Aquaculture Stewardship Council (ASC) sviluppa il suo impegno in Italia

Aquaculture Stewardship Council (ASC) sviluppa il suo impegno in Italia

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Aquaculture Stewardship Council (ASC) sviluppa il suo impegno in Italia – L’organizzazione internazionale Aquaculture Stewardship Council (ASC), realtà indipendente e senza scopo di lucro nata nel 2010 nei Paesi Bassi, ha deciso di incrementare il suo impegno in Italia con nuovi investimenti e nuove risorse professionali per coinvolgere sempre più la filiera dell’allevamento ittico, sensibilizzare la componente retail e comunicare ai consumatori i valori che caratterizzano e distinguono la propria certificazione.

La certificazione ASC costituisce infatti il principale schema di riferimento per l’acquacoltura responsabile a livello internazionale (l’unico conforme al codice ISEAL), perché ha gli standard più solidi, con requisiti rigorosi, basati su dati scientifici e misurabili da soddisfare.

La scelta di rivolgere maggiori attenzioni all’Italia scaturisce in risposta a una domanda del settore che si sta ampliando a tutti i livelli, collegata ad un crescente interesse per i benefici globali che derivano dalla riduzione degli impatti ambientali e sociali. In particolare, lo scenario italiano evidenzia una significativa crescita di interesse verso i prodotti di acquacoltura certificata da parte delle insegne della GdO, realtà fondamentali per portare i consumatori a privilegiare prodotti certificati, facilmente identificabili dal relativo marchio ASC.

Altrettanto importante è la maggiore sensibilità della filiera: le questioni di sostenibilità stanno diventando sempre più rilevanti nell’ambito dell’acquacoltura, poiché i produttori iniziano a riconoscere le opportunità commerciali che derivano dal certificare le proprie produzioni.

Sul progetto di sviluppo Italiano di ASC, Barbara Janker, Commercial Director Europe & Asia-Pacific, dichiara: “L’Europa meridionale sta diventando una regione prioritaria per ASC: tradizionalmente incentrata su un largo consumo di pesce e frutti di mare, offre grandi opportunità di crescita per i prodotti ittici certificati e di provenienza responsabile. Siamo entusiasti di iniziare a lavorare con i nostri partner italiani per far crescere ulteriormente la presenza del marchio ASC nella grande distribuzione e per guidare insieme la trasformazione dell’acquacoltura verso una maggiore sostenibilità.”

Il team italiano di ASC è coordinato e diretto da Desirée Pesci, Market Development Manager Italy. Sul compito che l’attende sottolinea: “Vista la crescente domanda in Italia di pesce e frutti di mare prodotti rispettando l’ambiente e i diritti dei lavoratori coinvolti, siamo felici di sviluppare ora il nostro impegno sul mercato italiano e di parlare direttamente ai consumatori in merito all’importanza della sostenibilità nel mondo dell’acquacoltura. Insieme a nostri partner faremo informazione sul significato del marchio ASC e incoraggeremo i consumatori a cercare il marchio verde quando si è al supermercato.”

Rientra nell’impegno del team italiano di ASC promuovere inoltre i rapporti collaborativi con la comunità ambientale e scientifica del nostro Paese. Altrettanto coinvolte saranno quindi altre ONG, istituzioni che si occupano di ambiente e sostenibilità, team accademici e universitari, esperti, associazioni, etc.

L’Italia, Paese al centro del mediterraneo e con oltre 7000 chilometri di coste, può essere fra i protagonisti dello sviluppo dell’acquacoltura responsabile. Un tema che riguarda l’intero futuro del pianeta e dei suoi abitanti. Vi è infatti da considerare che attualmente oltre il 30% dello stock di pesce selvatico mondiale ha raggiunto il limite biologico. Di conseguenza i prodotti ittici catturati in natura non saranno in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare di una crescente popolazione globale. Per questa ragione, già oggi, più della metà del pesce consumato in tutto il mondo proviene da allevamenti ittici e si prevede che la quota aumenterà. (Fonte FAO) La rapida crescita dell’acquacoltura può condurre però ad una cattiva gestione degli allevamenti ittici, all’inquinamento idrico, a danni ambientali locali e a condizioni di lavoro inadeguate. La posta in gioco è molto alta: è importante più che mai che l’allevamento ittico sia gestito responsabilmente, avendo a cuore le persone e il pianeta.

