Per la piccola pesca artigianale chiesto il riconoscimento Unesco

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Per la piccola pesca artigianale chiesto il riconoscimento Unesco – C’è la pesca in laguna e quella con il bragozzo e la battana. Ma ci sono anche i trabocchi, il serraggiante e le nasse. Sono alcuni esempi degli attrezzi e delle imbarcazioni tradizionali dei pescatori artigianali che fanno parte del progetto Pcp (Patrimonio Culturale della Pesca) con il quale il Flag (Fisheries Local Action Group) Veneziano ha avviato il percorso per l’iscrizione a patrimonio Unesco dei mestieri, manufatti e attrezzature della pesca e dell’acquacoltura. Un progetto che al momento coinvolge 6 regioni (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Abruzzo) e 9 Flag (Gac Fvg, Veneziano, Gac Chioggia e Delta del Po, Costa Emilia Romagna, Marche Nord, Costa Blu, Costa di Pescara, Costa dei Trabocchi, Golfo degli Etruschi), ma che vuole crescere.

“Si tratta di una iniziativa importante per la valorizzazione di quelle attività che sono il cuore e l’anima delle marinerie italiane. Hanno un grande valore per la tradizione della pesca e per questo appoggiamo la richiesta di candidatura a patrimonio Unesco”, ha detto Cristian Maretti presidente di Legacoop Agroalimentare alla presentazione organizzata dal Flag Veneziano in occasione di DiviNazione Expo al G7 di Siracusa, iniziativa coordinata da Cinzia Gozzo (direttore Flag Veneziano) e che ha visto la partecipazione di Salvatore Benvenuto (dirigente Masaf) e di Antonio Gottardo (presidente Flag Veneziano). “È tuttavia adesso necessario allargare la base delle realtà coinvolte per dare valore ad un patrimonio che accomuna tutta l’Italia e che potrebbe trovare integrazione con le attività di pescaturismo e ittiturismo”, ha sottolineato Maretti.

Il progetto. Alla base dell’iniziativa di valorizzazione c’è il voler far conoscere mestieri, manufatti e attrezzature collegate alla pesca tradizionale, quella che si fa con piccole barche e tecniche frutto di un mestiere antico di secoli e che soltanto pochi depositari di questo saper fare riescono a tramandare. Una pesca che si pratica qualche ora al giorno, tutti i giorni. E che porta al mercato, pesce locale parte integrante della cucina tradizionale di ogni regione. Aspetto questo che apre al turismo per poter meglio esprimere il valore della pesca artigianale rispettosa dei ritmi del mare e delle lagune.

Per la piccola pesca artigianale chiesto il riconoscimento Unesco

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Allevamenti ittici, differenze tra intensivo, estensivo e semi-estensivo

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Allevamenti ittici, differenze tra intensivo, estensivo e semi-estensivo – Quando ci troviamo in fila al banco della pescheria, capita spesso di sentire frasi come: “Queste orate sono allevate in mare!” Ma cosa significa esattamente? Non è forse naturale che le orate vivano in mare? Questa informazione potrebbe essere un indizio di qualità o semplicemente una parte del processo di allevamento? L’operatore sta forse suggerendo che le orate allevate in mare siano migliori di quelle pescate o di quelle provenienti da allevamenti a terra? Per evitare confusione e rispondere a queste domande, dobbiamo partire dalle differenze tra i vari tipi di allevamenti di pesci.

L’acquacoltura è una pratica che nasce migliaia di anni fa, con le prime tracce che risalgono al periodo neolitico. Già durante l’Impero Romano, questa pratica era diffusa in tutto il Mediterraneo, con particolare attenzione all’allevamento di molluschi e pesci nelle lagune.

Le lagune romane venivano utilizzate per la produzione di ostriche e altre specie, come spigole, orate, murene e anguille. Queste ultime, in particolare, venivano conservate vive in vasche chiamate “murenari“. L’allevamento estensivo di questi animali rappresentava una vera prelibatezza per le classi abbienti dell’epoca. Inoltre, altre testimonianze storiche mostrano come molte ville pugliesi fossero dotate di piscine interne, utilizzate per l’allevamento di pesci.

Nel corso dei millenni, l’acquacoltura ha conosciuto una forte evoluzione, arrivando oggi a coprire oltre il 50% della produzione mondiale di pesce. Si tratta di un settore in continua espansione, grazie a tecniche di allevamento sempre più efficienti.

