Lazio: pubblicato avviso pubblico per finanziamento a comuni e autorità portuale

Lazio: pubblicato avviso pubblico per finanziamento a comuni e autorità portuale

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Lazio

La Regione Lazio, nell’ambito delle proprie attività di attuazione del Pn-Feampa 2021/2027 (Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura), ha approvato l’avviso pubblico finalizzato alla promozione di investimenti per i porti pescherecci, nei luoghi di sbarco e nelle infrastrutture collettive per la vendita diretta. Il bando mette a disposizione dei Comuni e dell’Autorità portuale, operanti nel territorio regionale, fondi per un totale di 800mila euro, destinati a investimenti per la riduzione del consumo di energia e per l’efficienza energetica, per sistemi di energia rinnovabile; per le infrastrutture fisiche nei porti di pesca o nei luoghi di sbarco (nuovi o esistenti), e per migliorare la tracciabilità e le tecnologie dell’informazione (hardware e software).

“L’obiettivo di questo provvedimento è aumentare la competitività del sistema portuale del Lazio. Investire sull’efficienza energetica e sull’ammodernamento dei sistemi informatici significa accompagnare le imprese del settore verso una svolta tecnologica, che siamo convinti, porterà benefici infrastrutturali ed economici”, ha dichiarato l’assessore all’Agricoltura, alla Pesca e al Bilancio, Giancarlo Righini.

Le domande di finanziamento dovranno essere presentate a mezzo Pec, presso l’area decentrata agricoltura territorialmente competente entro il novantesimo giorno dalla pubblicazione dell’avviso sul Burl.

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Fonte: Adnkronos

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I pescatori del futuro. Lo studio che esplora gli scenari futuri dell’UE

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I pescatori del futuro. Lo studio che esplora gli scenari futuri dell’UE  – La pesca europea si trova oggi di fronte a un crocevia cruciale, spinta da forze globali come i cambiamenti climatici, l’evoluzione tecnologica e le crescenti pressioni socioeconomiche. Lo studio “Fishers of the Future“, commissionato dalla Commissione Europea, delinea uno scenario fino al 2050 che invita a una profonda riflessione sul futuro del settore.

I pescatori europei sono parte integrante del tessuto culturale e socioeconomico delle comunità costiere, ma le sfide che affrontano sono immense. Le temperature globali in aumento e la perdita di biodiversità stanno trasformando gli ecosistemi marini, mentre le tensioni geopolitiche e le oscillazioni economiche complicano l’accesso alle risorse. La domanda è chiara: come possono i pescatori non solo sopravvivere, ma prosperare in questo panorama in evoluzione?

Uno dei pilastri dello studio è la necessità di abbracciare la tecnologia come alleata. I pescherecci del futuro saranno sempre più digitalizzati, utilizzando strumenti avanzati per il monitoraggio delle risorse ittiche, la gestione della tracciabilità e la riduzione dell’impatto ambientale. Tuttavia, questa transizione richiederà investimenti significativi e un’ampia formazione per superare il divario digitale, che rischia di lasciare indietro i piccoli operatori.

Ma il cambiamento non riguarda solo la tecnologia. È cruciale ripensare il ruolo dei pescatori nella società. Non saranno più soltanto fornitori di cibo, ma custodi dell’ambiente marino, promotori di turismo sostenibile e attori chiave nella pianificazione spaziale marittima. Questa diversificazione, se supportata da politiche mirate, può garantire una maggiore stabilità economica e una resilienza di lungo termine.

Il report sottolinea inoltre l’importanza di rafforzare il legame tra consumatori e produttori, promuovendo prodotti ittici locali e sostenibili. Le certificazioni ambientali e le iniziative di sensibilizzazione possono svolgere un ruolo cruciale nel guidare le preferenze dei consumatori verso scelte più responsabili.

Infine, la chiave per il successo sarà una governance inclusiva e lungimirante. Solo attraverso il dialogo continuo tra pescatori, istituzioni, ONG e attori del settore sarà possibile costruire un modello di pesca resiliente, capace di rispondere ai cambiamenti del nostro tempo.

Con il 2050 all’orizzonte, il futuro della pesca europea dipenderà dalla nostra capacità di agire oggi. Lo studio Fishers of the Future rappresenta un’importante pietra miliare in questo percorso, invitando tutti gli attori del settore a un impegno comune per un’economia blu sostenibile e prospera.

La Commissione ospiterà un evento la mattina di martedì 14 gennaio 2025, in presenza a Bruxelles e online. L’evento si concentrerà sulla discussione di scenari e profili futuri dei pescatori e sull’esplorazione di come possano contribuire a costruire soluzioni pragmatiche per le sfide che il settore sta affrontando. Qui per la registrazione.

