Hog Island Oyster. La sfida all’acidificazione degli oceani parte dai vivai

 [[{“value”:”

Hog Island Oyster. La sfida all’acidificazione degli oceani parte dai vivai – In un mondo dove l’acidificazione degli oceani minaccia la sopravvivenza delle specie marine, i vivai di ostriche emergono come laboratori di resilienza. Le ostriche, preziose per l’ecosistema marino e per l’economia dell’acquacoltura, stanno affrontando una delle sfide più complesse della nostra era: adattarsi a un ambiente in rapido cambiamento.

Le acque degli oceani stanno diventando più acide a causa dell’assorbimento di anidride carbonica (CO2), un fenomeno che compromette la capacità delle ostriche di formare i loro gusci calcarei. Questo processo, noto come acidificazione degli oceani, ha effetti devastanti sulla crescita e sulla sopravvivenza di larve e giovani esemplari. Tuttavia, aziende visionarie come la Hog Island Oyster Co. stanno riscrivendo le regole del gioco.

Attraverso l’adozione di tecnologie avanzate, i vivai stanno monitorando costantemente i livelli di pH e altri parametri chimici dell’acqua. Sistemi di buffering e tecniche di manipolazione dell’acqua vengono utilizzati per creare microambienti più favorevoli, riducendo lo stress acido sulle giovani ostriche. L’innovazione non si ferma qui: la selezione genetica mirata identifica esemplari naturalmente più resistenti, favorendo la crescita di popolazioni capaci di tollerare condizioni più estreme.

Questi sforzi non sono solo una questione di sopravvivenza biologica, ma rappresentano anche un modello di business sostenibile. L’industria delle ostriche, che contribuisce significativamente all’economia costiera in molte regioni del mondo, dimostra che la sostenibilità ambientale e la redditività economica possono coesistere.

La storia delle ostriche resilienti non è solo una lezione di adattamento biologico, ma anche un esempio di come la scienza e la tecnologia possano essere alleati cruciali nella lotta contro i cambiamenti climatici. Mentre le onde dell’incertezza climatica si infrangono sulle coste globali, i vivai di ostriche rappresentano una speranza tangibile per un futuro più sostenibile.

Hog Island Oyster. La sfida all’acidificazione degli oceani parte dai vivai

 

L’articolo Hog Island Oyster. La sfida all’acidificazione degli oceani parte dai vivai proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Caviar Giaveri: l’arte della sostenibilità e dell’innovazione

 [[{“value”:”

Caviar Giaveri: l’arte della sostenibilità e dell’innovazione – Lo storione è una delle specie più antiche del pianeta, sopravvissuta per milioni di anni e oggi al centro di un percorso di tutela e valorizzazione. In un’epoca in cui la sostenibilità è diventata un pilastro dell’acquacoltura, allevare storioni non significa solo produrre caviale, ma anche preservare un equilibrio naturale messo a rischio dalla pesca indiscriminata e dal degrado ambientale.

In questo contesto si inserisce Caviar Giaveri, un’azienda che ha fatto dell’allevamento dello storione un modello di sostenibilità, con impianti progettati per garantire il benessere della specie e la qualità del prodotto. La gestione responsabile delle risorse idriche, l’utilizzo di energia rinnovabile e il controllo costante degli habitat rendono il loro caviale il risultato di un processo attento e rispettoso dell’ambiente.

Ma cosa significa, concretamente, produrre caviale in modo etico? Quali sfide presenta un mercato sempre più attento alla provenienza e alla qualità? E in cosa si distingue la produzione italiana rispetto alle altre realtà internazionali? Ne parliamo con Giada Giaveri, che ci accompagna in un viaggio tra innovazione, tradizione e rispetto per la natura.

La sostenibilità è un tema centrale nell’acquacoltura. Quali pratiche adottate per garantire un impatto ambientale minimo e la tutela degli ecosistemi acquatici?

