Conferenza IFFO: il ruolo dell’industria degli ingredienti marini

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Conferenza IFFO: il ruolo dell’industria degli ingredienti marini – Si è tenuta, come da programma, lo scorso mercoledì la conferenza annuale organizzata dalla Marine Ingredients Organization (IFFO). 530 delegati provenienti da 43 paesi si sono incontrati a Lisbona per confrontarsi e analizzare opportunità e sfide nella catena del valore degli ingredienti marini.
Quattro sessioni di lavoro in tre giornate: due dedicate alle dinamiche di mercato e altre due all’analisi delle strategie future.

Toccati temi centrali per l’industria degli ingredienti per mangimi. Particolare attenzione è stata posta alla domanda e offerta di ingredienti marini e alle prospettive dell’industria oltre i tradizionali prodotti come farina e olio di pesce. Un focus di rilievo è stato riservato al tema degli ingredienti marini nella promozione della salute umana.

Petter Johannessen, direttore generale dell’IFFO, ha dichiarato: “Tutti riconosciamo che un mangime di qualità è alla base di un cibo di qualità. Questo comporta una grande responsabilità, che include la necessità di misurare con precisione l’impatto ambientale e sociale delle nostre attività”.

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Il fallimento delle regolamentazioni UE: ridurre la pesca non salverà i mari

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Il fallimento delle regolamentazioni UE: ridurre la pesca non salverà i mari – Una regola sulla quale sembrerebbe non sia possibile derogare è che il piano di ripristino di un habitat marino non può prescindere da una interruzione totale dello sfruttamento dello stesso per un periodo almeno pari al suo rinnovamento.

Gli effetti delle leggi e i dei regolamenti emanati dalla UE riguardo la riduzione dello sforzo di pesca di fatto non risolvono e allungano a tempo indefinito il sudetto periodo di ripristino. Ciò avviene perché, continuando ad esercitare l’attività della pesca, anche se si cerca di bilanciarla con misure di gestione sostenibile, non si elimina lo sfruttamento delle specie e, soprattutto, la distruzione delle biodiversità, che al contrario continua inesorabilmente.

Nello specifico, non potendo più le imprese esercitare l’attività se non attraverso l’adozione di misure stringenti, in presenza, fra l’altro, di alti costi di produzione, difficilmente potranno sostentarsi nel breve periodo, tantomeno sopravvivere in attesa del ripristino degli habitat.

Chi dice il contrario, dice il falso o forse, in malafede, attende che siano le stesse imprese a decretare la loro fine, illudendole che con siffatte regolamentazioni restrittive (riduzione di giorni lavorativi, quote, allargamento delle maglie delle reti, riduzione delle potenze motori, parchi naturali, etc etc ) possano sopravvivere in attesa di tempi migliori. Non è così!

Le soluzioni? Consentire alle aziende un’onorevole uscita di scena in quei luoghi dove l’ecosistema è totalmente compromesso (tipo gran parte del mar Mediterraneo) e regolamentare quelle aree i cui gli habitat non sono ancora compromessi, con seri piani di gestione, un numero adeguato di pescherecci e l’applicazione, sin da subito, del modello del massimo rendimento sostenibile, ossia il massimo sforzo di pesca nel lungo periodo senza intaccare la consistenza e la capacità di rigenerazione delle popolazioni delle specie bersaglio.

Per soddisfare il fabbisogno, l’inevitabile contrazione della produzione dovrà essere compensata incrementando gli allevamenti che, ironia della sorte, utilizzano ancora oggi tecniche di produzione non sostenibili e ciò non solo per i nutrienti e gli antibiotici somministrati alle specie prodotte.

In molti impianti di allevamento nelle aree del Sud-Est asiatico, per esempio, e in generale nei Paesi tropicali dove l’attività di acquacoltura è maggiormente praticata, l’ulteriore e preoccupante livello di insostenibilità di queste metodologie di produzione è dovuto principalmente al disboscamento delle barriere naturali come le mangrovie. Queste formazioni vegetali, costituite da piante legnose che si sviluppano sui litorali bassi, sono utili non solo per l’assorbimento della CO2, ma anche per fungere da barriera contro l’innalzamento delle acque, dovuto all’aumento del livello degli oceani, causato dai cambiamenti climatici.