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Il panorama ittico europeo: una fotografia dettagliata del 2024

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Il panorama ittico europeo: una fotografia dettagliata del 2024 – L’industria della pesca e dell’acquacoltura nell’Unione Europea rappresenta una delle componenti chiave del mercato alimentare globale. Con il suo vasto patrimonio di risorse marine e una filiera produttiva fortemente integrata, l’UE affronta nel 2024 sfide e opportunità che riflettono le dinamiche economiche e ambientali mondiali.

Secondo l’ultima edizione del rapporto EUMOFA, il bilancio di approvvigionamento – dato che combina catture, produzione acquicola e commercio internazionale – offre un quadro chiaro dell’evoluzione del settore: mentre la produzione interna rimane stabile, l’importazione di prodotti ittici continua a crescere, evidenziando la dipendenza europea da mercati extra-UE.

Un consumo ittico stabile ma diversificato

Il consumo apparente pro capite di prodotti ittici nell’UE rimane stabile, segno di una domanda consolidata tra i consumatori europei. Le famiglie, secondo i dati riportati, privilegiano specie fresche come merluzzo, sgombro e salmone, mentre il consumo extra-domestico riflette una crescente predilezione per prodotti trasformati e pronti al consumo, con particolare successo nel segmento delle conserve e dei surgelati.

I dati rivelano che l’autosufficienza del mercato interno non è sufficiente a coprire le necessità dei consumatori: per far fronte alla crescente domanda, l’UE importa un’ampia varietà di prodotti ittici da Paesi terzi. Tuttavia, questa dipendenza pone questioni strategiche sul futuro dell’approvvigionamento e sulla resilienza delle filiere produttive europee.

Il ruolo crescente dell’acquacoltura

L’acquacoltura, che rappresenta un pilastro sempre più importante del mercato ittico UE, continua a svilupparsi grazie a innovazioni tecnologiche e modelli di gestione più efficienti. Il rapporto evidenzia come questo comparto stia diventando cruciale per garantire una produzione sostenibile e ridurre la pressione sulle risorse naturali.

Tra le specie più allevate troviamo salmone, trota e orata, che dominano il panorama europeo sia in termini di volumi che di valore economico. Tuttavia, rimangono sfide significative per l’espansione del settore, tra cui l’accesso alle risorse, i costi di produzione e la necessità di allinearsi agli obiettivi ambientali dell’UE.

Import-export: un equilibrio ancora lontano

Il commercio internazionale è un elemento chiave del mercato ittico europeo. Le importazioni extra-UE, principalmente pesce tropicale e prodotti lavorati, continuano a superare le esportazioni, generando un deficit commerciale che sottolinea l’importanza di rafforzare la competitività interna.

D’altra parte, le esportazioni europee si concentrano su prodotti ad alto valore aggiunto, come crostacei e molluschi, destinati principalmente ai mercati asiatici e nordamericani. Questo posizionamento riflette la qualità delle produzioni europee, ma evidenzia anche l’urgenza di politiche più incisive per sostenere le filiere locali.

Sostenibilità e innovazione: le priorità per il futuro

L’UE punta a bilanciare crescita economica e sostenibilità ambientale attraverso iniziative come il Patto Europeo per gli Oceani e il rafforzamento della Politica Comune della Pesca. Questi strumenti mirano a garantire un futuro sostenibile per il settore ittico, promuovendo pratiche responsabili lungo tutta la filiera, dalle catture all’allevamento.

L’innovazione tecnologica, la digitalizzazione dei processi e una maggiore trasparenza sul mercato sono strumenti indispensabili per migliorare la resilienza del settore. Inoltre, l’adozione di politiche più orientate alla diversificazione produttiva potrebbe contribuire a rafforzare l’autosufficienza europea.

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Tonno a peso d’oro a Tokyo: 1,27 milioni di euro per un pinna blu

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Tonno a peso d’oro a Tokyo: 1,27 milioni di euro per un pinna blu – Si è aperto con uno spettacolo straordinario il 2025 al mercato ittico di Toyosu, a Tokyo, dove un tonno pinna blu del peso di 276 chilogrammi è stato venduto per la cifra stellare di 207 milioni di yen, pari a circa 1,27 milioni di euro. Si tratta del secondo prezzo più alto mai registrato nell’asta di apertura dell’anno, un appuntamento iconico per l’industria ittica giapponese e un simbolo del dinamismo economico del Paese del Sol Levante.

Pescato al largo della costa di Oma, nella prefettura di Aomori, il tonno è stato acquistato da un grossista in collaborazione con la catena di ristoranti di lusso Sushi Ginza Onodera. Questo risultato, pur inferiore al record assoluto di 333,6 milioni di yen stabilito nel 2019, rappresenta un chiaro segnale di ripresa e ottimismo per un settore che negli ultimi anni ha dovuto affrontare sfide senza precedenti, tra cui la pandemia e le pressioni legate alla sostenibilità delle risorse marine.

