Il salmone norvegese in Italia tra crescita, responsabilità e nuove sfide globali

Il salmone norvegese in Italia tra crescita, responsabilità e nuove sfide globali

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Il salmone norvegese in Italia tra crescita, responsabilità e nuove sfide globali – Negli ultimi anni, il salmone norvegese si è affermato come uno dei protagonisti indiscussi del mercato ittico italiano. Dai ristoranti di sushi ai poke bar, passando per la grande distribuzione, il consumo di salmone è cresciuto a ritmi impressionanti, ridefinendo non solo le abitudini alimentari degli italiani, ma anche le strategie commerciali del settore. Tuttavia, dietro i numeri da record si celano sfide complesse che riguardano la sostenibilità, la gestione delle risorse e l’impatto di un’industria globale in costante evoluzione.
Pesceinrete ha scelto di approfondire questi temi con Tom-Jørgen Gangsø, Direttore Italia del Norwegian Seafood Council.
Non si tratta di un’intervista pensata per celebrare successi facili, ma di un’occasione per esplorare in modo trasparente le dinamiche che stanno plasmando il futuro del salmone norvegese in Italia. Quali sono le opportunità da cogliere? Dove si nascondono le criticità? E soprattutto, come può un’industria globale crescere in modo sostenibile, senza perdere di vista la responsabilità verso l’ambiente e i consumatori?

L’Italia è nota per la sua forte tradizione legata al pesce locale, malgrado ciò quello italiano è diventato uno dei mercati più dinamici per il salmone norvegese. Quali sono, secondo lei, i fattori chiave di questo successo? È solo una questione di trend o c’è una strategia più profonda dietro?

Il successo del salmone norvegese in Italia è stato sicuramente favorito dalle nuove tendenze alimentari, ma alla base di questa crescita c’è la preferenza dei consumatori italiani, da sempre attenti alla qualità, al gusto e alla sostenibilità del prodotto. Aspetti che, per quanto concernono il salmone norvegese, sono supportati e garantiti anche dal ruolo fondamentale di una value-chain dinamica e altamente efficiente: la stretta collaborazione tra esportatori e produttori del mercato locale, e poi tra rivenditori fino alle catene della grande distribuzione al dettaglio e della ristorazione, garantisce che il prodotto raggiunga il consumatore finale con la massima qualità.
Ormai integrato nella tradizione culinaria italiana, soprattutto durante il periodo natalizio, il salmone si è affermato come un ingrediente estremamente versatile, capace di adattarsi a ricette sia classiche che moderne. Che sia servito crudo, affumicato, al forno, in padella o come ingrediente di pasta e pizza, la sua capacità di soddisfare i palati italiani in molteplici occasioni ne ha consolidato la popolarità.
Inoltre, la crescente attenzione verso un’alimentazione sana ed equilibrata ha reso il salmone una scelta sempre più diffusa, grazie al suo elevato contenuto di proteine, omega-3, vitamine A, D e B12 e antiossidanti.
Questo aspetto nutrizionale ha contribuito ulteriormente al suo successo nel mercato italiano, rafforzando la percezione del salmone norvegese come un alimento non solo gustoso, ma anche salutare e adatto a uno stile di vita bilanciato.

Quando una domanda cresce così rapidamente, il rischio è quello di inseguire il mercato anziché guidarlo. Come riuscite a mantenere il controllo e garantire che la qualità resti al centro?

Non possiamo semplicemente inseguire l’obiettivo di soddisfare la domanda esistente, poiché ciò potrebbe portare a vulnerabilità future e soprattutto a una perdita di qualità del prodotto. Su questo punto, le istituzioni e gli enti norvegesi lavorano al fianco delle aziende ittiche per delineare misure rigorose volte a mantenere il controllo sulla qualità.
Oltre a implementare pratiche sostenibili di acquacoltura, che includono severi controlli sulla salute dei pesci e sull’uso di mangimi certificati e sostenibili, la qualità viene garantita attraverso l’uso di tecnologie avanzate e processi di monitoraggio continui. Un esempio è il monitoraggio remoto delle vasche da parte di operatori specializzati, che utilizzano telecamere di ultima generazione installate nelle gabbie per verificare in tempo reale vari aspetti come la quantità di cibo somministrata, il comportamento dei pesci, l’eventuale presenza di parassiti e altre anomalie. Questo sistema permette interventi tempestivi per ripristinare le condizioni ottimali all’interno delle gabbie e garantire la massima qualità del prodotto.