La strada adottata rispetto ai principi di sostenibilità fa di Caviar Giaveri un’azienda green a 360°. Il territorio è fondamentale, infatti il nostro allevamento è nato alla fine anni ’70 proprio per le sue caratteristiche idrogeologiche. Ancora prima dello sviluppo della storioni-coltura, gli storioni già facevano parte dell’ecosistema italiano e nella Pianura Padana nuotavano ben tre specie, che hanno alimentato una tradizione gastronomica importante, legata a piatti a base della loro carne e di caviale. Soprattutto durante il Rinascimento, molti autori hanno testimoniato nei propri scritti come il caviale veniva prodotto e consumato in Italia.
Oggi, l’acquacoltura è garanzia di sostenibilità e di uno dei migliori sistemi di controllo alimentare al mondo.
Il nostro impianto è nei possedimenti ittici della Caviar Giaveri, nel comune di San Bartolomeo di Breda in provincia di Treviso, a pochi chilometri da Venezia, e dispone complessivamente di oltre 15 ettari di allevamento protetti e controllati dove gli equilibri della specie sono rispettati. L’attività è svolta nel rigoroso rispetto della natura, con una particolare attenzione all’integrità degli ambienti cominciata con il fondatore e portata avanti ancor oggi. Da sempre ci impegniamo a rendere il nostro percorso produttivo sostenibile, anche risparmiando risorse idriche e puntando sull’acquisto di energia rinnovabile.
A favorirlo, le moderne tecnologie di acquacoltura applicate agli impianti, che permettono anche la salvaguardia è dello storione, attualmente una delle specie in pericolo di estinzione incluse nella Convenzione di Washington, il cui allevamento e commercializzazione sono tutelati dalla CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora). L’allevamento dello storione rappresenta, quindi, un valido supporto per preservare questa specie e per ripopolare anche i nostri fiumi e, nella nostra realtà, gli esemplari vivono in modo molto simile a quello selvatico.
Inoltre, acquistare il caviale proveniente da un allevamento autorizzato e dotato di idonea etichettatura, rappresenta un valido impegno a sostenere chi contribuisce, legalmente, alla salvaguardia di questa bellissima specie ittica. Scoraggiando il bracconaggio e la pesca barbarica dei pochi esemplari rimasti nel loro ambiente naturale e segnalando i canali illegali di vendita, che spesso trattano il caviale prodotto in condizioni igienico sanitarie precarie, aiutiamo la sopravvivenza di una specie che ha mantenuto per millenni le caratteristiche che aveva nella preistoria.

La qualità del caviale dipende strettamente dal benessere degli storioni. Quali protocolli seguite per assicurare condizioni ottimali negli allevamenti, sia dal punto di vista ambientale che sanitario?

Ogni esemplare è accudito e seguito in ogni fase della sua crescita: ogni aspetto è curato minuziosamente per ricreare il miglior habitat (lo storione è specie protetta e l’allevamento ne tutela la sopravvivenza, come spiegato prima), garantendo il massimo rispetto per l’equilibrio dell’ecosistema. L’alimentazione, la temperatura dell’acqua, le condizioni di ogni storione, sono monitorati 24/7 da sistemi computerizzati e dal vigile controllo di personale esperto. Gli elevati standard raggiunti permettono di avere la tracciabilità totale del caviale prodotto. La fase più importante per ottenere un buon caviale è quella della crescita del pesce, quando gli equilibri della specie devono essere rispettati e l’ambiente dove gli esemplari vivono deve essere il più simile possibile a quello naturale. Ci occupiamo della gestione della filiera produttiva completa, da uovo a uovo.

Il mercato globale del caviale è in continua evoluzione. Quali sono le tendenze emergenti che influenzano la domanda e come vi adattate per restare competitivi?

Per molti il caviale è un cibo russo, per altri è migliore quello iraniano, qualcuno invece lo ha assaggiato in lussuosi negozi che propongono un prodotto importato in anonime latte o riconfezionato in variopinte lattine con BRAND occidentali.
Importato da dove? Dalla Russia? Dall’Iran? Basta davvero leggere la marca, conoscere un BRAND per capirne la provenienza?
Non molti sanno che il caviale è un cibo fatto esclusivamente con uova di storione e sale, le uova di altri pesci sono solo succedanei, ne imitano la forma, il colore, ma non possono imitarne il sapore, ineguagliabile. Ancora meno sono consapevoli che da anni gli storioni sono una specie in estinzione e non sono più pescati nel Mar Caspio o nel Mar Nero, dove ormai ne restano davvero pochi.

Da decenni, ormai, da quando il caviale di storione selvaggio non è più disponibile perché in natura lo storione rientra tra le specie ad alto rischio di estinzione e ne è vietata la pesca, è molto importante informare il consumatore della provenienza del suo prezioso acquisto.

Ci stiamo impegnando quindi da anni, tramite una rete di eventi e formazioni per divulgare la cultura e la storia del caviale: è importante che il consumatore abbia gli strumenti per scegliere quello che acquista.