Oggi possiamo distinguere tra acquacoltura marina e d’acqua dolce, in base all’habitat in cui avviene la produzione. Un’altra importante classificazione riguarda il tipo di intervento umano necessario, con tre principali modalità di allevamento: intensivo, semi-estensivo ed estensivo.

Allevamento intensivo

L’allevamento intensivo è spesso caratterizzato da un’alta densità di pesci in spazi delimitati, con l’alimentazione fornita dall’uomo, tramite mangimi. Questa tipologia richiede un monitoraggio costante dei parametri ambientali per garantire condizioni ottimali di salute e crescita dei pesci, a volte ricorrendo a farmaci e sostanze chimiche per prevenire malattie, con l’obiettivo di massimizzare la produzione in un ambiente controllato.

Allevamento estensivo

L’allevamento estensivo è la forma più antica di acquacoltura. I pesci vengono allevati in grandi bacini d’acqua, come lagune o valli costiere, senza l’uso di mangimi o interventi esterni. Gli animali si nutrono esclusivamente delle risorse naturali presenti nell’ambiente. Anche l’allevamento dei molluschi bivalvi, come cozze e ostriche, rientra in questa categoria, in quanto si nutrono filtrando l’acqua marina.

Allevamento semi-estensivo

L’allevamento semi-estensivo si colloca a metà strada tra l’intensivo e l’estensivo. I pesci sono allevati in ambienti naturali, ma l’alimentazione è integrata con mangimi supplementari, oltre a quanto offerto dall’ecosistema locale.

Fin dall’antichità, i pescatori hanno sfruttato la naturale tendenza di alcune specie di pesci a migrare verso aree costiere, attratti dalla maggiore disponibilità di cibo e dalle condizioni più favorevoli. In passato, valli e bacini costieri venivano utilizzati per raccogliere i pesci quando, maturi, tornavano verso il mare aperto. Questo principio è alla base dell’acquacoltura estensiva, che richiede un minimo intervento umano.

L’acquacoltura, con la sua lunga storia e continua evoluzione, gioca oggi un ruolo fondamentale nell’alimentazione globale e nella gestione delle risorse ittiche. È essenziale che l’espansione di questo settore avvenga con un occhio vigile verso la sostenibilità.

La qualità del pesce, il benessere degli animali e la salute degli ecosistemi marini sono tutte facce della stessa medaglia. Solo attraverso scelte consapevoli possiamo garantire un futuro in cui i pesci continuino ad essere una risorsa preziosa e inesauribile.

Allevamenti ittici, differenze tra intensivo, estensivo e semi-estensivo

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G7: potenziare ruolo degli alimenti acquatici per porre fine a fame e povertà

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G7: potenziare ruolo degli alimenti acquatici per porre fine a fame e povertà – Máximo Torero, Capo Economista dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), ha sottolineato la necessità di maggiori investimenti in una Blue Transformation che consenta agli alimenti acquatici di svolgere un ruolo più significativo nel porre fine alla fame e alla povertà a livello globale. Il suo appello è arrivato durante la presentazione dei risultati di un importante rapporto della FAO sulla pesca e l’acquacoltura ai ministri dell’agricoltura dei Paesi del G7.

Il report di punta State of World Fisheries and Aquaculture (SOFIA) 2024, pubblicato lo scorso giugno, ha rilevato che la produzione mondiale di pesca e acquacoltura ha raggiunto un nuovo record, con la produzione di acquacoltura di animali acquatici che ha superato per la prima volta la pesca da cattura.

Tra i temi evidenziati da Torero vi è la necessità di un aumento del 22% dell’offerta globale di alimenti di origine animale acquatica per mantenere i livelli di consumo attuali entro il 2050, quando la popolazione mondiale sarà proiettata a raggiungere i 9,7 miliardi di persone.

Inoltre, i tassi di consumo e la crescita demografica futura variano tra le regioni. In Africa, ad esempio, sarebbe necessario un aumento del 74% dell’offerta di alimenti acquatici per mantenere i tassi di consumo pro capite attuali. Per portare i consumi africani ai livelli medi globali di oggi, pari a 20,7 kg pro capite entro il 2050, sarebbe necessario un aumento del 285% nella disponibilità di alimenti animali acquatici.

