In Cina boom di importazioni ittiche da Sud America e Asia

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In Cina boom di importazioni ittiche da Sud America e Asia – Negli ultimi anni, il mercato ittico globale ha vissuto significativi cambiamenti, guidati da scelte politiche e commerciali che hanno ridisegnato le rotte dell’import-export. Uno degli sviluppi più rilevanti è stato il divieto cinese sulle importazioni di prodotti ittici dal Giappone, una mossa che ha avuto ripercussioni profonde non solo sul mercato giapponese ma anche su quello internazionale. Questo divieto, imposto a seguito delle preoccupazioni cinesi riguardo ai rilasci di acqua contaminata proveniente dalla centrale nucleare di Fukushima, ha spinto Pechino a riorientare la propria catena di approvvigionamento verso altre regioni del mondo.

Dopo il divieto, le importazioni ittiche cinesi hanno subito un immediato calo del 10%, secondo quanto riportato da Nikkei Asia. In particolare, le importazioni di molluschi, incluse le capesante, hanno visto una diminuzione dell’11%, mentre quelle di pesce fresco hanno registrato un calo del 4%. Questo improvviso deficit ha costretto la Cina a trovare rapidamente alternative per soddisfare la crescente domanda interna di prodotti ittici.

Il Sud America è emerso come una delle principali regioni beneficiarie di questo cambiamento. L’Argentina, in particolare, ha visto una quasi triplicazione delle esportazioni di prodotti ittici verso la Cina tra settembre 2023 e luglio 2024. Anche l’Indonesia ha registrato un notevole incremento del 42% nelle esportazioni verso il mercato cinese, mentre il Regno Unito ha visto un sorprendente aumento di circa il 150%. Questo boom delle importazioni ha portato non solo a un ribilanciamento del mercato ittico globale ma anche a nuove opportunità per i paesi esportatori, che hanno intensificato la produzione e l’export per soddisfare le esigenze cinesi.

Nonostante il divieto giapponese sia stato una risposta a preoccupazioni specifiche, esso ha avuto un effetto domino che ha trasformato le dinamiche del commercio ittico. I ristoranti cinesi, costretti a trovare alternative al pesce giapponese, hanno iniziato a sperimentare con ingredienti provenienti da nuove regioni, contribuendo così alla diversificazione del menu offerto alla clientela. Tuttavia, il divieto ha anche sollevato domande sull’affidabilità delle catene di approvvigionamento globali e sulla capacità dei paesi di adattarsi rapidamente a cambiamenti politici e ambientali.

Il futuro delle importazioni ittiche in Cina resta incerto, con i negoziati tra Pechino e Tokyo che non hanno ancora portato a una soluzione definitiva. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha ribadito la necessità di un sistema di monitoraggio internazionale per i rilasci di acqua contaminata, una condizione essenziale affinché la Cina possa riconsiderare il divieto sulle importazioni di prodotti ittici giapponesi.

Nel frattempo, l’espansione delle importazioni ittiche cinesi dal Sud America e dall’Asia rappresenta un interessante sviluppo nel panorama commerciale globale. Con la crescente domanda interna e l’apertura a nuovi mercati, la Cina continua a consolidare la sua posizione come uno dei principali attori nel settore ittico mondiale.

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Sushi: come proteggere i consumatori

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Sushi: come proteggere i consumatori – L’industria del sushi è in costante espansione, grazie alla crescente popolarità che questa prelibatezza giapponese ha guadagnato a livello globale. Con vendite annuali che superano i 10 miliardi di dollari e una domanda sempre più elevata, la sicurezza alimentare nel settore del sushi è diventata una priorità non solo per i consumatori, ma anche per gli operatori del settore. La recente istituzione del Sushi Council da parte del National Fisheries Institute (NFI) rappresenta un passo decisivo verso il miglioramento degli standard di sicurezza e la protezione della salute pubblica.

Il Sushi Council, nato nel 2023, si pone l’obiettivo di promuovere pratiche collaborative tra tutti gli attori della filiera del sushi, dagli allevatori di pesce ai ristoratori. L’iniziativa mira a sviluppare e implementare linee guida rigorose che garantiscano la qualità e la sicurezza del pesce crudo utilizzato per il sushi, un prodotto che, per sua natura, comporta rischi significativi se non trattato e conservato correttamente.

Uno degli aspetti più critici riguarda la tracciabilità del pesce, una misura fondamentale per prevenire contaminazioni e garantire la freschezza degli ingredienti. Grazie all’introduzione di normative come il Food Safety Modernization Act (FSMA) 204 negli Stati Uniti, è ora obbligatorio mantenere registri elettronici dettagliati lungo tutta la filiera, dall’origine alla distribuzione finale. Questo sistema permette di intervenire rapidamente in caso di contaminazioni, riducendo al minimo i rischi per i consumatori e proteggendo l’integrità dei prodotti ittici.