Quello della “sostenibilità” è un tema ricorrente nelle campagne promozionali, ma cosa significa davvero per il Norwegian Seafood Council? Quali azioni concrete state portando avanti per garantire un impatto ambientale ridotto?

Per la Norvegia, la sostenibilità è un principio cardine nella gestione delle risorse marine, lungo tutta la filiera di produzione. La Norvegia è stata tra i primi Paesi a regolamentare in modo rigoroso il settore dell’acquacoltura, ponendo la sostenibilità come prerequisito essenziale per garantire la redditività e la sopravvivenza dell’intero comparto.
Le azioni concrete si articolano su più livelli. Innanzitutto, la legislazione norvegese impone norme severe per minimizzare l’impatto ambientale degli allevamenti, garantendo ampi spazi per i pesci e il rispetto del loro ciclo di vita naturale. Gli impianti devono essere situati in acque attraversate da correnti fredde e ossigenate, e ogni allevamento viene chiuso e bonificato per tre mesi dopo la raccolta di una generazione di salmoni, assicurando così il ripristino dell’ecosistema marino. In base alle normative vigenti in Norvegia, solo il 2,5% del volume degli impianti può essere occupato dai pesci, mentre il restante minimo 97,5% dall’acqua; condizioni che garantiscono non solo che scorra sempre acqua pulita nelle gabbie, ma soprattutto che i salmoni vivano in ambiente che garantisca loro un buon benessere per l’intero ciclo di vita.
Inoltre, l’alimentazione dei salmoni segue standard rigorosi, con un mangime attentamente bilanciato composto per il 70% da ingredienti vegetali e per il 30% da materie prime di origine marina, riducendo così la pressione sulle risorse ittiche selvatiche.
In Norvegia, sostenibilità significa equilibrio tra innovazione, rispetto dell’ambiente e garanzia di un prodotto sicuro e di alta qualità per i consumatori di oggi e di domani.

Il cambiamento climatico sta influenzando anche le aree di produzione norvegesi. Quali sono le principali sfide ambientali che affrontate oggi e come intendete gestirle nel lungo periodo?

Siamo consapevoli che l’ottima qualità dei prodotti ittici norvegesi è frutto anche dell’ambiente e della incontrastata natura del nostro paese. Il cambiamento climatico è una sfida globale che tanti settori stanno affrontando, e potrebbe arrivare ad avere un impatto anche sui nostri ecosistemi marini.
Per affrontare questa sfida, la Norvegia ha adottato un approccio scientifico e basato sui dati, con continui investimenti in ricerca e innovazione per garantire la resilienza del settore. L’industria norvegese collabora con istituti di ricerca marini per monitorare gli effetti del cambiamento climatico sugli habitat naturali del salmone e su altre specie ittiche, sviluppando soluzioni mirate per mitigare gli impatti ambientali.
Tra le principali sfide, sicuramente l’aumento delle temperature del mare è un fattore che può influenzare l’acquacoltura, con risvolti sia positivi che potenzialmente negativi: come aspetto positivo, un leggero aumento della temperatura dell’acqua può portare il salmone a crescere più velocemente. Lato negativo invece, qualora la temperatura dell’acqua diventasse troppo calda si potrebbe osservare una riduzione della crescita, con conseguenze sul benessere dei pesci. Tuttavia, nel breve termine, le condizioni per l’acquacoltura del salmone in Norvegia rimangono favorevoli: il salmone infatti prospera in acque fredde e, se c’è una cosa di cui la Norvegia dispone in abbondanza, è l’acqua fredda dei nostri mari, perfetta per l’allevamento del salmone.
Un altro fattore che può impattare il settore ittico sono le condizioni meteorologiche estreme, come le tempeste, che possono causare danni ad alcune infrastrutture e impianti di acquacoltura, ma anche questo è un punto su cui l’industria si sta adoperando, mettendo in atto misure efficaci per garantire la sicurezza e la stabilità degli impianti.