La sistematica eradicazione delle mangrovie per fare posto agli impianti di acquacoltura è un allarme lanciato dagli ecologisti e dai biologi marini, i quali prevedono danni ingenti per quelle aree, peraltro densamente popolate, se la deforestazione dovesse continuare con l’intensità attuale.

Ovunque si guardi, i problemi sembrano davvero insormontabili.

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L’intelligenza artificiale a suppoorto del settore ittico

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L’intelligenza artificiale a suppoorto del settore ittico – Chris van der Kuyl, presidente di Ace Aquatec è recentemente intervenuto al Responsible Seafood Summit di St Andrews, Scozia, aprendo un interessante dibattito sul potenziale dell’intelligenza artificiale per l’intero settore ittico e soprattutto per il settore dell’acquacoltura.

Secondo Van der Kuyl l’AI può davvero supportare un settore ritenuto importante per la produzione alimentare mondiale, ma che oggi deve superare grandi ostacoli.

L’imprenditore è fermamente convinto che con l’utilizzo dell’AI sia possibile controllare con maggiore accuratezza la salute dei pesci grazie all’utilizzo di sensori avanzati e algoritmi in grado di esaminare in tempo reale i dati raccolti così da rilevare precocemente malattie e intervenire tempestivamente così da ridurre l’utilizzo di farmaci e migliorando il benessere animale. L’intelligenza artificiale interviene poi nell’ottimizzare l’alimentazione degli animali, gestire la biomassa e monitorare le condizioni ambientali.

“Stiamo vivendo un’epoca di cambiamento senza precedenti e questo cambiamento non sarà mai più così lento”, ha dichiarato Van der Kuy, riferendosi all’evoluzione rapida delle tecnologie. Il focus del suo discorso è stato chiaro: le decisioni guidate dai dati sono la chiave per un futuro più efficiente e sostenibile nell’acquacoltura.

Sono intervenuti al Responsible Seafood Summit, organizzato dalla Global Seafood Alliance e co-ospitato da Seafood Scotland, esperti di oltre 20 Paesi, con l’unico interesse di confrontarsi sulle opportunità e le sfide del settore ittico mondiale. Punti centrali dell’incontro sono stati la crescente competizione per lo spazio marino e la necessità di aumentare la produzione ittica in modo sostenibile.

L’intelligenza artificiale a suppoorto del settore ittico

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Permacrisi e resilienza, ma anche più efficienza:
il 2024 del largo consumo in Italia

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Permacrisi e resilienza, ma anche più efficienza:
il 2024 del largo consumo in Italia – Il 2024 sta mostrando quello che tutti gli operatori del largo consumo auspicavano: il riaccendersi della domanda, che ha determinato la ripartenza delle vendite non più solo a valore ma anche a volume. Un trend frutto di molteplici fattori: dall’aumento della pressione promozionale alla crescita della profondità degli assortimenti, passando per la maggior efficienza a scaffale, testimoniata dalla diminuzione del tasso di out-of-stock e della quota di vendite perse. Questo lo scenario delineato e approfondito durante il webinar “Navigare il futuro tra inflazione e cambiamenti nei consumi”, organizzato da GS1 Italy in ambito ECR e in collaborazione con Circana.

«Come ogni anno vogliamo fornire il nostro contributo di analisi e interpretazione dei fenomeni che stanno caratterizzando il largo consumo in Italia» commenta Carolina Gomez, ECR project manager di GS1 Italy. «In questo modo ci proponiamo di aiutare le imprese a conoscere meglio il contesto in cui operano, il livello di servizio che offrono e la capacità di soddisfare il consumatore finale, fornendo loro informazioni di valore che li aiutino nelle loro decisioni strategiche».

Durante il webinar, con Carolina Gomez, Corinna Passaro, retail director di Circana, e Alex Chiesa, retail account executive di Circana, hanno illustrato i tre fenomeni più rilevanti che caratterizzano lo scenario attuale, evidenziando gli aspetti cruciali del 2024 in confronto con gli anni precedenti.

