Seafood Expo Global 2026: debutta a Barcellona il padiglione dedicato all’innovazione in acquacoltura

 [[{“value”:”

Debutterà dal 21 al 23 aprile 2026 presso la Fira de Barcelona il nuovo padiglione innovazione acquacoltura Seafood Expo Global. L’annuncio, diffuso ieri da Diversified Communications, segue un’edizione del Seafood Expo Global/Seafood Processing Global che ha registrato oltre 35.000 visitatori, consolidando la fiera come il principale appuntamento mondiale per il settore ittico.

Il padiglione accoglierà aziende e startup attive nelle soluzioni tecnologiche per la gestione degli allevamenti, software di monitoraggio, applicazioni di intelligenza artificiale, mangimi sostenibili e sistemi per la salute e il benessere dei pesci. L’iniziativa includerà anche innovazioni su genetica, trattamento delle acque e alimentazione intelligente, configurandosi come un hub internazionale per connettere fornitori, investitori e decisori politici con i protagonisti della filiera.

Oltre all’area espositiva, è previsto un incontro sull’acquacoltura, con conferenze condotte da esperti internazionali sui progressi che stanno ridisegnando il settore. L’obiettivo è favorire il trasferimento tecnologico e creare partnership strategiche orientate a sostenibilità e sicurezza alimentare.

Il contesto rafforza la centralità dell’acquacoltura: secondo la FAO, oltre il 50 % del pesce destinato al consumo umano proviene oggi da allevamenti, una quota destinata a crescere nei prossimi anni (FAO – SOFIA 2024). Per le imprese europee e italiane, l’evento rappresenta un’occasione concreta per mostrare soluzioni innovative e consolidare la propria competitività sui mercati globali.

Parallelamente, l’organizzazione si dice pronta per il Seafood Expo Asia, in programma dal 10 al 12 settembre 2025 al Sands Expo and Convention Centre di Singapore, con focus specifico sul mercato asiatico.

Il debutto di un padiglione interamente dedicato all’acquacoltura a Seafood Expo Global 2026 non è un semplice ampliamento espositivo, ma il segnale concreto che questo comparto ha conquistato un peso strategico a livello mondiale. Se la fiera più importante del settore ittico “apre” con decisione all’innovazione in acquacoltura, significa che gli allevamenti non sono più una nicchia, bensì uno dei pilastri destinati a guidare il futuro della produzione alimentare e della sostenibilità globale.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Seafood Expo Global 2026: debutta a Barcellona il padiglione dedicato all’innovazione in acquacoltura proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Triglia del Mediterraneo: un pesce umile che racconta il mare

Triglia del Mediterraneo: un pesce umile che racconta il mare

 [[{“value”:”

La triglia del Mediterraneo ha il raro pregio di essere, allo stesso tempo, pesce popolare e ingrediente da grandi tavole. Da secoli appare nei mercati costieri, servita fritta nelle osterie o celebrata nei piatti d’autore. La sua fama non dipende da dimensioni o da valore commerciale comparabile a specie più pregiate, ma dalla combinazione di carni delicate, cotture rapide e riconoscibilità immediata. È uno di quei prodotti che raccontano il mare anche a chi lo frequenta solo dal piatto.

Valori nutrizionali: leggerezza e sostanza

Dal punto di vista nutrizionale, la triglia si colloca nella fascia dei pesci magri, con circa 123 kcal ogni 100 g a crudo e un contenuto proteico elevato. Il fosforo e il selenio sono minerali presenti in buona quantità, insieme a zinco e vitamina B12. Non si tratta di un pesce “funzionale” da etichettare come superfood, ma di una materia prima equilibrata, adatta tanto a una dieta mediterranea quanto a menu più moderni. (

Due specie, due storie

In realtà le triglie più comuni sono due: la Mullus barbatus, detta “triglia di fango”, e la Mullus surmuletus, la “triglia di scoglio”. La prima abita sabbie e fanghi a profondità anche superiori ai 200 metri; la seconda preferisce fondi misti o rocciosi vicino costa e si distingue per le striature gialle sui fianchi. A tavola le differenze sono sottili, ma i mercati spesso attribuiscono alla “triglia di scoglio” un valore aggiunto, legato a un aroma più intenso e alla suggestione del nome.

