Il 9 ottobre a Fiumicino il convegno Uila Pesca “Orizzonte Pesca”

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Il 9 ottobre a Fiumicino il convegno Uila Pesca “Orizzonte Pesca” – Si svolgerà mercoledì 9 ottobre, a Fiumicino, il convegno “Orizzonte pesca: lavoro, tradizione e innovazione” organizzato dalla Uila Pesca. I lavori, che avranno inizio alle ore 9:30 saranno presieduti da Fabrizio De Pascale, Segretario Nazionale Uila Pesca e la relazione introduttiva sarà affidata alla Segretaria Generale Maria Laurenza.

Il convegno vedrà la partecipazione di numerosi ospiti. Sono previsti gli interventi di Mario Baccini, Sindaco di Fiumicino, Giancarlo Righini, Assessore regionale con delega alla pesca, Paolo Marzio, Capitano di Vascello (CP), Capo Reparto Pesca Marittima – Comando generale delle Capitanerie di porto, Stefano Costa, Assessore comunale con delega alla pesca – Comune di Fiumicino, Federico Bigoni, Vicepresidente Federpesca, Daniela Borriello, Responsabile Pesca e Acquacoltura Coldiretti e Giampaolo Buonfiglio, Copresidente Alleanza Cooperative Italiane-settore pesca.

Dopo il dibattitto, le conclusioni saranno svolte da Enrica Mammucari, Segretaria Generale Uila.

“L’obiettivo del convegno è quello di valorizzare la cultura del ceto peschereccio con uno sguardo verso il futuro, quello dell’orizzonte pesca, al fine di trovare soluzioni concrete che possano da un lato salvaguardare le antiche usanze e dall’altro rispondere in modo adeguato alle sfide contemporanee, unica strada per garantire un futuro al comparto” dichiara Maria Laurenza, segretaria generale Uila Pesca.

L’incontro, che si svolgerà presso l’Hotel Tiber, si inserisce nell’ambito delle attività connesse all’esecuzione del Programma Nazionale Triennale della Pesca e dell’Acquacoltura ed è realizzato in collaborazione con il Masaf, ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Il 9 ottobre a Fiumicino il convegno Uila Pesca “Orizzonte Pesca”

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Saltati gli accordi di pesca tra UE e Marocco

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Saltati gli accordi di pesca tra UE e Marocco – L’Unione Europea e il Marocco hanno mantenuto a lungo partenariati economici, con accordi che spaziano in vari settori, tra cui la pesca. Tuttavia, gli accordi commerciali del 2019 tra UE e Marocco, specificamente riguardanti i prodotti ittici e agricoli, hanno suscitato polemiche per quanto riguarda la loro applicabilità al Sahara Occidentale, un territorio conteso. Questi accordi sono stati conclusi senza il consenso esplicito del popolo del Sahara Occidentale, il che, secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE), viola i principi fondamentali di autodeterminazione.

Con una storica sentenza del 4 ottobre 2024, la CGUE ha confermato che il consenso del popolo del Sahara Occidentale è una condizione preliminare per la validità di qualsiasi accordo internazionale applicato al suo territorio. Questa decisione segue anni di dispute legali avviate dal Fronte Polisario, un movimento che sostiene l’indipendenza del Sahara Occidentale. Sebbene gli accordi in questione fossero presentati come vantaggiosi per la regione, la Corte ha stabilito che non fornivano i benefici tangibili o verificabili richiesti alla popolazione locale. Di conseguenza, la Corte ha annullato le decisioni del Consiglio, sottolineando la necessità di un consenso genuino da parte del popolo saharawi.

Le implicazioni di questa sentenza sono ampie. L’UE e il Marocco devono ora rivedere le loro relazioni commerciali riguardanti le risorse naturali del Sahara Occidentale. Senza una consultazione adeguata e una condivisione dei benefici con la popolazione locale, qualsiasi accordo rischia l’invalidazione legale. Inoltre, questa sentenza stabilisce un precedente per futuri accordi internazionali riguardanti territori contesi, garantendo che l’autodeterminazione rimanga un principio centrale nel diritto internazionale.

Per il Sahara Occidentale, la lotta per l’autodeterminazione continua. Sebbene la sentenza non cambi immediatamente la situazione sul campo, essa conferisce un peso legale alle rivendicazioni del popolo saharawi. Con l’aumento degli interessi economici nella pesca e in altre risorse naturali della regione, la sentenza richiede una maggiore attenzione agli accordi che riguardano il territorio, spingendo la comunità internazionale a considerare responsabilità etiche e legali.

Saltati gli accordi di pesca tra UE e Marocco

 

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Europêche. Delusione per annullamento accordi pesca UE-Marocco

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Europêche. Delusione per annullamento accordi pesca UE-Marocco – Gli accordi UE-Marocco hanno svolto un ruolo cruciale nel garantire la gestione sostenibile e scientifica degli stock ittici. Queste attività di pesca sono state vitali nel fornire milioni di pasti sani e accessibili ogni giorno alle regioni con le maggiori necessità.

