la capacità di una regione o di un paese di produrre autonomamente l’energia necessaria per soddisfare la propria domanda. Attualmente, la Sicilia non è autosufficiente dal punto di vista energetico e dipende fortemente dalle importazioni di gas naturale. Questa situazione espone la regione a numerosi rischi, tra cui l’aumento dei prezzi del gas e le interruzioni nelle forniture.
L’energia eolica offshore può rappresentare una soluzione per ridurre questa dipendenza e avvicinare la Sicilia all’indipendenza energetica. Il Mar Mediterraneo offre un potenziale enorme per lo sviluppo di parchi eolici offshore. Le turbine eoliche possono essere installate in diverse aree, sfruttando al meglio le risorse eoliche disponibili e generando energia sufficiente non solo per soddisfare il fabbisogno locale, ma anche per esportare l’elettricità verso altre regioni italiane o paesi europei.
Questa capacità di esportare energia potrebbe trasformare la Sicilia in un vero e proprio hub energetico del Mediterraneo, aumentando la sua rilevanza strategica a livello internazionale e favorendo l’integrazione con il mercato energetico europeo.

La riduzione della vulnerabilità ai rischi geopolitici

Un elemento chiave nella valutazione della sicurezza energetica è la vulnerabilità ai rischi geopolitici. La dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio espone la Sicilia, e più in generale l’Italia, ai rischi legati alle instabilità politiche nei paesi fornitori. Le crisi energetiche, come quelle che si sono verificate a seguito delle tensioni tra Russia e Ucraina, hanno dimostrato quanto sia pericoloso per i paesi europei dipendere da forniture estere di combustibili fossili.
L’eolico offshore può contribuire a ridurre questa vulnerabilità, offrendo una fonte di energia locale e indipendente. L’energia prodotta dalle turbine eoliche offshore non dipende dalle dinamiche politiche internazionali o dalle fluttuazioni del mercato globale del petrolio e del gas. Questo significa che la Sicilia potrebbe garantirsi una maggiore stabilità e prevedibilità nella produzione di energia, riducendo l’impatto delle crisi internazionali.
Inoltre, l’indipendenza energetica che l’eolico offshore potrebbe garantire alla Sicilia migliorerebbe anche la sicurezza nazionale dell’Italia. Un paese che produce la propria energia in modo sostenibile e indipendente è meno vulnerabile a pressioni esterne e ha maggiori margini di manovra nelle negoziazioni internazionali.

Contributo dell’eolico offshore alla diversificazione del mix energetico

Un altro fattore importante per garantire la sicurezza energetica è la diversificazione del mix energetico. Dipendere da una sola fonte di energia, come i combustibili fossili, aumenta i rischi in caso di interruzioni o crisi di approvvigionamento. Al contrario, un mix energetico diversificato, che includa una varietà di fonti di energia rinnovabile, aumenta la resilienza del sistema energetico.
L’eolico offshore rappresenta una componente fondamentale di questo mix diversificato. In combinazione con altre fonti rinnovabili, come il solare e l’idroelettrico, l’energia eolica offshore può contribuire a creare un sistema energetico più robusto e meno vulnerabile a shock esterni. L’eolico offshore è particolarmente vantaggioso per la Sicilia, poiché può compensare le fluttuazioni della produzione fotovoltaica, che è influenzata dalle condizioni meteorologiche, come la copertura nuvolosa o le ore di sole.
Inoltre, l’integrazione dell’eolico offshore con sistemi di accumulo energetico, come le batterie o le tecnologie di stoccaggio dell’energia idroelettrica, potrebbe migliorare ulteriormente la stabilità e la sicurezza del sistema energetico siciliano, garantendo una fornitura costante di energia anche nei periodi di picco della domanda.

Eolico offshore e sovranità energetica

L’eolico offshore offre anche l’opportunità di rafforzare la sovranità energetica della Sicilia. La sovranità energetica si riferisce alla capacità di una regione di controllare e gestire autonomamente le proprie risorse energetiche, senza dipendere da attori esterni. Lo sviluppo di una filiera industriale legata all’eolico offshore in Sicilia potrebbe generare una rete locale di competenze e tecnologie, rafforzando la capacità dell’isola di produrre, mantenere e gestire autonomamente i propri impianti energetici.
Questa autonomia avrebbe ricadute positive non solo in termini di sicurezza energetica, ma anche economici e sociali, creando posti di lavoro e stimolando l’innovazione tecnologica locale. Con il giusto supporto politico e finanziario, la Sicilia potrebbe diventare un modello di sovranità energetica, contribuendo a ridurre la dipendenza dell’Italia dalle importazioni di energia.

In conclusione, l’eolico offshore rappresenta una soluzione strategica per migliorare la sicurezza energetica della Sicilia. Grazie alla produzione locale di energia rinnovabile, la regione può ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili e dalle importazioni di energia, proteggendosi dalle fluttuazioni di prezzo e dalle crisi geopolitiche. Inoltre, l’eolico offshore può contribuire alla decentralizzazione della produzione energetica, alla diversificazione del mix energetico e al rafforzamento della sovranità energetica della Sicilia.
Con una pianificazione adeguata e investimenti strategici, la Sicilia ha l’opportunità di diventare un leader nel settore dell’energia eolica offshore, garantendo una fornitura energetica sicura, stabile e sostenibile per le generazioni future.

Fonte: IEA – Offshore Wind Energy Analysis​(IEA)

Attraverso il bando regionale “Sicilia che Piace”, promosso dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Siciliana, In Rete SRL ha sviluppato il progetto “Eolico Offshore Sicilia”, un’iniziativa articolata e innovativa che esplora l’energia rinnovabile, con un focus sull’eolico offshore in Sicilia. Questo progetto multidimensionale è strutturato per informare e sensibilizzare il pubblico sui vantaggi delle energie sostenibili, attraverso un approccio multimediale che integra articoli, documentari, e piattaforme online.

Sicurezza energetica grazie all’eolico offshore

L’articolo Sicurezza energetica grazie all’eolico offshore proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Pagina 14 di 1422

Made with & by Matacotti Design

Privacy & Cookie Policy