Il Sushi Council non si limita a promuovere la sicurezza alimentare. Si prefigge anche di definire standard chiari per ciò che può essere considerato “pesce di qualità sushi o sashimi“, una classificazione che attualmente manca di uniformità a livello globale. La mancanza di standardizzazione ha portato a una variabilità nelle pratiche di sicurezza tra i diversi fornitori e ristoranti, aumentando il rischio di frodi alimentari e compromettendo la fiducia dei consumatori.

Oltre alla tracciabilità, il Sushi Council si concentra sull’educazione degli operatori del settore riguardo alle pratiche migliori per la manipolazione e la conservazione del pesce crudo. L’obiettivo è ridurre i casi di contaminazione batterica, istamina e parassiti, che rappresentano alcune delle minacce più comuni per la sicurezza del sushi. Attraverso l’adozione di tecnologie avanzate, come la blockchain e le linee guida GS1, si mira a creare una filiera più trasparente e sicura, in grado di rispondere rapidamente a eventuali emergenze.

In un mercato in rapida crescita, il ruolo del Sushi Council è cruciale per mantenere alti standard di qualità e sicurezza. La collaborazione tra governo, industria e accademia è essenziale per affrontare le sfide future e garantire che il sushi, in tutte le sue forme, possa continuare a deliziare i palati di milioni di persone senza compromettere la salute pubblica.

L’iniziativa del National Fisheries Institute rappresenta un modello da seguire per l’industria alimentare globale, dimostrando che la sicurezza dei consumatori può e deve essere al centro di ogni decisione strategica. Con l’espansione continua del mercato del sushi, solo attraverso la cooperazione e l’innovazione si potranno mantenere e rafforzare gli standard di sicurezza necessari per proteggere i consumatori e garantire il successo a lungo termine del settore.

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Sempre più speditamente verso la tracciabilità globale

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Sempre più speditamente verso la tracciabilità globale – Nel contesto del settore ittico globale, la tracciabilità dei prodotti è diventata un elemento cruciale non solo per garantire la sicurezza alimentare, ma anche per mantenere la fiducia dei consumatori e facilitare le operazioni commerciali internazionali. Dal 2017, il Global Dialogue on Seafood Traceability (GDST) si è impegnato a standardizzare e rendere più efficaci i sistemi di tracciabilità lungo tutta la catena di approvvigionamento. La sua missione è semplice: creare un ecosistema di tracciabilità continuo, sicuro e interoperabile che possa essere adottato su scala globale.

Sempre più paesi stanno riconoscendo l’importanza di armonizzare i loro sistemi di raccolta dati con gli standard GDST. Questa integrazione non solo migliora la tracciabilità e la trasparenza, ma apre nuove opportunità commerciali e facilita la conformità alle normative internazionali. Attraverso l’adozione di elementi di dati chiave (KDE) e eventi chiave di monitoraggio (CTE), il GDST sta ponendo le basi per una tracciabilità che coinvolge ogni attore della catena di approvvigionamento, dai pescatori agli esportatori.

Uno degli aspetti fondamentali per raggiungere questi obiettivi è la creazione di sistemi digitalizzati che permettano uno scambio di informazioni fluido e sicuro. Le aziende, per essere competitive, devono essere in grado di inviare e ricevere dati in modo efficiente, rispondendo rapidamente alle esigenze del mercato e garantendo la qualità e la sicurezza dei loro prodotti. Questo richiede l’adozione di soluzioni software avanzate, progettate per essere compatibili e interoperabili a livello globale.

Il GDST, consapevole delle sfide tecniche e normative che le aziende devono affrontare, ha recentemente pubblicato nuovi documenti guida per supportare la transizione verso un sistema di tracciabilità standardizzato. Questi strumenti, disponibili gratuitamente, mirano a semplificare l’implementazione delle nuove tecnologie e a garantire che ogni attore, indipendentemente dalla dimensione o dalla localizzazione geografica, possa beneficiare dei vantaggi di un mercato ittico globale tracciabile.

L’evoluzione del GDST e l’espansione delle partnership globali sono vitali per superare le barriere tecnologiche e garantire che la tracciabilità nel commercio dei prodotti ittici diventi una realtà consolidata. Le basi poste entro il 2024 rappresentano un passo decisivo verso un futuro in cui la tracciabilità non è solo una necessità, ma uno standard internazionale condiviso, che porta benefici tangibili ai consumatori, alle imprese e ai governi di tutto il mondo.

Questa trasformazione, sostenuta dall’adozione globale degli standard GDST, non solo migliorerà la trasparenza e l’affidabilità del settore ittico, ma rafforzerà anche la fiducia dei consumatori, facilitando relazioni commerciali più solide e sostenibili. In definitiva, il successo del GDST rappresenta una rivoluzione silenziosa che sta cambiando il modo in cui il mondo percepisce e gestisce i prodotti ittici.