L’industria ittica norvegese ha dimostrato di sapersi adattare ai cambiamenti, grazie soprattutto alla sua grande capacità di innovazione e alla collaborazione tra produttori, esperti, enti di ricerca ed istituzioni. L’auspicio del settore è che questa nostra capacità continuerà ad aiutare l’industria ad adattarsi alle nuove condizioni che potrebbero presentarsi in futuro, e che oggi ancora non conosciamo.

Oggi i consumatori chiedono trasparenza. Come garantite la tracciabilità del salmone lungo tutta la filiera, dal mare fino alla tavola?

Il salmone norvegese viene tracciato lungo tutta la filiera – dalle prime fasi di allevamento fino al consumatore finale – utilizzando una combinazione di sistemi e processi di tracciamento avanzati per garantire trasparenza, sostenibilità e sicurezza alimentare.

Ogni fase della produzione è monitorata attentamente, e ogni singolo salmone spedito dalla Norvegia ha il suo “passaporto” di tracciabilità, che include informazioni come il luogo in cui è stato allevato, come è stato lavorato e confezionato, la data di confezionamento, qualità e peso. Dopo un’ulteriore lavorazione del pesce, a quest’ultimo vengono assegnati dei numeri di lotto che lo seguiranno fino a quando non raggiungerà il consumatore finale. In alcuni casi, gli operatori includono un codice QR sull’imballaggio finale o sull’etichetta del prodotto, che i consumatori possono scansionare per ottenere informazioni sulla provenienza del prodotto, sulle pratiche di produzione e sulle misure per la sostenibilità messe in atto lungo il processo produttivo.

Il Norwegian Seafood Council rappresenta con orgoglio il marchio d’origine Seafood from Norway, simbolo di provenienza di tutti i prodotti ittici norvegesi.
Le aziende che desiderano utilizzare questo marchio devono includere un processo di verifica per garantire che i prodotti rispettino i criteri di origine e tracciabilità. Questo sistema assicura che ogni salmone norvegese possa essere rintracciato fino alla sua origine, offrendo ai consumatori la trasparenza e la fiducia che cercano.

Il Norwegian Seafood Council funge da ponte tra i produttori norvegesi e i mercati internazionali. Qual è il vostro ruolo specifico nel supportare le aziende norvegesi in Italia?

Il nostro ruolo si concretizza in una serie di iniziative mirate a valorizzare e promuovere i prodotti ittici norvegesi in Italia, come in altri paesi del mondo. Organizziamo eventi di rilievo, sia a livello nazionale che locale, nelle regioni dove il pesce norvegese è parte della tradizione culinaria, creando occasioni di incontro tra operatori del settore, chef, consumatori e media. Attraverso conferenze e attività educative, sensibilizziamo stakeholder, professionisti e pubblico sulla qualità, la sostenibilità e il valore del pesce norvegese.
Inoltre, supportiamo la visibilità dei prodotti attraverso partnership strategiche, campagne di marketing e collaborazioni con la grande distribuzione e il settore della ristorazione, assicurandoci che il salmone e gli altri prodotti ittici norvegesi siano adeguatamente rappresentati sul mercato italiano.

Come valutate l’efficacia delle vostre attività in Italia?

L’Italia è un mercato fondamentale per i prodotti ittici norvegesi come stoccafisso, baccalà e salmone, e allo stesso tempo rappresenta un banco di prova grazie alla grande e crescente attenzione degli italiani per la qualità e la sostenibilità.
Il nostro obiettivo principale è valorizzare i prodotti ittici norvegesi lavorando insieme all’industria norvegese e agli attori locali sul mercato italiano, per aumentarne la consapevolezza e la preferenza tra i consumatori italiani.
Le numerose campagne di marketing e di comunicazione, insieme alle attività nei punti vendita e nella GDO, e le relative analisi di risultati sono per noi strumenti fondamentali per valutare l’efficacia delle nostre azioni e il ritorno sulla visibilità e riconoscibilità del prodotto.