1. Volumi di vendita in ripresa, trainati dalla ricerca di benessere

Il primo bilancio del 2024 mostra segnali di ripresa della domanda. L’analisi di GS1 Italy e Circana evidenzia una lieve, ma significativa, ripresa dei volumi dall’inizio dell’anno (+1,8%), soprattutto nelle ultime settimane: un trend comune a tutti i canali distributivi della GDO (ad eccezione di ipermercati e piccole superfici), anche a parità di rete, che si ripercuote anche sull’aumento delle vendite in valore (+2,3%).
Buone notizie arrivano poi dal rallentamento dell’inflazione (+0,3%) che si accompagna con il ritorno all’attività promozionale, riscontrato in tutti i canali (+1,7 punti percentuali). Cambia, però il vissuto delle promozioni presso gli shopper: non più occasioni per fare scorta, quanto opportunità di contenere lo scontrino della spesa senza rinunciare alle proprie esigenze, a partire da quelle incentrate sullo star bene. Salute, benessere, forma fisica e cura di sé sono infatti i valori su cui gli italiani si stanno concentrando nel 2024, come confermano i trend positivi delle vendite dei prodotti dell’area benessere, in crescita di +33,7% a volume e di +44,7% a valore nell’anno terminante a settembre 2024 rispetto all’anno solare 2019. Al suo interno, il carrello salutistico ha migliorato il giro d’affari di +41,5% e i volumi di +54,7%, mentre quello dell’alimentazione sportiva ha messo a segno +73,7% a volume e +80,5% a valore.

2. Crescita delle private label e dei primi prezzi

Il 2024 vede il consolidamento della crescita della marca privata, arrivata al 30,1% di quota nel mercato totale del largo consumo confezionato. Rispetto al 27,1% del 2019, le private label di strada ne hanno fatta, ma sono ancora distanti dal 38,9% di quota media europea, per cui hanno ancora un buon potenziale di crescita. Lo spostamento dei consumi verso la marca privata penalizza soprattutto i fornitori maggiori (i top 25) e premia la fascia di primo prezzo, la cui quota di mercato è aumentata di +2,8% in 12 mesi, arrivando al 20,1% del giro d’affari del largo consumo confezionato in GDO.

3. Più scelta e più efficienza a scaffale

Gli assortimenti nei punti vendita sono tornati ad ampliarsi (+0,8% annui) arrivando a una media di 9.428 referenze. La crescita assortimentale è guidata da superstore, supermercati e discount. Unico canale in negativo sono i petshop (-1,1%). Di pari passo è migliorato anche il livello di efficienza dello scaffale: il tasso di out-of-stock è sceso rispetto al 2023 (da 3,6% a 3,5%), mentre l’incidenza delle vendite perse è diminuita di -0,2 p.p., fermandosi a quota 4,8%. L’analisi dei trend mensili, però, rivela andamenti disomogenei, con un picco di criticità nel mese di agosto.

La diminuzione del tasso di out-of-stock è maggiore nelle superfici più grandi (-0,1% in ipermercati e grandi supermercati) e accomuna tutti i reparti, con performance sopra media per bevande, fresco e ortofrutta. Si conferma la situazione per le categorie drogheria e fresco, mentre le bevande sono l’unico reparto a peggiorare l’incidenza dell’out-of-stock (+0,1%). Rispetto invece alla diminuzione della percentuale delle vendite perse dovute alla mancanza di prodotti, i più virtuosi sono stati cura persona, ortofrutta e fresco. Guardando i trend nel complesso, è però l’ortofrutta a confermarsi il reparto con il più alto tasso di out-of-stock (10,3%) e di vendite perse (7,3%).

Infine, l’analisi per tipologia di fornitore ha fatto emergere il miglioramento dell’industria di marca in termini di out-of-stock (-0,1%), confermandone la maggiore efficienza rispetto alle private label (rispettivamente 3,4% e 3,7% di tasso di out-of-stock).