Sebbene Europêche rispetti la decisione della Corte, il settore è profondamente deluso dal fatto che questa sentenza interrompa le operazioni di pesca gestite in modo efficace che soddisfano gli standard di sostenibilità dell’UE in questa parte fondamentale delle acque dell’Africa occidentale. Perdere l’accesso a tali fondali di pesca essenziali è molto preoccupante per il settore, soprattutto considerando le ridotte opportunità di pesca e la diminuzione dei fondali di pesca accessibili alla flotta dell’UE.

Secondo Javier Garat, Presidente di Europêche: “L’attuale accordo di pesca UE-Marocco ha contribuito a migliorare la gestione sostenibile delle risorse ittiche in queste ricche zone di pesca ed è stato fondamentale per l’attività di fino a 128 imbarcazioni europee, 700 pescatori e 3.500 lavoratori a terra. Ora che l’accordo è stato annullato, devono essere contemplati diversi scenari, tra cui operazioni di pesca con autorizzazioni dirette. In ogni caso, siamo pronti a lavorare urgentemente con tutte le parti coinvolte affinché la cooperazione commerciale e di pesca tra Marocco e UE possa continuare in futuro”.

Il vicepresidente di Europêche, Tim Heddema, ha risposto alla sentenza, affermando: “La nostra priorità resta la fornitura responsabile e sostenibile di pesce, assicurando che pasti sani e convenienti continuino a raggiungere i mercati globali. L’accordo di partenariato per una pesca sostenibile UE-Mauritania sarà ora un’alternativa ancora più importante per la pesca pelagica UE, ma solo se diventerà commercialmente sostenibile. Ad esempio, un rapido recupero degli stock sovrasfruttati dalle flotte extra UE sarà fondamentale per un ritorno di più operatori UE nelle acque mauritane. Ciò richiede un’azione appropriata da parte del governo mauritano. È una buona notizia che i primi passi siano stati compiuti sulla base di un nuovo piano di gestione”.

Europêche. Delusione per annullamento accordi pesca UE-Marocco

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La marineria di Rimini protagonista in Adriatico nella riduzione e gestione dei rifiuti per la pesca sostenibile

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La marineria di Rimini protagonista in Adriatico nella riduzione e gestione dei rifiuti per la pesca sostenibile – I rifiuti marini sono un problema globale che minacciano gli ecosistemi costieri e marini di tutto il mondo e, purtroppo, le attività di pesca non sono esenti dal problema. Consapevoli e coscienti della necessità di intervenire adottando metodi e sistemi di raccolta, gestione e riutilizzo dei rifiuti, la Cooperativa riminese Lavoratori del Mare ha aderito al progetto FishNoWaste, approvato e finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma di cooperazione territoriale Italia Croazia.

“Tutti i pescatori della marineria di Rimini – dichiara Mauro Zangoli, Presidente della Lavoratori del Mare – sono coinvolti nello sviluppo della strategia identificata per la raccolta dei rifiuti pescati in mare o generati nelle quotidiane attività. L’Adriatico per la sua conformazione e peculiarità è particolarmente sensibile all’inquinamento prodotto anche dalle attività di pesca. Per questo motivo partecipiamo a questo importante progetto”.

Coordinato dal Dipartimento Biologia dell’Università di Padova in qualità di soggetto capofila, il progetto vede principalmente coinvolti 4 porti pescherecci adriatici (Rimini, Chioggia, Spalato e Tribunj) nell’implementazione di un protocollo validato di raccolta dati, gestione dei rifiuti, prevalentemente plastici e riutilizzo e riciclo, sulla base delle migliori pratiche e con materiali innovativi, coinvolgendo i pescatori locali.

“Il progetto FishNoWaste – interviene Massimo Bellavista, responsabile pesca e acquacoltura di Legacoop Agroalimentareintende contribuire alla creazione di un ambiente più verde e resistente dell’ecosistema adriatico, migliorando la protezione e la conservazione della natura, della biodiversità e delle infrastrutture verdi (incluse quelle nelle aree urbane) attraverso la riduzione dell’inquinamento marino e costiero”.

“In questi 30 mesi del progetto – prosegue Bellavista – la marineria di Rimini adotterà un modello partecipativo di raccolta e gestione dei rifiuti, confermando il proprio impegno nello sviluppo di una filiera ittica sostenibile”.

In collaborazione con la Cooperativa di ricerca e assistenza tecnica Mare di Cattolica (partner del progetto) e con il supporto del Comune di Rimini (partner associato) si andranno a testare modelli partecipativi per poi esportarli nei porti pescherecci italiani e croati.

Il progetto prevede inoltre azioni informative, formative e di sensibilizzazione delle comunità marinare costiere, rivolte trasversalmente a pescatori, cittadini e studenti.