Il successo del salmone è legato anche alla sua capacità di adattarsi alle nuove tendenze, come il boom del poke e della cucina fusion. Quali saranno, secondo lei, i prossimi trend che influenzeranno il consumo di salmone in Italia?

Il poke è l’ultima delle ricette fusion ad essere diventata un trend in Italia. La presenza del salmone norvegese in tante cucine etniche di tutto il mondo, come quella giapponese, e ora anche mediterranea, offre interessanti opportunità per sperimentare nuove combinazioni e influenze culinarie.
Grazie alla sua capacità di adattarsi a ricette tradizionali e moderne, e alla sua versatilità, siamo convinti che il salmone beneficerà molto probabilmente anche della tendenza più generale del mercato, ovvero l’apertura di nuove catene di ristoranti che offrono diverse tipologie di cibo e cucine. Recentemente, infatti, abbiamo assistito all’inserimento del salmone in molte di queste offerte alimentari – dalla piadina agli hamburger, ai toast, ai panini, fino gli ormai famosissimi poke.
È facile ipotizzare che il suo consumo continuerà a essere influenzato dalle tendenze legate alla salute e alla sostenibilità, rispondendo così alla crescente domanda di alimenti nutrienti e sostenibili. Il profilo nutrizionale unico del salmone, ricco di Omega-3, vitamine e proteine, lo rende perfetto per diete salutari, mentre l’impegno per pratiche sostenibili ne aumenta l’apprezzamento tra i consumatori attenti all’ambiente.
Inoltre, va monitorato nella grande distribuzione il sempre più presente segmento ready to eat, che sembra adattarsi perfettamente alla richiesta di consumare il salmone in un modo più semplice e veloce, mantenendo intatte le sue straordinarie caratteristiche nutrizionali.

L’innovazione non riguarda solo il prodotto, ma anche la comunicazione. Come si racconta oggi il valore del salmone norvegese a un pubblico sempre più informato e attento alla sostenibilità?

Oggi, raccontare il valore del salmone norvegese a un pubblico sempre più informato e attento alla sostenibilità significa adottare un approccio di comunicazione innovativo, basato su autenticità, competenza e trasparenza. Il Norwegian Seafood Council utilizza una strategia multicanale per coinvolgere i consumatori, combinando narrazione ed evidenze scientifiche. Attraverso campagne su stampa, TV, social media e piattaforme digitali, vengono condivise storie che valorizzano l’ambiente naturale unico della Norvegia, le pratiche di acquacoltura sostenibile e la tradizione secolare della pesca norvegese. Inoltre, il racconto prosegue attraverso eventi, degustazioni e strumenti digitali che favoriscono un dialogo diretto con il pubblico, anche attraverso la voce di food influencer e chef che, tramite le loro ricette, raccontano ed esaltano il valore gastronomico del salmone norvegese.

Se dovesse immaginare il mercato italiano del salmone tra cinque anni, quali cambiamenti si aspetta in termini di domanda, distribuzione e percezione del prodotto?

Nei prossimi anni, è probabile che il consumo di salmone continui a crescere e ad evolversi seguendo le tendenze già in atto. Inoltre, basandoci sulle nostre analisi e sui nostri dati, prevediamo che entro il 2030 in Italia saranno consumate oltre 160mila tonnellate di salmone, e che la crescita verrà trainata da diversi settori, tra cui la vendita al dettaglio, la ristorazione e il delivery.
Prevediamo anche una maggiore e più capillare distribuzione del salmone norvegese in tutto il paese, grazie anche allo sviluppo di nuovi canali digitali e dell’e-commerce, accompagnata da un’offerta più ampia di formati monodose e packaging sostenibili.
Interessante sarà anche l’espansione delle soluzioni pensate per uno stile di vita sempre più dinamico, come quello che si sta diffondendo in Italia: come detto in precedenza, nella grande distribuzione, il segmento ready to cook potrebbe lasciare sempre più spazio al ready to eat, rispondendo alla richiesta di praticità senza compromessi sulla qualità e la freschezza.
In uno scenario in cui il consumatore sarà sempre più attento al rispetto dei criteri di sostenibilità, e alla disponibilità di prodotti sani e gustosi, ci aspettiamo di vedere quindi un ulteriore sviluppo nell’offerta della categoria salmone, con prodotti e soluzioni che rispondano a questi crescenti driver di consumo.