Investimenti e trasformazione

“Queste cifre riflettono chiaramente la sfida in corso per nutrire il mondo, che richiede investimenti e trasformazioni significativi nel settore”, ha dichiarato Torero. “Questo è al centro dell’appello della FAO per investire nella Blue Transformation, affinché gli alimenti acquatici possano svolgere un ruolo più rilevante e incisivo nella lotta contro la fame e la povertà.”

Il rapporto SOFIA ha rilevato che il contributo degli alimenti acquatici alla sicurezza alimentare e alla nutrizione globale continua a crescere, con l’acquacoltura che ha il potenziale di soddisfare la domanda in aumento di alimenti acquatici a livello globale.

Tuttavia, il Capo Economista della FAO ha sottolineato che, nonostante il ruolo crescente dell’acquacoltura, la pesca marina resta vitale per l’alimentazione, i mezzi di sussistenza e lo sviluppo sostenibile.

Allo stesso tempo, la sostenibilità della pesca marina è una preoccupazione continua. Nel 2021, il 62,3% degli stock marini sfruttati è stato stimato come pescato entro livelli biologicamente sostenibili, un calo del 2,3% rispetto alla valutazione di due anni prima.

Questo dato evidenzia la necessità di una gestione efficace di tutti gli stock ittici, un obiettivo chiave della visione della Blue Transformation della FAO, che Torero ha definito uno “strumento per invertire i fallimenti in termini di sostenibilità.”

Produzione acquatica cruciale per i mezzi di sussistenza

La produzione acquatica non è solo cruciale per la sicurezza alimentare e la nutrizione, ma anche per i mezzi di sussistenza, il commercio e lo sviluppo sostenibile, ha sottolineato il Capo Economista.

Il settore impiega direttamente 62 milioni di persone, oltre il 90% delle quali opera nella pesca su piccola scala. Questo mette in evidenza la necessità di considerare le loro esigenze specifiche e garantire il loro pieno coinvolgimento nella progettazione e attuazione delle politiche e delle misure di gestione.

Includendo coloro che partecipano all’intera catena del valore della produzione acquatica, si stima che circa 600 milioni di persone dipendano dal settore per i loro mezzi di sussistenza, la grande maggioranza nei Paesi in via di sviluppo.

Sebbene solo il 24% delle persone impiegate nel settore primario siano donne, questa percentuale sale al 62% tra i lavoratori post-raccolto. Gli Approcci di Trasformazione di Genere non solo cambiano il modo in cui si comprendono la pesca e l’acquacoltura, ma anche come modelliamo le nostre istituzioni, politiche e azioni per raggiungere l’uguaglianza e l’equità, ha dichiarato il Capo Economista della FAO.

Alla luce del previsto aumento della domanda di alimenti acquatici, trainato dallo sviluppo economico e dalla crescita demografica, è necessario garantire che l’ulteriore crescita sia sostenibile, equa e indirizzata alle esigenze alimentari e nutrizionali dove sono più urgenti.

SOFIA è un report di punta della FAO che analizza lo stato e la salute degli stock ittici globali, oltre alle tendenze nella pesca e nell’acquacoltura a livello globale e regionale. L’edizione 2024 mette in evidenza i progressi concreti della Blue Transformation in azione, mostrando il ruolo della FAO, in collaborazione con i Membri e i partner, nel guidare il cambiamento verso un’espansione e un’intensificazione sostenibile dell’acquacoltura, gestendo efficacemente la pesca e migliorando le catene del valore degli alimenti acquatici, dando priorità all’efficienza, alla sicurezza e all’equità. Puoi leggere di più sul lavoro della FAO nella pesca e acquacoltura qui.

G7: potenziare ruolo degli alimenti acquatici per porre fine a fame e povertà

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Granchio blu, emergenza nazionale. Intervista al commissario Enrico Caterino

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Granchio blu, emergenza nazionale. Intervista al commissario Enrico Caterino – L’emergenza granchio blu continua a rappresentare una sfida per il settore ittico italiano, con ingenti danni economici e preoccupazioni crescenti tra gli operatori del settore. Pesceinrete ha intervistato in esclusiva Enrico Caterino, nominato commissario straordinario per la gestione della crisi ad agosto 2023, per fare il punto sulla situazione e sulle strategie future. L’invasione di questa specie, originaria delle coste americane, sta mettendo a dura prova gli ecosistemi marini italiani, in particolare nelle aree più esposte, come il Veneto e l’Emilia-Romagna.