L’Italia è rinomata per la qualità del suo caviale. Quali sono, secondo voi, i tratti distintivi che rendono unico il caviale italiano e cosa contraddistingue in particolare la produzione di Caviar Giaveri?

Oggi le origini del caviale sono molte e rappresentano filosofie produttive alquanto diverse. Tra i paesi primeggia l’Italia, dove Caviar Giaveri è tra i maggiori esportatori mondiali e anche tra i primi ad aver iniziato quasi quarant’anni fa l’allevamento degli storioni. Da produttori, ci occupiamo della filiera completa, quindi dalla riproduzione dei piccoli storioni, attraverso i lunghi anni di l’allevamento, fino alla produzione del caviale e alla commercializzazione: garantiamo, quindi, una totale tracciabilità del prodotto, assicurando il rispetto degli standard sanitari più esigenti. Si parla quindi anche di sostenibilità grazie alla filiera corta. Alleviamo, inoltre, 10 specie diverse di storioni e siamo ad oggi il parco più vario del mondo.

Servite sia il settore della ristorazione di alta gamma che i consumatori finali. Come personalizzate la vostra offerta per rispondere alle diverse esigenze di questi mercati?

La nostra è la collezione di caviale proveniente dallo stesso produttore più vasta disponibile sul mercato ad oggi. In linea ce ne sono ben 8 tipologie provenienti da specie di storione diverse, tutte con caratteristiche ben distinte. Ogni specie di storione dona una tipologia di caviale diverso quindi riusciamo a rispondere alle esigenze dei diversi target.

L’innovazione tecnologica svolge un ruolo chiave nel settore ittico. Quali soluzioni tecnologiche avete implementato per ottimizzare i processi produttivi e migliorare la qualità del vostro caviale?

L’innovazione tecnologica è di sicuro uno strumento fondamentale per il miglioramento, abbiamo recentemente implementato un sistema automatizzato per l’alimentazione dello storione customizzato sulle necessità delle diverse specie e dei diversi cicli produttivi. Per quanto riguarda, però, la produzione del caviale questa rimane molto legata all’artigianalità e alla cura manuale, data la sua natura unica e delicata. Quindi, nella nostra azienda la chiave è creare un giusto equilibrio tra l’automazione e il mantenimento della manifattura.

Guardando al futuro, quali sono le vostre principali ambizioni e i progetti strategici su cui state lavorando per consolidare la vostra presenza sui mercati nazionali e internazionali?

Il progetto è quello di continuare a raccontare il caviale attraverso eventi capillari in Italia e all’estero, per far conoscere e appassionare a una cultura affascinante e capace di mantenere sempre alti livelli di eleganza a tavola.

Nella foto: Giada, Jenny e Joyce Giaveri

Caviar Giaveri: l’arte della sostenibilità e dell’innovazione

L’articolo Caviar Giaveri: l’arte della sostenibilità e dell’innovazione proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

La Norvegia pesca aringhe e sgombri, ma non li consuma

 [[{“value”:”

La Norvegia pesca aringhe e sgombri, ma non li consuma – La Norvegia è tra i maggiori produttori di pesce al mondo, con centinaia di migliaia di tonnellate di aringhe e sgombri pescate ogni anno. Queste specie non solo rappresentano un’importante risorsa alimentare, ma sono anche tra le più sostenibili e a basso impatto ambientale. Tuttavia, come sottolinea l’Havforsknings Instituttet, paradossalmente, il consumo di questi prodotti nel paese scandinavo è incredibilmente basso, mentre la produzione viene destinata in gran parte all’export. A richiamare l’attenzione su

Un tesoro dimenticato sulle tavole norvegesi

Secondo i dati raccolti dalla Norwegian Directorate of Health, il consumo di pesce in Norvegia sta diminuendo, mentre quello di carne rossa è in costante crescita. Un dato che contrasta con le raccomandazioni nutrizionali: si consiglia di mangiare pesce almeno due o tre volte a settimana, preferibilmente quello grasso come sgombro e aringa, per i suoi benefici per la salute. L’apporto di Omega-3, proteine nobili e minerali essenziali è cruciale per il benessere, eppure il pesce azzurro non sembra trovare spazio sulle tavole norvegesi.