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Pesce e microplastiche, un legame inquietante che minaccia la nostra salute

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Pesce e microplastiche, un legame inquietante che minaccia la nostra salute – Un recente studio sottoposto a revisione paritaria ha gettato luce su una realtà preoccupante: il 99% dei campioni di pesce analizzati contiene microplastiche. Su 182 campioni esaminati, ben 180 hanno mostrato tracce di queste minuscole particelle, rilevate in cinque diverse specie ittiche e nei gamberetti rosa della costa occidentale degli Stati Uniti. Questi dati sollevano interrogativi cruciali non solo per l’industria ittica, ma anche per i consumatori di tutto il mondo.

Le microplastiche, frammenti inferiori a 5 mm derivanti dalla degradazione di materiali plastici, si infiltrano negli ecosistemi marini attraverso diverse fonti: dalle fibre tessili rilasciate durante i lavaggi domestici, ai residui di imballaggi e prodotti industriali. Secondo i ricercatori, oltre l’80% delle microplastiche individuate nei campioni analizzati sono fibre di origine tessile, sottolineando l’impatto diretto delle nostre abitudini quotidiane sull’ambiente marino.

Particolarmente allarmanti sono i risultati relativi ai gamberetti, che presentano i livelli più alti di contaminazione. Questo fenomeno è probabilmente legato al loro regime alimentare basato sul plancton, che tende ad accumulare microplastiche nelle acque superficiali. Anche pesci come le aringhe e le giovani lamprede mostrano concentrazioni significative, mentre il salmone reale, analizzato solo nei filetti, presenta livelli più bassi.

Le implicazioni per la salute umana sono inquietanti. Le microplastiche possono trasportare sostanze chimiche tossiche come PFAS, bisfenolo e ftalati, associate a patologie gravi quali cancro, disturbi endocrini e neurotossicità. Recenti studi suggeriscono persino la capacità di queste particelle di attraversare la barriera ematoencefalica e placentare, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari e complicazioni neonatali.

Nonostante la gravità della situazione, gli esperti non consigliano di eliminare i frutti di mare dalla dieta. Le microplastiche, infatti, sono presenti in numerosi altri alimenti e persino nell’acqua potabile. Tuttavia, pratiche semplici come sciacquare accuratamente il pesce possono contribuire a ridurne la presenza.

La vera sfida risiede nelle politiche ambientali e nella responsabilità collettiva. L’introduzione di filtri per microplastiche nelle lavatrici e la riduzione dell’uso della plastica monouso rappresentano passi fondamentali per contrastare questa emergenza. Non basta cambiare le abitudini alimentari: è necessario un impegno globale per ridurre la plastica all’origine.

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Mediterraneo sostenibile al centro di MEDIGREEN

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Mediterraneo sostenibile al centro di MEDIGREEN – L’Unione Europea accelera la transizione ecologica nel Mediterraneo con il progetto MEDIGREEN, un’iniziativa che punta a rivoluzionare la gestione dello spazio marittimo e a rendere i settori chiave dell’economia blu più sostenibili. Madrid ha ospitato il kick-off meeting di questo ambizioso piano, che si inserisce nel quadro del Green Deal europeo e mira a garantire uno sviluppo armonico tra pesca, acquacoltura, energie rinnovabili e tutela dell’ecosistema marino.