Dalla frittura al guazzetto: la versatilità in cucina

Se c’è un punto in comune tra tutte le ricette, è la rapidità. La triglia non tollera lunghe attese né preparazioni complesse. Fritta intera, al forno con pangrattato ed erbe o in guazzetto con pomodoro e capperi, conserva sempre un carattere deciso. In molte regioni italiane è protagonista di piatti tradizionali: nel cacciucco toscano, nella zuppa di pesce alla trapanese, nelle fritture miste delle coste adriatiche. Chef e ristoratori la scelgono per menu che cercano autenticità mediterranea più che lusso.

Anatomia e comportamento

Il corpo è snello, rosso-rosato, con ventre chiaro e due barbigli sotto il mento. Sono proprio questi barbigli a renderla speciale: la triglia li utilizza per “frugare” nel fondale, percependo movimenti e texture invisibili all’occhio umano. In questo modo cattura crostacei, vermi marini e piccoli molluschi. Non è soltanto una curiosità biologica: è ciò che lega il suo sapore alla vita bentonica del Mediterraneo.

Distribuzione e ruolo ecologico

Le triglie vivono in tutto il Mediterraneo e nell’Atlantico orientale. La “triglia di fango” si trova fino a 300 metri di profondità, mentre la “triglia di scoglio” è più costiera. Entrambe svolgono un ruolo ecologico importante: smuovendo il sedimento, rimescolano nutrienti e diventano a loro volta prede per pesci predatori più grandi. Sono, in altre parole, ingranaggi di equilibrio ecologico che collegano fondali, costa e catena alimentare.

Riproduzione e regole di pesca

Il ciclo riproduttivo cade tra primavera ed estate, con picchi documentati da maggio a luglio per M. surmuletus. Le uova e le larve sono pelagiche, affidate alle correnti marine. In pesca commerciale, l’elemento da ricordare è la misura minima di conservazione: 11 cm di lunghezza totale nel Mediterraneo, come stabilito dal Regolamento (CE) 1967/2006. Questo parametro non è un tecnicismo burocratico, ma la base per garantire che i giovanili non vengano sottratti prematuramente al mare, compromettendo sia la risorsa sia la reputazione della filiera.

La triglia non è solo un ingrediente: è un pezzo di cultura mediterranea, un attore ecologico e un simbolo di cucina popolare che resiste nel tempo. Conoscere le sue caratteristiche — dalla biologia alle regole di pesca — permette di apprezzarla davvero, trasformando un pesce “umile” in un racconto di mare, tavola e sostenibilità.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Triglia del Mediterraneo: un pesce umile che racconta il mare proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Dal banco alla dogana: come l’AI cambia l’ittico

 [[{“value”:”

L’integrazione della GenAI  (Intelligenza artificiale generativa) nella filiera ittica non è più un esercizio di stile, ma una scelta operativa che impatta customer experience, qualità e compliance. I numeri aiutano a leggere la tendenza: secondo l’ultima survey McKinsey (03/2025), il 71% delle organizzazioni dichiara un uso regolare della GenAI, in crescita dal 65% (05/2024).

Dal hype all’operatività

Nel settore ittico la GenAI funziona quando è incastonata nei processi quotidiani. Un assistente può rispondere in tempo reale su origine, area FAO, metodo di produzione e allergeni solo se è collegato alle anagrafiche prodotto, ai lotti e ai certificati. Questo riduce tempi di risposta e migliora la qualità del servizio, a patto di avere responsabilità editoriale sui contenuti e una solida governance dei dati.

Dati e tracciabilità: la base per l’AI

Senza tracciabilità interoperabile la GenAI resta un silos. Gli standard del Global Dialogue on Seafood Traceability (GDST) definiscono i dati minimi e i formati tecnici per scambiare informazioni lungo la catena, per pesca e acquacoltura. Adottarli consente di attingere a eventi di cattura, trasformazione e trasporto in modo affidabile, abilitando Q&A tecnici e verifiche di conformità immediate.

Compliance: AI Act e controlli sulle importazioni

Il quadro regolatorio europeo è definito. L’AI Act è entrato in vigore il 01/08/2024; è prevista la piena applicazione il 02/08/2026, con eccezioni temporali: divieti e obblighi di alfabetizzazione dal 02/02/2025, governance e obblighi per i modelli GPAI dal 02/08/2025, e regole per i sistemi ad alto rischio integrati in prodotti regolamentati con periodo di transizione fino al 02/08/2027. Le imprese ittiche che usano chatbot B2B, strumenti di QA o formazione automatizzata devono pianificare valutazioni del rischio, trasparenza e data governance.