L’asta, iniziata come da tradizione alle 5:10 del mattino, ha attirato l’attenzione dei media internazionali e di turisti accorsi per assistere a un evento che è molto più di una semplice transazione commerciale: rappresenta un rito di buon auspicio per l’intera economia giapponese. Il prezzo record del tonno pinna blu è spesso interpretato come un barometro dell’ottimismo degli imprenditori e della salute dell’industria del pesce, un settore che rimane centrale per la cultura e l’economia del Giappone.

Il mercato di Toyosu, che ha sostituito lo storico mercato di Tsukiji, è ormai una delle principali attrazioni di Tokyo, grazie alla perfetta combinazione tra tradizione e modernità. Mentre i grossisti competono per aggiudicarsi i migliori esemplari, i turisti possono assistere a uno spettacolo unico, scoprendo le radici profonde che legano il Giappone al mare.

Questo evento, che ha visto il tonno pinna blu di Oma diventare protagonista assoluto, riaccende il dibattito sulla sostenibilità della pesca di questa specie pregiata. L’aumento della domanda e i prezzi stellari continuano a rappresentare una sfida per la gestione sostenibile delle risorse marine, spingendo esperti e istituzioni a riflettere su come bilanciare tradizione, economia e tutela ambientale.

La vendita di quest’anno non è solo un successo economico, ma anche un’occasione per rilanciare l’immagine di un’industria che si sta evolvendo per affrontare le sfide del futuro. L’asta del tonno a Tokyo rimane un simbolo potente, capace di raccontare una storia che intreccia cultura, economia e sostenibilità in un modo che solo il Giappone sa fare.

Tonno a peso d’oro a Tokyo: 1,27 milioni di euro per un pinna blu

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La pesca tra Italia e Libia. Un passato controverso e un auspicabile futuro di cooperazione

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La pesca tra Italia e Libia. Un passato controverso e un auspicabile futuro di cooperazione – Le acque libiche hanno da sempre rappresentato un’importante risorsa per i pescatori italiani e siciliani in particolare, ma la storia dei rapporti tra Italia e Libia nel settore della pesca è segnata da diversi decenni da tensioni e conflitti.
Dalla colonizzazione italiana all’indipendenza della Libia, le relazioni sono state complesse rendendo difficile la piena legittimazione dei diritti storici italiani nelle acque libiche. Le questioni legate ai diritti di pesca sono diventate un punto di contesa, tanto che vige oggi un divieto assoluto all’accesso addirittura nelle acque internazionali rivendicate dalla Libia come ricadenti nella loro ZEE.

Nonostante questo passato tumultuoso e un presente ancora irrisolto, l’Italia avrebbe comunque l’opportunità di riposizionare la propria presenza nelle acque libiche come un fatto di cooperazione storica. La tradizione di pesca congiunta tra i due paesi può essere enfatizzata come un legame che merita di essere preservato e valorizzato. In un contesto di crescente crisi economica e ambientale, una cooperazione nel settore della pesca potrebbe portare benefici reciproci, favorendo non solo la sostenibilità delle risorse marine, ma anche lo sviluppo economico delle comunità costiere di entrambi i paesi.

In questo contesto, il ruolo dell’Unione Europea (UE) risulta cruciale. La UE potrebbe fungere da mediatore tra Italia e Libia, promuovendo un dialogo multilaterale che tenga conto degli interessi di tutte le parti coinvolte. Inoltre, potrebbe supportare la creazione di un quadro normativo chiaro e condiviso per regolamentare le attività di pesca, in linea con i principi di sostenibilità promossi dalla Politica Comune della Pesca (PCP)
Allo stesso modo, le rinnovate aperture diplomatiche nelle recenti visite del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Libia lasciano ben sperare per l’immediato futuro. Con l’adozione del piano Mattei, la Meloni ha avanzato delle proposte strategiche come modello di cooperazione economica e politica, tra le quali la pesca occupa un ruolo di primo piano.

Zone economiche, come quelle di Zuwara Ras Jedir, situata a sud-ovest della capitale Tripoli, superato il conflitto con lo Stato tunisino in ordine alla gestione del valico, rappresentano oggi un’area economica interessante per la pesca. Le Autorità governative locali sarebbero pronte ad aprire un importante dialogo in ordine allo sfruttamento sostenibile delle risorse marine.

Sebbene il diritto storico dell’Italia alle acque libiche non possa essere pienamente affermato a causa delle vicende passate, la combinazione di un approccio bilaterale, il supporto della UE e il rispetto dei principi dell’UNCLOS offre un’opportunità concreta per costruire un futuro di cooperazione. Rivitalizzare la tradizione di collaborazione tra i due paesi rappresenta il passo essenziale per garantire un equilibrio tra diritto, sostenibilità e sviluppo economico.

La pesca tra Italia e Libia. Un passato controverso e un auspicabile futuro di cooperazione

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