La pianificazione dello spazio marittimo (MSP) è al centro della strategia MEDIGREEN. Questo approccio innovativo prevede una gestione integrata delle attività economiche legate al mare, ottimizzando le risorse e riducendo i conflitti tra settori. L’obiettivo è chiaro: trovare un equilibrio tra crescita economica e conservazione della biodiversità, promuovendo una governance condivisa tra i Paesi mediterranei.

Uno degli aspetti più rilevanti del progetto è la partecipazione di nazioni sia all’interno che al di fuori dell’UE. Questa collaborazione transnazionale rappresenta un passo avanti significativo verso una gestione congiunta delle risorse marine, fondamentale in una regione caratterizzata da economie interdipendenti e da ecosistemi fragili.

Durante l’incontro di Madrid, esperti internazionali e rappresentanti istituzionali hanno delineato le linee guida operative di MEDIGREEN, ponendo l’accento sulla necessità di un dialogo costante tra i diversi attori coinvolti. La Mediterranean Maritime Spatial Planning Community of Practice (MED-MSP-CoP) avrà un ruolo chiave nel coordinare le attività e sviluppare strategie condivise per la gestione dello spazio marittimo.

Il progetto, cofinanziato dal Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMPA) e coordinato dall’Istituto Spagnolo di Oceanografia (IEO, CSIC), avrà una durata di 30 mesi e coinvolgerà 12 enti di 7 Paesi del Mediterraneo: Italia, Francia, Grecia, Algeria, Malta, Tunisia e Spagna. Tra gli obiettivi principali c’è anche l’elaborazione di un documento di raccomandazioni sull’OEM nel Mediterraneo, frutto del lavoro svolto nei workshop del MED-MSP-CoP.

L’importanza di MEDIGREEN non risiede solo nella sua capacità di promuovere la sostenibilità, ma anche nel suo potenziale di rafforzare l’economia blu della regione. La pianificazione strategica dello spazio marittimo potrebbe diventare un modello replicabile su scala globale, trasformando il Mediterraneo in un laboratorio a cielo aperto per la transizione ecologica.

Con il Mediterraneo al centro di sfide ambientali ed economiche cruciali, MEDIGREEN rappresenta una svolta per il futuro del mare nostrum. Un’iniziativa che dimostra come la cooperazione internazionale e una gestione consapevole delle risorse possano diventare leve fondamentali per uno sviluppo equo e sostenibile.

Mediterraneo sostenibile al centro di MEDIGREEN

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L’industria delle alghe tra diversificazione e crescita globale

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L’industria delle alghe tra diversificazione e crescita globale – L’industria delle alghe sta emergendo come uno dei pilastri più dinamici della blue economy globale, grazie alla sua straordinaria diversità e al potenziale economico. Comprendere questa diversità è fondamentale per analizzare le opportunità e le sfide del settore. Le alghe rappresentano una risorsa versatile, la cui coltivazione e utilizzo si stanno espandendo in modo significativo, coinvolgendo un’ampia gamma di applicazioni che vanno dalla nutrizione umana ai biostimolanti agricoli, dalle bioplastiche ai prodotti farmaceutici.

La coltivazione delle alghe varia notevolmente a seconda delle condizioni climatiche e delle caratteristiche delle aree geografiche. Le alghe tropicali, come Eucheumatoidi e Gracilaria, si distinguono per cicli di crescita rapidi, spesso completati in soli 30-45 giorni. Questo consente una produzione continua durante tutto l’anno, offrendo una maggiore flessibilità nella risposta alle variazioni del mercato e ai cambiamenti climatici. Le alghe temperate, come le kelp, seguono invece un ciclo stagionale, con semina e raccolta limitate a specifici periodi dell’anno. Ad esempio, in Giappone settentrionale, la semina avviene in autunno e la raccolta in primavera, richiedendo una pianificazione meticolosa per garantire la disponibilità del prodotto sul mercato. Questa differenza nei cicli di produzione influisce sulla gestione delle risorse, sulla logistica e sulla strategia di marketing delle aziende coinvolte.