Subito dopo la sua nomina, Caterino si è trovato ad affrontare un quadro complesso, in cui le singole regioni si erano già mosse in modo autonomo. “In precedenza non c’era una gestione coordinata a livello nazionale”, ha dichiarato. “Le regioni più colpite, come il Veneto e l’Emilia-Romagna, avevano avviato iniziative autonome, erogando contributi ai pescatori per la cattura della specie e per lo smaltimento, ma mancava una strategia condivisa. Ogni regione si è mossa come meglio credeva, senza un coordinamento tra enti istituzionali e di ricerca.”

La frammentazione degli interventi ha reso necessaria la creazione di un piano nazionale per affrontare in maniera organica la proliferazione del granchio blu. Caterino ha da subito avviato una serie di incontri con operatori della pesca, ricercatori e istituzioni. “Abbiamo fatto diversi incontri per capire fino a che punto ci si era spinti con le sperimentazioni e cosa avevano fatto gli operatori in modo autonomo”, ha spiegato. “Ora le idee sono chiare, sia per me come commissario che per gli enti di ricerca come ISPRA e CNR.”

Una delle priorità del commissario è quella di coordinare le iniziative in modo da evitare sovrapposizioni e disorganizzazione. “La mia azione è mirata soprattutto a conciliare tutte le iniziative, coordinarle e dare un ordine al sistema”, ha affermato Caterino. L’attenzione, in questa fase iniziale, è rivolta principalmente alle regioni maggiormente colpite, come Veneto, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia. “Se riusciamo ad avviare interventi efficaci in queste regioni, quel modello potrà essere replicato su scala nazionale. Lì la situazione è critica, poiché la produzione di vongole rappresenta il 50-60% della produzione nazionale, e gli allevamenti sono stati decimati dal granchio blu.”

Il piano d’azione, che Caterino sta predisponendo, dovrà essere sottoposto all’approvazione dei ministri dell’ambiente e dell’agricoltura. Solo dopo l’approvazione si procederà con le misure necessarie per contrastare la specie invasiva. Nel frattempo, il governo ha già messo a disposizione fondi gestiti dalle capitanerie di porto per sostenere i pescatori danneggiati. “Le richieste di sostegno sono state molto superiori rispetto alle risorse inizialmente stanziate”, ha confermato il commissario. “Oggi il governo ha individuato ulteriori risorse per coprire tutte le richieste al 100%.”

Un altro aspetto che Pesceinrete ha approfondito riguarda la possibile valorizzazione commerciale del granchio blu. Caterino ha confermato che vi sono manifestazioni di interesse da parte di imprenditori stranieri, in particolare dal Nord America, dove il granchio blu è una specie molto richiesta. “Abbiamo riscontrato interesse da parte di alcuni imprenditori stranieri, soprattutto in paesi dove il granchio blu è talmente consumato da rischiare l’estinzione”, ha detto Caterino. “Nel 2023 c’è stato anche un certo interesse in Italia, spinto dalla curiosità, ma la domanda non è stata sufficiente a creare un vero mercato interno.”

Il commissario ha anche partecipato al recente G7 di Siracusa, che ha rappresentato un’opportunità per confrontarsi con altri paesi e scambiare conoscenze sul fenomeno delle specie invasive. “Durante il G7, abbiamo incontrato operatori delle regioni più colpite e acquisito spunti per il nostro percorso futuro”, ha dichiarato. “Stiamo valutando con i ricercatori le tecniche e le attrezzature per la cattura del granchio blu, cercando di adattare quelle esistenti per migliorare l’efficacia delle catture selettive, soprattutto durante il periodo riproduttivo delle femmine ovigere.”

Inoltre, si sta considerando l’introduzione di predatori naturali del granchio blu per limitarne la proliferazione. “Il monitoraggio degli spostamenti della specie e la gestione dei predatori naturali sono elementi cruciali per un controllo sostenibile”, ha aggiunto Caterino.