Pesce azzurro e sostenibilità: una risposta alla crisi climatica

Mentre il dibattito globale si concentra sulla riduzione delle emissioni di CO₂ e sulla sicurezza alimentare, il consumo di pesce azzurro rappresenta una soluzione concreta. Ridurre l’assunzione di carne rossa a favore di pesce come sgombro e aringa potrebbe portare enormi benefici ambientali e sanitari. Questi pesci, infatti, hanno un’impronta ecologica molto più bassa rispetto agli allevamenti di bovini o suini, e potrebbero giocare un ruolo chiave in una strategia di alimentazione più sostenibile.

Autosufficienza e sicurezza alimentare: il ruolo del settore ittico

In tempi di crisi globale, con guerre, pandemie e instabilità politica che minacciano la sicurezza alimentare, la Norvegia potrebbe puntare sulle proprie risorse ittiche per ridurre la dipendenza dalle importazioni. Tuttavia, il settore ittico nazionale sembra trascurare il mercato interno, focalizzandosi maggiormente sull’export. Questo rappresenta un’opportunità mancata: il rafforzamento dell’industria ittica locale potrebbe garantire un migliore accesso al pesce per la popolazione, migliorando la preparazione del paese a eventuali emergenze alimentari future.

Educazione al consumo: la chiave per un cambiamento culturale

Uno dei problemi principali legati al basso consumo di pesce in Norvegia potrebbe essere la mancanza di conoscenza su come cucinarlo e integrarlo nella dieta quotidiana. Molte persone, infatti, non sanno come preparare piatti a base di aringhe o sgombri, rendendo questi alimenti poco attraenti nelle abitudini alimentari moderne. Investire in campagne di sensibilizzazione e promozione del consumo di pesce locale potrebbe essere una mossa vincente sia per la salute pubblica che per l’industria ittica.

La Norvegia ha tra le mani un patrimonio incredibile, una risorsa naturale che potrebbe garantire alimentazione sostenibile, salute pubblica e sicurezza alimentare. Tuttavia, senza una strategia chiara per incentivare il consumo interno, il pesce azzurro continuerà a essere esportato in massa mentre la popolazione locale ne trarrà scarso beneficio. Serve un cambiamento culturale e politico, che coinvolga istituzioni, industria e cittadini, affinché aringhe e sgombri non siano solo un’eccellenza da vendere all’estero, ma anche un pilastro dell’alimentazione nazionale.

La Norvegia pesca aringhe e sgombri, ma non li consuma

L’articolo La Norvegia pesca aringhe e sgombri, ma non li consuma proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Come il settore ittico può rispondere alle nuove esigenze dei consumatori?

 [[{“value”:”

Come il settore ittico può rispondere alle nuove esigenze dei consumatori? – Il mercato del consumo alimentare sta cambiando rapidamente. Il nuovo report di Capgemini Research Institute, What Matters to Today’s Consumer? 2025 Consumer Behavior Tracker, analizza le tendenze globali che stanno ridefinendo le scelte dei consumatori, dal crescente interesse per la sostenibilità alla diffusione dell’intelligenza artificiale nei processi d’acquisto. Come può il settore ittico adattarsi a questo scenario in evoluzione?

Consumatori sempre più attenti alla sostenibilità

Secondo il report Capgemini, il 64% dei consumatori sceglie prodotti percepiti come sostenibili e questa tendenza è in continua crescita. L’attenzione alla provenienza, all’impatto ambientale e alla trasparenza delle etichette sta spingendo i brand a ripensare la propria offerta.

Nel settore ittico, questa tendenza si traduce in una crescente richiesta di pesce certificato e proveniente da acquacoltura e pesca sostenibili. Il report evidenzia che il 38% dei consumatori è disposto a pagare un sovrapprezzo del 1-5% per prodotti sostenibili, un segnale chiaro per il mercato: la sostenibilità è un valore, ma deve essere accessibile. Le aziende ittiche devono quindi lavorare su modelli produttivi che garantiscano trasparenza e tracciabilità senza far lievitare eccessivamente i costi.

Food waste e tracciabilità Il valore della filiera corta

Un altro aspetto chiave del report riguarda la riduzione degli sprechi alimentari (food waste). Il 71% dei consumatori è consapevole dell’impatto ambientale degli sprechi, mentre il 73% sostiene attivamente iniziative dei brand per ridurli. Questo aspetto è cruciale per il settore ittico, dove la deperibilità del prodotto è una sfida quotidiana.

Soluzioni come il fresh frozen (surgelazione immediata post-pesca), il packaging innovativo e il miglioramento della logistica di distribuzione possono aiutare a ridurre lo spreco e garantire un prodotto più fresco e sostenibile.