Anche il team italiano, naturalmente, lavorerà applicando i principi e le modalità che hanno reso autorevole nel mondo ASC. Il programma di certificazione si basa su standard che incoraggiano gli allevamenti ittici a ridurre al minimo i principali impatti ambientali e sociali dell’acquacoltura. Gli attuali 12 standard ASC coprono diverse specie ittiche: abaloni, bivalvi (vongole, cozze, ostriche, capesante), pesce piatto, trota d’acqua dolce, pangasio, salmone, branzino, orata, ombrina boccadoro, seriola e cobia, gamberetto, persico, tilapia e pesce di mare tropicale. Inoltre, ASC condivide con MSC (Marine Stewardship Council) uno standard per la produzione di alghe.

Il sistema della Catena di Custodia ASC garantisce la tracciabilità dei prodotti ittici lungo la catena di trasformazione, lavorazione e distribuzione del prodotto. Tutte le aziende nella catena che intendono gestire o vendere prodotti certificati ASC devono avere la Catena di Custodia certificata, grazie alla quale il prodotto finale può essere etichettato e i consumatori possono scegliere prodotti ittici con il marchio ASC, indicatore che sono stati allevati in modo responsabile.

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Come ti cucino un pesce…alieno

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Come ti cucino un pesce…alieno – Innovare la cucina a base di pesce è un’impresa complessa ma non impossibile, a patto di avere il coraggio di variare un elemento chiave: il pesce!
Spazio quindi in cucina a specie esotiche e originarie dei mari tropicali che vivono oggi nel Mediterraneo nel nuovo manuale della ConfcooperativeRicettario extraterrestre per cucine terrestri’.

È un libro che punta a diventare una pietra miliare nella gastronomia ittica, non perché manchino volumi sulle ricette a base di pesce, ma per il fatto che, per la prima volta, in un testo vengono illustrate metodologie e tecniche di preparazione di piatti con specie ittiche alloctone, originarie dei mari tropicali ma acclimatatesi oggi nel Mediterraneo a causa dei mutamenti ambientali. Come fare quindi per contenere queste specie invasive, che per inciso mettono a repentaglio la biodiversità del Mare Nostrum?
Semplice, ha pensato Confcooperative, associazione delle imprese cooperative italiane: trasformando una criticità ambientale in opportunità…gastronomica! Come? Traducendo in ricette alla portata di tutti (insegnando anche a riconoscerle) le modalità di preparazione e cottura di specie come il pesce scorpione, la triglia tropicale o il pesce pappagallo. Il tutto grazie al nuovo volume ‘Ricettario extraterrestre per cucine terrestri’, pubblicato con il contributo del Masaf attraverso il Piano Triennale per la Pesca e l’Acquacoltura – annualità 2024 e realizzato dai biologi e dagli esperti di Euroacque (www.euroacquecoop.it), cooperativa di ricerca ittica e indagine ambientale.

Ricette per chef di ogni livello

Il testo, che verrà reso disponibile online su richiesta, nei prossimi mesi, sui siti istituzionali tra i quali quello del C.I.R.S.PE. (www.cirspe.it), ha il duplice scopo di contribuire al contenimento di specie ittiche dannose per gli equilibri del Mediterraneo promuovendone il consumo, nonché informando i consumatori sulle caratteristiche organolettiche e sui benefici per la salute derivanti dal consumo pesci che normalmente non vivrebbero nei nostri mari.

“Il volume insegna innanzitutto a riconoscere le specie alloctone che sempre più spesso compaiono sui banchi di vendita del pesce dei nostri mercati, dopodiché passa alla presentazione delle ricette realizzabili con questi pesci inediti per ciò che concerne l’offerta del mercato ittico – spiega Cristina Lo Fazio, presidente di Euroacque, realtà di ricerca incaricata di redigere il manuale -. Si tratta di specie tropicali quali ad esempio il pesce scorpione, il pesce coniglio o il pesce pappagallo, probabilmente giunte nei nostri mari attraverso il canale di Suez e successivamente individuate dai biologi e dagli esperti del comparto pesca in numerosi siti mediterranei. Sono pesci che alterano o potrebbero alterare gli equilibri dell’ittiofauna locale, e come tutte le specie ittiche sono di complessa eradicazione. Era quindi una sfida complessa quella che abbiamo affrontato raccogliendo l’invito di Confcooperative nell’ideare un progetto che contribuisse a ridurre la presenza di queste specie nel Mediterraneo, e la soluzione più semplice ed efficace ci è sembrata appunto quella di informare meglio i consumatori sulle novità dell’offerta ittica e di portare poi questi pesci…in cucina!”.

Le pagine del volume ‘Ricettario extraterrestre per cucine terrestri’, di agile consultazione e con una ricca iconografia, accompagnano dunque il lettore alla scoperta e al riconoscimento di pesci che normalmente non possono essere visti dai consumatori italiani, se non facendo un tuffo nei mari tropicali. Dopodiché si passa alla preparazione delle diverse specie prese in considerazione, tra le quali non può mancare il famigerato granchio blu, per pulirle correttamente prima di metterle in pentola.