Sul fronte import, dal 09/01/2026 l’uso della piattaforma CATCH diventerà obbligatorio per presentare i certificati di cattura dei prodotti importati nell’UE. Integrare la GenAI con le evidenze richieste da CATCH aiuta a verificare documenti, allineare dati di lotto e segnalare incongruenze prima che diventino blocchi doganali.

Esperienza del cliente: dal banco ai canali digitali

Nei punti vendita e nell’e-commerce, la GenAI può sostenere i team su domande ripetitive, mentre le persone gestiscono i casi complessi e la relazione. Script aggiornati, suggerimenti di preparazione, pairing e gestione dei resi possono essere generati a partire da contenuti certificati e policy interne. La formazione “on-the-job” migliora se le trascrizioni di briefing e reclami vengono sintetizzate e trasformate in micro-moduli contestuali.

ROI: misurare ciò che conta

L’indicatore non è quanta AI si usa, ma quanto spreco si evita e quante risposte corrette si danno al primo contatto. KPI robusti includono tempi medi di gestione, tasso di “first-time-right” nelle informazioni regolatorie, riduzione degli scarti per errori di etichettatura e puntualità documentale per le importazioni. I progetti che tengono insieme standard di tracciabilità, integrazione applicativa e responsabilità editoriale dei contenuti sono quelli che scalano.

La GenAI diventa leva concreta nell’ittico quando poggia su dati tracciabili (GDST), rispetta regole europee (AI Act) e si integra con CATCH. Così si riducono attriti operativi, si alza la qualità del servizio e si proteggono margini e reputazione lungo la catena.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Dal banco alla dogana: come l’AI cambia l’ittico proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Eolico offshore: più di 200 sostanze chimiche rilasciate nell’acqua

 [[{“value”:”

Nel dibattito sulla transizione energetica, le emissioni chimiche dei parchi eolici offshore sono un tema nuovo ma concreto. Una revisione peer-reviewed uscita su Marine Pollution Bulletin ad aprile 2025, rilanciata da ICES il 12 agosto 2025, spiega cosa sappiamo oggi e cosa manca ancora per una valutazione corretta.

Che cosa significa, in pratica. Le turbine e le strutture in mare usano rivestimenti contro la corrosione, oli e lubrificanti, fluidi di raffreddamento e sistemi antincendio. Nel tempo, piccole quantità di queste sostanze possono entrare in acqua. Uno studio coordinato dall’ILVO ha raccolto e ordinato la letteratura disponibile: ad oggi sono state mappate 228 sostanze con numero CAS e proprietà note.

I numeri chiave aiutano a capire la scala. Sessantadue di queste sostanze compaiono in liste europee di priorità, quindi richiedono attenzione. La maggior parte appartiene alla famiglia dei composti organici, seguita dagli inorganici. Le fonti principali sono i sistemi anticorrosione; a seguire ci sono oli e lubrificanti. Non è allarmismo: in condizioni normali i rilasci possono essere contenuti, ma la crescita degli impianti impone di guardare agli effetti cumulativi nel tempo.

Perché questo riguarda la filiera ittica. La qualità dell’acqua e dei sedimenti è la base di allevamenti sani, trasformazione affidabile e reputazione di prodotto. Per questo la revisione propone un approccio semplice: misurare prima dei cantieri, poi durante l’esercizio, usando protocolli standard e modellando come le sostanze si muovono e si accumulano. È il modo più diretto per evitare sorprese e proteggere certificazioni e mercati.

Il quadro delle regole non è uniforme. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito le possibili emissioni entrano nella revisione dei progetti. In Germania i proponenti devono presentare già in pianificazione un piano delle emissioni e aggiornare gli studi dopo l’autorizzazione. Regole chiare e comparabili aiutano tutti: sviluppatori, autorità e imprese della pesca e dell’acquacoltura.

Ci sono anche soluzioni tecniche disponibili. Si può ridurre alla fonte con sistemi anticorrosione alternativi, circuiti di raffreddamento chiusi e materiali o lubrificanti più biodegradabili. Non servono rivoluzioni: servono scelte progettuali trasparenti, dati condivisi e una collaborazione strutturata tra chi costruisce parchi eolici e chi lavora in mare ogni giorno.

Le aziende possono chiedere che i capitolati includano inventari dei materiali, piani di campionamento e indicatori chiari per acqua, sedimenti e organismi. Le associazioni possono promuovere tavoli tecnici per armonizzare metodi e frequenza delle misure. Con pochi passi concreti, transizione energetica e valore della filiera ittica possono crescere insieme.