Gen AI e social commerce L’industria ittica è pronta alla rivoluzione digitale?

Secondo Capgemini, il 58% dei consumatori ha sostituito i motori di ricerca con strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale generativa (Gen AI) per ricevere suggerimenti di acquisto. La personalizzazione è il nuovo paradigma del retail e il settore ittico potrebbe sfruttarla per migliorare l’esperienza d’acquisto.

Non solo: il 53% della Gen Z acquista prodotti tramite Instagram e TikTok. Il mercato ittico ha un’enorme opportunità nel social commerce, ma per sfruttarla è necessario investire in strategie digitali mirate: storytelling, influencer marketing e contenuti educativi sulla qualità e sulla sostenibilità del pesce possono fare la differenza.

Un settore in trasformazione

I dati del Consumer Behavior Tracker 2025 di Capgemini dimostrano che le abitudini di acquisto stanno cambiando rapidamente e che la sostenibilità, la digitalizzazione e la riduzione degli sprechi sono diventati elementi chiave.

Il settore ittico, per restare competitivo, deve anticipare queste tendenze, sviluppando prodotti più trasparenti, tracciabili e sostenibili, ma anche sperimentando nuovi canali di vendita digitale e strategie di comunicazione innovative.

Il futuro del mercato ittico è chiaro: chi saprà evolversi e rispondere a queste nuove esigenze non solo sopravvivrà, ma crescerà in un contesto sempre più esigente e selettivo.

Come il settore ittico può rispondere alle nuove esigenze dei consumatori?

L’articolo Come il settore ittico può rispondere alle nuove esigenze dei consumatori? proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Mercato del salmone in fermento

 [[{“value”:”

Mercato del salmone in fermento – La filiera del salmone sta attraversando un periodo di profondi cambiamenti, dettati da dinamiche produttive e commerciali che stanno ridefinendo gli equilibri globali. In Norvegia, il miglioramento delle condizioni ambientali e le innovazioni in campo veterinario hanno portato a un netto incremento della qualità del salmone allevato. L’adozione di un nuovo vaccino contro l’ulcera invernale e la riduzione delle fioriture di meduse hanno contribuito a una produzione più stabile e con tassi di sopravvivenza più elevati. Questi progressi, uniti a una gestione più efficace dell’allevamento, si riflettono in un prodotto finale di qualità superiore.

Secondo l’analista finanziario Filip Szczesny di Kontali, le esportazioni norvegesi di salmone per la lavorazione verso l’Unione Europea sono diminuite del 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo fenomeno suggerisce una crescente domanda interna nei mercati premium, che assorbe una quota maggiore del salmone allevato in Norvegia, lasciando l’Europa con un surplus di pesce fresco intero di grandi dimensioni. Questa eccedenza, unita alla riduzione della domanda asiatica, ha innescato una flessione dei prezzi sul mercato europeo, mettendo in difficoltà alcuni operatori del settore.

Nel frattempo, in Cile, il settore dell’acquacoltura ha segnato un nuovo traguardo con un raccolto invernale record di salmone coho, con una crescita del 5% anno su anno e un aumento del peso medio dei pesci del 3% rispetto all’anno precedente. Nonostante questi risultati positivi, la produzione totale cilena ha registrato un calo del 6% su base annua, riflettendo le difficoltà operative di un’industria sempre più soggetta a sfide ambientali e normative stringenti.

Diversa la situazione in Islanda, dove le prospettive per il 2025 appaiono più incerte. Le basse temperature e i problemi sanitari persistenti nei pesci allevati stanno determinando una riduzione delle previsioni di volume, con possibili ripercussioni sulla capacità di esportazione del Paese. L’Islanda, che negli ultimi anni aveva visto una crescita costante del settore ittico, si trova ora a fronteggiare un contesto meno favorevole che potrebbe rallentare la sua espansione nel mercato globale del salmone.

Mentre il comparto norvegese si orienta verso una qualità superiore e una maggiore selettività nei mercati di destinazione, il surplus europeo e la pressione sui prezzi impongono una riflessione sulle strategie future per l’industria del salmone. Il settore dovrà trovare un equilibrio tra innovazione, sostenibilità e competitività per rispondere alle sfide globali e mantenere la propria leadership nel panorama ittico internazionale.

Mercato del salmone in fermento

L’articolo Mercato del salmone in fermento proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Pagina 31 di 1497

Made with & by Matacotti Design

Privacy & Cookie Policy