Permacrisi e resilienza, ma anche più efficienza:
il 2024 del largo consumo in Italia

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A Senigallia la conferenza “Ecosistema Mare. Strategie per una gestione responsabile della biodiversità e della salute marina”

A Senigallia la conferenza “Ecosistema Mare. Strategie per una gestione responsabile della biodiversità e della salute marina”

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Si è tenuta il 22 ottobre la conferenza “Ecosistema Mare. Strategie per una gestione responsabile della biodiversità e della salute marina” presso la Rotonda a Mare di Senigallia (AN) organizzata da Filiera Futura, da Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

L’evento, moderato dalla conduttrice di Linea Blu Rai Uno Donatella Bianchi, ha avviato un dibattito approfondito sulla conservazione dell’ecosistema marino, coinvolgendo autorevoli esperti, pescatori, imprese e istituzioni. 

Si è partiti dall’analisi dei dati e delle esperienze in corso per esaminare lo stato attuale della biodiversità del mare. La conferenza ha proposto strategie efficaci per il monitoraggio e la protezione degli habitat marini, per affrontare le sfide legate alla sostenibilità della pesca, delle attività costiere e produttive. 

Un’attenzione speciale è stata dedicata al coinvolgimento delle comunità locali e delle imprese, riconoscendo la rilevanza del loro impatto nella salvaguardia del mare e la necessità di una maggiore divulgazione e sensibilizzazione rivolta a professionisti del settore e cittadini.

Equilibrio precario.

E’ stata analizzata la complessa interazione tra le filiere agroalimentari, industriali e l’ecosistema marino, con l’obiettivo di trasformare l’attuale equilibrio precario in un solido patto di sostenibilità a lungo termine, che integri sviluppo economico e tutela ambientale. L’incontro ha favorito insomma il confronto tra esperti, ricercatori e stakeholders per raccogliere buone pratiche e idee innovative sulla gestione sostenibile degli ambienti marini, attraverso un approccio sistemico e responsabile.

Dopo i saluti istituzionali di Massimo Bello, Presidente del Consiglio comunale di Senigallia; Paolo Morosetti, Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi; Prof. Alessandro Impoco, Dirigente I.I.S. Panzini di Senigallia e Francesco Cappello, Presidente Filiera Futura e Vicepresidente Fondazione CRC, si è entrati nel vivo della discussione con le relazioni del Prof. Roberto Danovaro, Presidente Patto con il Mare per la Terra e docente Università Politecnica delle Marche e del Prof. Silvestro Greco, docente UNISG di Pollenzo e Vice Presidente Stazione Zoologica Anton Dohrn. 

Roberto Danovaro: “Senza essere allarmisti la situazione del mare appare piuttosto preoccupante, un po’ come la serie delle piaghe d’Egitto. Provo a elencare alcune delle anomalie di quest’estate: la mucillagine, le fortissime temperature, l’alga tossica, morie massive delle foreste marine costiere. Ricordiamo poi che solo l’anno scorso è esplosa l’invasione di una specie aliena come il granchio blu, responsabile dello sterminio di cozze e vongole. Nel 2024 non si è ripresentato con le stesse abbondanze, sia per la pesca che ne è stata fatta, sia per le temperature eccessiva del mare di quest’estate. Ma non possiamo cantare vittoria poiché potrebbe tornare ciclicamente, basti pensare che alcuni esemplari di 4 etti possono generare milioni di uova. Inoltre, è ancora vivo il ricordo delle pregiate cozze di Portonovo, i moscioli, scomparse unitamente alla mortalità massiva di tanti altri organismi costieri”.

L’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo ha proposto un ”Patto con il mare per la Terra”, tema al quale ha dedicato una propria Fondazione in cui Roberto Danovaro è stato nominato Presidente, e che vede Carlo Petrini come presidente onorario. Un forum che riunisce università, centri di ricerca, enti pubblici e aziende per un approccio complessivo alla sostenibilità del mare, per una strategia win-win in cui vincono tutti, ambiente e imprese. Per esempio, pensare all’energia eolica o solare in mare, invece che a terra per fornire energia rinnovabile per l’agricoltura senza sottrarre terreni alle imprese agricole.

“Il mare può diventare a sua volta nuovo territorio per l’agricoltura del mare, ad esempio coltivando le alghe, attività che in Italia è praticamente assente ma sta esplodendo in tutto il mondo con oltre 41 milioni di tonnellate prodotte. La terra è preziosa, e deve essere coltivata in modo sostenibile non usata per produrre energia, ma richiede acqua. E il mare viene in aiuto anche per questo, ad esempio con la desalinizzazione. 