Il 2025 porta una fotografia più nitida: esistono potenziali emissioni chimiche dai parchi eolici offshore, mappate in 228 sostanze, e 62 richiedono più attenzione. La risposta è misurare prima e durante, scegliere soluzioni tecniche più pulite e lavorare con regole comparabili. È così che si tutela l’ambiente e si dà certezza alla filiera.

L’eolico in Italia?

In Italia l’eolico offshore segue un’autorizzazione unica rilasciata dal MASE; la VIA è di competenza statale per gli impianti ubicati in mare e definisce, progetto per progetto, la baseline pre-cantiere e i monitoraggi in esercizio.

Dal 2 luglio 2024 è in vigore il Decreto Aree Idonee, mentre la RED III richiede alle autorità la designazione delle zone di accelerazione entro febbraio 2026. In assenza di linee guida nazionali specifiche sulle emissioni chimiche dell’eolico offshore, i controlli si ancorano ai programmi su acque marino-costiere e Strategia Marina gestiti da ISPRA/SNPA e alle prescrizioni VIA.

Dal marzo 2025 è disponibile un Vademecum MASE che rende omogenea la documentazione per l’iter autorizzativo.

In sintesi: iter unico nazionale, pianificazione in evoluzione e monitoraggi “su misura”, con spazio a soluzioni progettuali che riducono a monte i potenziali rilasci.

Iscriviti alla newsletter settimanale di Pesceinrete per ricevere notizie esclusive del settore.

NEWSLETTER

L’articolo Eolico offshore: più di 200 sostanze chimiche rilasciate nell’acqua proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Promotions in 2025: depth over frequency in large-scale retail

 [[{“value”:”

In the first half of 2025, the grocery retail landscape has placed more emphasis on the depth of promotions rather than their quantity. The average discount matters more than frequency. Polarization between channels is clear: hypermarkets and supermarkets are trying to recover traffic with sharper reductions, while discounters and proximity stores defend price consistency and continuity. A common ground is the search for volume without sacrificing margins too heavily.

The demand context is favorable. Between January and April 2025, total in-store spending exceeded €45 billion, with Packaged Consumer Goods growing both in value and in volume. This creates a “floor” that allows for planning, though it doesn’t solve the pressure on department P&Ls. Data released by NIQ at Linkontro confirm these dynamics, with superstores and discounters progressing in volumes in the first four months of the year.

Commercial levers show promotional pressure at around a quarter of sales, with the potential for further increases in the second half of the year to support competitiveness. In short: fewer promotions overall, but deeper discounts—especially in large retail formats.


From the aisle to the sea: impact on the seafood category

This scheme is mirrored in food categories where planning is simpler. Canned fish and frozen seafood absorb deeper discounts because they allow advance planning, family-size formats, and clear mechanics (multipacks, special prices). Here, depth can push volumes without increasing waste. By contrast, in the fresh fish counter, prices remain “day-to-day” and value is built around origin, processing quality, FAO fishing area, and certifications—levers that sustain positioning without resorting to extreme cuts.

Operational costs also help. In May 2025, the average price of marine diesel in major European ports, including Italy, was lower than in May 2024. This is a positive sign for cold-chain logistics and procurement costs, even if it does not fully offset the impact of very deep discounts on the margins of processors and retailers.


What to watch in the second half of 2025

For packaged seafood, it pays to concentrate promotional depth on truly elastic references (tuna, mackerel, fillets in oil, breaded and portioned frozen products), avoiding brand “trivialization” with continuous cuts. For fresh fish, the key is to protect value: emphasize origin and fishing or farming methods, focus on service and assortment, and apply targeted discounts only during consistent demand windows.

Monitoring volumes and prices of Italian catch in Q1 2025 confirms the need for precise mix management: fewer scattergun promotions, more precision in timing and packaging.


In brief: depth is a powerful tool if used wisely. Push it where risk is lower and elasticity higher (canned and frozen fish), while in fresh counters protect quality and brand identity. This way, the seafood category sustains competitiveness without sliding into a discount spiral.

Subscribe now to the Pesceinrete weekly newsletter for exclusive seafood news and market trends.

NEWSLETTER

L’articolo Promotions in 2025: depth over frequency in large-scale retail proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Pagina 50 di 1644

Made with & by Matacotti Design

Privacy & Cookie Policy