Anche le dinamiche di sviluppo delle regioni di coltivazione presentano notevoli differenze. Le regioni con una lunga tradizione nella coltivazione delle alghe, come alcuni paesi asiatici, dispongono di infrastrutture consolidate, conoscenze avanzate e mercati ben sviluppati. In questi contesti, le pratiche agricole sono altamente ottimizzate e supportate da solide reti commerciali, che favoriscono la crescita del settore e la stabilità economica. Al contrario, le regioni emergenti stanno ancora sviluppando le loro capacità, affrontando sfide legate alla mancanza di infrastrutture, conoscenze tecniche e mercati maturi. Tuttavia, queste aree rappresentano anche un terreno fertile per l’innovazione e l’adozione di pratiche sostenibili fin dalle prime fasi di sviluppo, offrendo opportunità significative per nuovi investimenti e collaborazioni.

L’industria delle alghe non è solo un motore economico, ma anche una risorsa chiave per la sostenibilità ambientale. Le alghe contribuiscono in modo significativo alla riduzione delle emissioni di CO², migliorano la qualità delle acque e supportano la biodiversità marina. La loro capacità di sequestrare anidride carbonica e di filtrare nutrienti in eccesso rende la loro coltivazione un’attività ecologicamente vantaggiosa. Inoltre, la versatilità delle alghe le rende adatte a una vasta gamma di applicazioni industriali, promuovendo l’economia circolare e riducendo la dipendenza da risorse non rinnovabili.

Il futuro di questo settore dipende dalla capacità di integrare ricerca scientifica, investimenti strategici e politiche di supporto. La collaborazione tra settore pubblico e privato sarà cruciale per affrontare le sfide legate alla produzione su larga scala, alla regolamentazione e alla sensibilizzazione dei consumatori. La promozione di pratiche sostenibili, l’adozione di tecnologie innovative e la creazione di sinergie tra i diversi attori della filiera saranno fondamentali per garantire una crescita equilibrata e duratura dell’industria delle alghe.

L’industria delle alghe tra diversificazione e crescita globale

 

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AquaFarm, NovelFarm e AlgaeFarm: crescita e successo di pubblico per il ritorno all’evento unificato

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AquaFarm, NovelFarm e AlgaeFarm: crescita e successo di pubblico per il ritorno all’evento unificato – Si è appena conclusa con successo l’8a edizione di AquaFarm, che ha segnato il ritorno dell’evento unificato con NovelFarm e AlgaeFarm – rispettivamente giunti alla loro 6a e 4a edizione – sotto un unico appuntamento presso il quartiere fieristico di Pordenone. La scelta di riunire le tre manifestazioni ha generato un forte interesse tra operatori e pubblico, portando a un incremento significativo dell’affluenza: i visitatori sono aumentati del 30% rispetto all’edizione 2024.

L’evento ha visto la partecipazione di oltre 110 espositori (per 7mila m²) provenienti dall’Italia e dall’estero, confermando il ruolo centrale di Pordenone Fiere come punto di riferimento per i settori dell’acquacoltura, dell’innovazione nelle colture vegetali e delle alghe. Il programma convegnistico ha registrato un’adesione straordinaria, con 20 sessioni e oltre 150 relatori che hanno trattato i temi più attuali per il settore, dalla sostenibilità alla sicurezza alimentare, fino alle nuove tecnologie per la produzione e la gestione degli allevamenti.

Grazie alla collaborazione con l’Agenzia ICE, questa edizione ha accolto una delegazione di 30 top buyer internazionali provenienti da Brasile, Nord Africa, Balcani e Grecia, cui si sono aggiunte altre delegazioni, soprattutto dai Paesi Baltici.