Per la prossima estate il rischio è quello di vedere riproposti gli stessi problemi dell’estate scorsa. Per questo è necessario fare i compiti in questo autunno e inverno, ridurre il rischio di altre mucillagini. Come? Ad esempio, mantenere in efficienza i depuratori e le reti fognarie, realizzarli dove mancano. 

Dobbiamo utilizzare sempre più le soluzioni che ci fornisce la natura, per esempio facendo tornare i banchi di ostriche che, anche in Adriatico, fornivano una barriera contro le mareggiate, erano delle assorbitrici di anidride carbonica essendo i gusci composti di carbonato di calcio, oltre a costituire fonte di reddito, essendo un alimento pregiato”.

In seguito si è aperto un dibattito con esperienze e voci del territorio, introdotto da Silvio Barbero, Presidente Comitato Scientifico Filiera Futura e Consigliere Delegato UNISG di Pollenzo, dove hanno preso la parola: Giuseppe Micucci, Vicepresidente Fedagripesca Marche; Francesca Gironi, Presidente ANBI Marche; Enrico Loccioni, Fondatore e Presidente di Loccioni e Tonino Giardini, Armatore Coldiretti Pesca Marche.

“Questa conferenza  – afferma Silvio Barbero, Presidente Comitato Scientifico Filiera Futura e Consigliere Delegato UNISG di Pollenzo – nasce dall’attività di Filiera Futura che raccoglie 25 tra Fondazioni di origine bancaria, Università e Associazioni di categoria e di cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi fa parte. Filiera Futura nasce dall’esigenza di innovare il settore agroalimentare attraverso progetti condivisi, utili allo sviluppo dei territori e delle filiere locali, con particolare attenzione alle aree rurali e interne. Vogliamo affrontare il tema dell’ecosistema marino da due punti di vista diversi, ma convergenti: da una parte studiare la situazione del mare e delle acque e d’altra parte portare alla luce quanto stretto sia il legame tra agricoltura e mare, visto che le sostanze che si utilizzano nell’agricoltura industriale finiscono inevitabilmente, attraverso i fiumi, ad alterare le condizioni chimico-fisiche dei nostri mari. Da questo punto di vista dopo le relazioni dei due professori Danovaro e Greco, animeremo una tavola rotonda con le associazioni di categoria della pesca e dell’agricoltura, assieme alla rappresentante dei Consorzi di bonifica. La presenza dell’azienda Loccioni è legata al tema essenziale del monitoraggio e della prevenzione delle situazioni potenzialmente dannose che si possono venire ad innescare”.

I dati

Tonino Giardini, Coldiretti Pesca Marche, ha fornito alcuni significativi dati sulla situazione del sistema pesca nelle Marche:

Numero degli addetti: Imbarcati o addetti ad impianto in totale circa 2.500.

In calo negli ultimi 30 anni (-40% personale Italiano – + 15% personale extracomunitario) età media circa 52 anni.

Numero delle imbarcazioni: Circa 700 imbarcazioni di cui circa 650 attive;  in calo negli ultimi 30 anni (-33%).

Tipologie di pesca:

Circa 180 barche a strascico/rapidi; 

circa 210 barche operanti a vongole; 

circa 20 barche operanti a sistema reti pelagiche per cattura piccoli pelagici;  

circa 30 barche con attrezzi da posta d’altura; 

circa 15 barche con palangaro;   

circa 170 barche operanti con attrezzi da posta piccola pesca artigianale;  

circa 22 barche asservite ad impianto (mitilicoltura);

La percentuale delle Marche sul totale nazionale: In numero il 6% ed in stazza il 9%.

L’Età media della flotta è di circa 37 anni

Quantità di pescato: In rapporto agli ultimi 10 anni in leggero aumento; costante le catture delle principali specie di pesce bianco; costante le catture delle principali specie di pesce azzurro; in aumento le catture e la produzione (allevamento e catture) di molluschi bivalvi (vongole e cozze allevate).

Le specie aliene sono  un danno se non esiste un mercato pronto a recepire e premiare con il prezzo.

Allevamenti esistenti nelle Marche: circa una ventina di impianti a mare ( a mare solo allevamenti di cozze)  e  7 impianti di trote a terra.

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