Il piano di Enrico Caterino è ancora in fase di definizione, ma il lavoro di coordinamento tra istituzioni, operatori del settore e ricercatori è già avviato. L’obiettivo è ridurre al minimo i danni economici e ambientali causati dal granchio blu, con un approccio che combini interventi immediati e strategie a lungo termine.

L’impegno del commissario straordinario Enrico Caterino è un segnale chiaro della volontà del governo di affrontare l’emergenza del granchio blu con determinazione e competenza. Le sfide rimangono molteplici, ma il lavoro di coordinamento tra istituzioni, operatori del settore e ricercatori rappresenta una solida base su cui costruire una risposta efficace e duratura.

Granchio blu, emergenza nazionale. Intervista al commissario Enrico Caterino

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Sabato ultima puntata di Linea Blu Discovery: si conclude il viaggio nel mondo della pesca italiana

Sabato ultima puntata di Linea Blu Discovery: si conclude il viaggio nel mondo della pesca italiana

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Si conclude il viaggio nel mondo della pesca italiana!

Appuntamento a questo sabato, 28 settembre, ore 14.00 su Rai 1 per la terza e ultima puntata di Linea Blu Discovery. A condurre il programma ritroveremo Fabio Gallo e Giulia Capocchi, che verranno guidati nel loro viaggio dagli uomini e dalle donne di Federpesca, la Federazione Nazionale delle imprese di Pesca che dal 1961 rappresenta e tutela gli armatori e le imprese della pesca italiana.

“Anche la seconda puntata andata in onda sabato 21 settembre è stata seguita da oltre 1,5 milioni di spettatori, a dimostrazione dell’interesse del pubblico per un settore poco conosciuto e che sta affascinando tante persone.” ha dichiarato la Direttrice di Federpesca, Francesca Biondo. “Un’occasione per raccontare la realtà della pesca italiana e la costante attenzione al mare e alla sostenibilità dei pescatori, a differenza di quanto tanti pensano e molti raccontano in maniera superficiale. Proprio con questo obiettivo abbiamo voluto proseguire questo viaggio su Rai 1 e per la stessa ragione siamo in questi giorni a Siracusa all’evento “Divinazione Expo” organizzato dal Masaf in occasione del G7 Agricoltura e Pesca. Una vetrina per mostrare al mondo le eccellenze dell’agroalimentare italiano tra cui i prodotti ittici devono tornare ad avere il protagonismo che meritano”, ha così concluso la Direttrice Biondo.

La terza e ultima puntata di Linea Blu Discovery sarà sulla costa tirrenica centro meridionale. Fabio Gallo accompagnerà il pubblico alla scoperta di Procida, un vero e proprio gioiello dell’arcipelago flegreo e un esempio di come la pesca ha saputo innovarsi a favore del ripopolamento di una particolare risorsa, il riccio di mare. Le telecamere mostreranno il primo allevamento di ricci in Italia, immergendosi nelle acque limpide dell’isola. Si parlerà di come l’attività della pesca possa diventare un’esperienza per tutti, grazie al pescaturismo.

E di diversi progetti promossi da Federpesca legati all’Area Marina Protetta di cui Procida è parte, e di come la ricerca scientifica collabora con le flotte locali per salvaguardare i nostri mari. Giulia Capocchi sarà invece a Livorno, le cui fiorenti attività portuali hanno saputo attirare nuovi cittadini, diventando così un esempio felice di inclusione e convivenza tra diverse culture, anche nel settore ittico. Al termine della battuta di pesca a strascico, visiterà il mercato ittico all’ingrosso la cui vendita del prodotto appena sbarcato avviene tramite il sistema innovativo dell’asta online e in cui a gestire tutto sono le donne della pesca.

Il programma nasce dalla collaborazione tra RAI, TvCom e Federpesca, con il contributo del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. In tre puntate, i conduttori hanno incontrato i pescatori, li hanno seguiti nel loro lavoro per mostrare al pubblico la grande ricchezza dei nostri mari e le diverse tecniche di pesca. Hanno raccontato le loro tradizioni, i progetti per la salvaguardia dell’ambiente, i territori, assaggiato i piatti tipici della loro cucina, percorso tutta la filiera che fa del nostro pescato una vera e propria eccellenza italiana. Per scoprire un settore capace di sapersi innovare per accogliere le sfide odierne e trasformarle in opportunità.

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