Renato Pujatti, presidente di Pordenone Fiere ha dichiarato: “Siamo orgogliosi che anche quest’anno il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste abbia scelto di partecipare ad Aquafarm per ribadire il suo impegno nella valorizzazione del settore ittico. Il Masaf era presente in fiera con un’area espositiva dedicata, una sala convegni e un’arena show cooking per promuovere la qualità e la sostenibilità dei prodotti ittici italiani. Convegni, incontri e approfondimenti hanno affrontato le sfide cruciali del settore: dagli effetti del cambiamento climatico al contrasto del fake seafood, fino alla gestione delle specie invasive. Aquafarm, grazie alla collaborazione di Masaf, si conferma un’occasione per gli operatori di confrontarsi su innovazione e sviluppo, e per visitatori e giovani di conoscere un settore straordinario”.

Tra i momenti di maggiore interesse per AquaFarm, spiccano le sessioni dedicata alla sostenibilità nell’acquacoltura, l’autosufficienza energetica e le soluzioni innovative per la decarbonizzazione del settore. Ricordiamo inoltre, le sessioni “Prodotti di acquacoltura e di pesca a valore aggiunto” con protagonisti i leader della filiera ittica, mentre e quella “UE – FEAMPA” sulle novità europee che impattano il settore.

NovelFarm grande richiamo di pubblico per il tema di apertura “L’indoor farming in Italia: serre tecnologiche, vertical farm, agricoltura urbana tra normative, investimenti e mercato”, in cui si sono avvicendati player di settore, consulenti ed esponenti del mondo accademico per discutere dell’evoluzione dell’agricoltura controllata in ambiente urbano.

Un altro momento di grande interesse è stato quello di ieri pomeriggio, con la chiusura di AlgaeFarm, caratterizzata dalla tavola rotonda sul futuro della filiera delle alghe, che ha esplorato le opportunità e le sfide per il settore, dal campo alimentare a quello farmaceutico.

Matteo Leonardi, presidente dell’API – Associazione Piscicoltori Italiani ha dichiarato: “Sono stati due giorni intensi e straordinari questi appena conclusisi di AquaFarm 2025. Ricchi di incontri, condivisioni, emozioni; abbiamo partecipato ai convegni, ospitato momenti di dialogo, offerto le prelibatezze dell’acquacoltura italiana, cercando di valorizzare la diversità delle specie allevate. Due momenti particolari sono stati la consegna del Premio Davide Menozzi e la presentazione del primo manuale sul benessere dei pesci in allevamento. Un enorme grazie quindi va agli associati, ai professionisti, agli amici, ai visitatori e agli organizzatori di AcquaFarm, per continuare nel percorso verso un’acquacoltura in grado di offrire un cibo sano e sostenibile per tutti”.

Durante NovelFarm è giunta dagli Stati Uniti la notizia della scomparsa di Disckson Despommier, il padre riconosciuto del concetto moderno di Vertical Farm, divulgato nel famoso libro del 2010 The Vertical Farm: Feeding the World in the 21st Century. Il libro, ristampato in numerose riedizioni, è accredito, da parte di tutti gli imprenditori e professionisti del settore, come la fonte di ispirazione che ha dato vita a un movimento culturale ed economico globale. Dickson inaugurò la prima edizione di AquaFarm, che includeva le conferenze, successivamente evolute in NovelFarm, con una presentazione memorabile che segnò un’epoca nel nostro Paese, visitato per la prima volta dal luminare americano. Il team di NovelFarm e tutta la comunità del fuori suolo italiana lo celebra e lo ricorda con riconoscenza ed affetto.

AquaFarm, NovelFarm e AlgaeFarm si confermano quindi come un appuntamento imprescindibile per il settore, capace di attrarre sempre più operatori e pubblico grazie a un format che coniuga esposizione, aggiornamento professionale di alto livello e opportunità di business.

Sul sito ufficiale dell’evento, è possibile consultare il programma dettagliato dove saranno pubblicati a breve le presentazioni e gli atti delle sessioni convegnistiche.

L’appuntamento è per il 18 e 19 febbraio 2026, con la 9ª edizione di AquaFarm, che si terrà sempre a Pordenone Fiere, ancora in formato unificato con NovelFarm e AlgaeFarm.

AquaFarm, NovelFarm e AlgaeFarm: crescita e successo di pubblico per il ritorno all’evento unificato

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