La marineria di Rimini ospiterà a novembre, in occasione di Ecomondo, i membri croati e italiani della partnership di FishNoWaste che sarà in visita presso il mercato ittico di Rimini e che interverranno al convegno scientifico inserito nel palinsesto degli eventi di Ecomondo, dal 5 al 8 novembre alla Fiera di Rimini.

La marineria di Rimini protagonista in Adriatico nella riduzione e gestione dei rifiuti per la pesca sostenibile –

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Conservazione del pesce, tradizioni che si tramandano nel tempo e ne esaltano il sapore

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Conservazione del pesce, tradizioni che si tramandano nel tempo e ne esaltano il sapore – La conservazione del pesce ha una lunga storia che si è evoluta nel tempo grazie all’ingegno umano e alla necessità di conservare un alimento tanto prezioso quanto deperibile. Prima dell’avvento delle moderne tecnologie di refrigerazione, le principali tecniche utilizzate per rallentare il deterioramento del pesce erano l’essiccazione all’aria, l’affumicatura e la salagione. Queste pratiche non solo prolungavano la conservazione, ma, se mantenute a temperature adeguate, davano origine a sapori unici che col tempo hanno conquistato consumatori in tutto il mondo. Ancora oggi, queste tecniche vengono adottate non solo per la loro funzione, ma anche per il valore gastronomico che apportano.

A seconda del metodo di conservazione impiegato, il pesce richiede un trattamento specifico prima del consumo. Ad esempio, i pesci conservati sotto sale necessitano di un’accurata dissalazione, spesso attraverso un ammollo in acqua o latte, per essere pronti alla cottura. Questo passaggio è cruciale per esaltare al meglio le caratteristiche organolettiche del prodotto.

Dalla pesca alla tavola, mantenere il pesce a basse temperature è fondamentale per preservarne la qualità. Subito dopo la cattura, il pescato viene riposto in una miscela di acqua salata e ghiaccio a bordo dei pescherecci, per poi essere trasferito in cassette stivate in celle refrigerate. Questo processo garantisce il mantenimento della freschezza durante tutto il trasporto.

Anche in casa, una corretta conservazione del pesce fresco è fondamentale.
Il pesce dovrebbe essere pulito e conservato nel ripiano inferiore del frigorifero, avvolto in carta da forno e riposto in un contenitore ermetico. In questo modo, può essere conservato fino a un massimo di due giorni. Se si desidera prolungarne la durata, il congelamento o la surgelazione sono valide alternative. Inoltre, tecnologie moderne come l’ATP (atmosfera modificata) e il sottovuoto skin offrono un’ulteriore estensione dei tempi di conservazione.

Inoltre, per migliorare la qualità del prodotto, l’industria ittica utilizza impianti avanzati presenti a bordo delle navi, che consentono di congelare il pescato in tempi rapidi. Questo processo è vitale per preservare le proprietà nutrizionali e organolettiche del pesce. Tuttavia, è fondamentale che la “catena del freddo” non venga mai interrotta durante tutte le fasi della filiera, dal mare fino al consumatore finale.

Principali tecniche di conservazione:

Essiccazione: praticata sin dall’antichità, consiste nell’evaporazione dell’acqua contenuta nel pesce tramite esposizione ai raggi solari o con l’utilizzo di forni ed essiccatoi ad aria calda. Un esempio classico di pesce essiccato è il merluzzo nordico, noto come stoccafisso.

Salatura: conosciuta da secoli, la salatura sfrutta il potere antibatterico del sale. Può essere eseguita a secco, con il pesce cosparso di sale grosso e pressato, o in salamoia, dove il pesce viene immerso in una soluzione salina. Questa tecnica può essere replicata anche a livello domestico.

Affumicatura: diffusa in molte culture, l’affumicatura prevede l’esposizione del pesce al fumo generato dalla combustione lenta di legni non resinosi. Può essere eseguita a freddo o a caldo, con una leggera cottura del prodotto. Il salmone affumicato è uno degli esempi più famosi a cui viene praticata questa tecnica.

Marinatura: prevede l’immersione del pesce, sia crudo che cotto, in un liquido acido, generalmente aceto. Molto diffusa a livello domestico, la marinatura conferisce al pesce un sapore unico e lo conserva per brevi periodi.

Sottovuoto: consente una conservazione ottimale, soprattutto se abbinato al congelamento. Dopo aver pulito accuratamente il pesce, questo viene sigillato in sacchetti sottovuoto, prolungando la durata fino a 5-6 giorni.

Inscatolamento: prevede la conservazione sott’olio o al naturale. Il pesce viene cotto al vapore o lessato, poi confezionato in lattine o barattoli di vetro riempiti con olio o salamoia, e sterilizzato. Questo metodo garantisce una conservazione a lungo termine, mantenendo intatti sapore e valori nutrizionali.

La continua evoluzione delle tecniche di conservazione dimostra quanto l’uomo sia capace di adattarsi e innovare per conservare le risorse ittiche.

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