Il capitolo dedicato alla fase dei fornelli prende ispirazione da ricette asiatiche e sud americane in quanto queste specie sono già sedimentate nella loro cultura culinaria. È stato infine fatto un lavoro di adattamento a gusti e sapori più mediterranei studiando alternative e sostituzioni ad ingredienti più tropicali.

“Il nostro auspicio è che queste specie alloctone possano diventare da problematiche ad opportunità economica grazie al loro utilizzo in cucina, contribuendo così ad ampliare la cultura gastronomica marina e a mettere in campo concrete azioni di recupero della biodiversità dell’ittiofauna mediterranea – conclude la presidente di Euroacque, Cristina Lo Fazio -. Con il mutare delle abitudini alimentari causate da cambiamenti dell’ambiente questi pesci oggi semisconosciuti, e magari disprezzati, potranno essere un domani essere impiegati stabilmente in ambito gastronomico e, chissà, entrare anche a far parte dei consueti menu dei nostri ristoranti”.

Come ti cucino un pesce…alieno

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MiAlgae, esempio eccellente di sostenibilità

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MiAlgae, esempio eccellente di sostenibilità – MiAlgae, una startup scozzese fondata nel 2016, sta emergendo come un elemento di svolta nell’industria dell’acquacoltura e del cibo per animali domestici. Utilizzando microalghe ricche di nutrienti coltivate dai sottoprodotti dell’industria del whisky, l’azienda sta affrontando sfide ambientali cruciali, promuovendo allo stesso tempo una produzione alimentare sostenibile. Questo approccio innovativo ha garantito a MiAlgae un posto tra i finalisti del prestigioso Earthshot Prize, nella categoria Revive Our Oceans.

Il metodo dell’azienda prevede la coltivazione di microalghe ricche di Omega-3, acido grasso essenziale per la salute umana e animale, tradizionalmente ottenuto dai pesci selvatici. Poiché la domanda di Omega-3 continua a crescere, MiAlgae offre una soluzione che riduce la dipendenza dagli ecosistemi marini sovrasfruttati. Collocata vicino a fonti di acque reflue delle distillerie, la startup sfrutta energia rinnovabile per alimentare due fermentatori da 30.000 litri, producendo circa 100 tonnellate di alghe a settimana. Questa produzione viene poi essiccata e incorporata in mangimi per l’acquacoltura e il cibo per animali domestici, offrendo un’alternativa sostenibile ai mangimi convenzionali.

La rapida crescita di MiAlgae è sostenuta da un accordo di acquisto di sette anni con una grande organizzazione di acquacoltura. A partire da quest’anno, l’azienda prevede di produrre 3.000 tonnellate di alghe, grazie al round di finanziamento da 20 milioni di sterline e a un’ulteriore raccolta fondi di 10 milioni di sterline. Questi fondi consentiranno di ampliare significativamente le operazioni, permettendo a MiAlgae di contribuire alla riduzione di 500.000 tonnellate di emissioni di CO2 e al riciclo di 93 milioni di litri d’acqua entro la fine del 2023.

Questa iniziativa ecologica sottolinea l’impegno di MiAlgae nel raggiungere un volume di produzione equivalente alla resa ittica di quasi 750 milioni di pesci selvatici. Non solo il metodo è scalabile, ma è anche considerato più redditizio rispetto ad altre tecniche di produzione di alghe, posizionando l’azienda come leader nella spinta verso un’acquacoltura sostenibile.

Mentre il mondo cerca soluzioni innovative alle sfide ambientali, gli sforzi di MiAlgae testimoniano il potere di combinare tecnologia e natura, dimostrando che industrie come l’acquacoltura possono crescere preservando al contempo le risorse del pianeta.

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Tendenze globali nel mercato del pesce bianco

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Tendenze globali nel mercato del pesce bianco – Il mercato globale del pesce bianco, compreso il pollock, il merluzzo e il nasello, ha subito cambiamenti significativi negli ultimi due decenni. Cina, Stati Uniti e Spagna sono in prima linea nella domanda, guidando la crescita del settore con l’aumento dei valori di importazione. Dal 2012, il pollock dell’Alaska surgelato ha dominato le importazioni cinesi, mentre altre specie di pesce bianco, come il merluzzo e il nasello surgelati, hanno registrato tendenze significative in questo mercato.

La posizione della Cina come il più grande importatore di pesce bianco è indiscussa. Dal 2004, il paese ha importato pesce bianco per un valore di 24,6 miliardi di dollari, con il pollock dell’Alaska surgelato in testa alla popolarità. L’aumento delle importazioni di pollock dal 2012 riflette un cambiamento nelle preferenze dei consumatori, e anche il merluzzo e l’eglefino detengono una quota di mercato significativa. Nel 2011, la Cina ha importato eglefino surgelato per un valore di 153 milioni di dollari, un anno di picco per questo prodotto.

Gli Stati Uniti seguono da vicino come secondo maggiore importatore di pesce bianco a livello globale, avendo importato oltre 24,1 miliardi di dollari negli ultimi 20 anni. È interessante notare come i filetti di merluzzo surgelati siano stati la scelta principale per i consumatori americani dal 2012, con un valore di importazione di 610 milioni di dollari registrato nel 2022, il valore più alto. Nonostante un calo nel 2023, gli Stati Uniti continuano a fare affidamento sulle importazioni di merluzzo surgelato e altri prodotti di pesce bianco per soddisfare la domanda interna.

La Spagna, terzo maggiore importatore, ha dimostrato un interesse costante per il pesce bianco, soprattutto dopo la Brexit, che ha posizionato il paese come principale consumatore di pesce bianco nell’Unione Europea. Nel 2023, la Spagna ha importato pesce bianco per un valore di 933 milioni di dollari, con i filetti di nasello surgelati in evidenza, per un valore di 297 milioni di dollari.

Le dinamiche del commercio internazionale, come il divieto degli Stati Uniti sui prodotti ittici di origine russa, hanno creato nuove opportunità per paesi come il Vietnam, che esporta un volume significativo di pangasio. Questa specie, pur non essendo tradizionalmente dominante in alcuni di questi mercati, sta lentamente guadagnando terreno grazie alla sua convenienza e valore nutrizionale.

Il pesce bianco continuerà a essere una pietra miliare del consumo di prodotti ittici in molte regioni, e le fluttuazioni del mercato offrono sia sfide che opportunità per gli esportatori. Con l’aumento della domanda di prodotti ittici sostenibili e diversificati, i paesi dovranno adattarsi per soddisfare le esigenze in evoluzione dei consumatori di tutto il mondo.

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Pesca, unire il settore per garantire un orizzonte tra lavoro, tradizione e innovazione

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Pesca, unire il settore per garantire un orizzonte tra lavoro, tradizione e innovazione – “Una sola voce che metta insieme sindacato, parti datoriali e pescatori per presentare alle istituzioni proposte concrete che valorizzino la pesca come attività strategica per il Made in Italy, permettendo al settore di affrontare le sfide contemporanee e future senza zavorre ideologiche che ne penalizzino lo sviluppo. Uno sviluppo che deve partire dalla necessità di innovare il settore e di riconoscere il giusto valore del lavoro dei pescatori, la loro cultura e la loro attenzione verso la sostenibilità ambientale”.

È quanto dichiarato dalla Segretaria Generale della UILA Pesca, Maria Laurenza, in apertura del convegno Orizzonte pesca: lavoro, tradizione e innovazione ieri a Fiumicino, con l’obiettivo di esaminare e discutere, con tutti gli attori del comparto, le principali criticità e le sfide che coinvolgono il settore.

All’incontro, che si inserisce nell’ambito delle attività connesse all’esecuzione del Programma Nazionale Triennale della Pesca e dell’Acquacoltura, è intervenuto il sottosegretario Masaf Patrizio Giacomo La Pietra che ha ribadito la sua attenzione al mondo della pesca, accogliendo l’invito ad una collaborazione partecipata per individuare in modo condiviso misure adeguate allo sviluppo del settore e alla salvaguardia dei livelli occupazionali.

Particolarmente gradito, inoltre, il messaggio di saluto da parte della Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, che ha sottolineato il suo impegno a mantenere vivo il confronto con le parti sociali.

Un confronto molto partecipato che ha visto gli interventi, delle istituzioni, delle parti datoriali e di numerosi pescatori, uniti nella richiesta condivisa di misure di sostegno finalizzate a garantire un orizzonte al loro lavoro.

I lavori, presieduti da Fabrizio De Pascale, Segretario Nazionale Uila Pesca, sono stati animati da numerosi interventi tra cui Giancarlo Righini, Assessore regionale con delega alla pesca, Mauro Colarossi, Capo ufficio Reparto Pesca Marittima e Capitanerie di porto, Stefano Costa, Assessore comunale con delega alla pesca – Comune di Fiumicino, Federico Bigoni, Vicepresidente Federpesca, Daniela Borriello, Responsabile Pesca e Acquacoltura Coldiretti e Giampaolo Buonfiglio, Copresidente Alleanza Cooperative Italiane-settore pesca.

Le conclusioni sono state svolte da Enrica Mammucari, Segretaria Generale Uila.

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