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Adattamento dell’industria ittica ai cambiamenti climatici

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Adattamento dell’industria ittica ai cambiamenti climatici – L’industria ittica globale si trova a un punto di svolta cruciale di fronte ai rapidi cambiamenti climatici. Un recente report pubblicato da Seafish, frutto della collaborazione tra il settore accademico e associazioni di settore, evidenzia come le trasformazioni ambientali, in corso e previste, possano influenzare profondamente la produzione e la sostenibilità dei prodotti ittici di cattura. Il documento, aggiornato dopo un decennio dal primo studio di settore, fornisce una panoramica dettagliata sui rischi emergenti e le potenziali risposte che l’industria deve adottare per rimanere competitiva e sostenibile.

Il cambiamento climatico ha effetti diretti e indiretti sulle risorse ittiche, tra cui l’aumento delle temperature oceaniche, l’acidificazione dei mari e le variazioni nei modelli di precipitazione. Questi fattori non solo modificano gli habitat naturali delle specie marine, ma influiscono anche sulla loro distribuzione geografica e sulla disponibilità. Per il mercato del Regno Unito, che dipende in gran parte da specie come coregoni, pesci pelagici e molluschi, queste alterazioni rappresentano una sfida significativa. La necessità di un approvvigionamento responsabile e la gestione dei rischi climatici sono diventate priorità fondamentali.

La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), aggravata dai cambiamenti climatici e geopolitici, rappresenta un ulteriore ostacolo per il settore. Le fluttuazioni nelle temperature e nei livelli del mare rendono infatti più difficile il monitoraggio delle attività di pesca, facilitando pratiche non sostenibili che minacciano la biodiversità marina e compromettono la stabilità economica delle comunità che dipendono dalla pesca.

Il report sottolinea l’importanza di adottare strategie di adattamento efficaci per affrontare queste sfide. Tra le azioni suggerite, vi sono l’implementazione di tecnologie avanzate per il monitoraggio ambientale, l’adozione di pratiche di pesca più sostenibili e l’intensificazione degli sforzi per la protezione degli ecosistemi marini. Inoltre, il documento evidenzia come la resilienza della filiera di approvvigionamento sia stata messa alla prova dalla pandemia di COVID-19, fornendo insegnamenti preziosi su come prepararsi ai futuri impatti climatici.

L’obiettivo finale della ricerca è fornire all’industria ittica gli strumenti necessari per affrontare e mitigare le conseguenze del cambiamento climatico, trasformando queste sfide in opportunità per innovare e crescere in un contesto globale sempre più competitivo e in evoluzione. La capacità del settore di adattarsi a queste nuove realtà sarà determinante per garantire la sostenibilità e la prosperità a lungo termine dei prodotti ittici.

L’adattamento al cambiamento climatico non è più una scelta, ma una necessità. Le decisioni prese oggi plasmeranno il futuro della pesca e dell’acquacoltura, influenzando non solo l’economia, ma anche la salute degli ecosistemi marini e delle generazioni future.

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Il 4 settembre la prima riunione della Commissione Pesca

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Il 4 settembre la prima riunione della Commissione Pesca – La Commissione per la Pesca dell’Unione Europea si prepara a riprendere l’attività con un’agenda ricca di questioni cruciali per il futuro del settore ittico. Il 4 settembre, dalle 9:00 alle 12:30, i membri del Parlamento Europeo discuteranno le nuove linee guida sulle possibilità di pesca per il 2025, nel contesto della prima riunione di questa legislatura. Questo incontro segna un momento chiave per definire il percorso verso una pesca sempre più sostenibile all’interno dell’Unione Europea, affrontando le sfide attuali e preparando il terreno per un futuro in cui le risorse marine saranno gestite in modo responsabile e resiliente.

L’obiettivo principale di questa discussione sarà la sostenibilità a lungo termine delle specie ittiche nei diversi bacini marittimi europei. Sebbene la sostenibilità della pesca nell’UE abbia mostrato segni di miglioramento, con un numero crescente di stock che non sono più sovrasfruttati, la strada da percorrere è ancora lunga. La Commissione Europea ha infatti evidenziato la necessità di intensificare gli sforzi per garantire che l’equilibrio tra la domanda di mercato e la preservazione degli ecosistemi marini venga mantenuto e rafforzato.

Uno degli aspetti centrali di questa riunione sarà la presentazione della comunicazione “Pesca sostenibile nell’UE: situazione e linee guida per il 2025″. Questo documento offre una panoramica dettagliata delle attuali condizioni delle risorse alieutiche e delinea le proposte della Commissione Europea riguardanti le future possibilità di pesca. La consultazione con gli attori del settore, che rimarrà aperta fino al 31 agosto, rappresenta un’opportunità per tutti i soggetti coinvolti di esprimere le proprie opinioni e contribuire alla definizione di politiche più efficaci e sostenibili.

Durante la stessa seduta, i membri della Commissione discuteranno anche il bilancio generale dell’UE per tutte le sue sezioni, con particolare attenzione ai finanziamenti destinati al settore della pesca. Inoltre, saranno presentati due importanti accordi di partenariato nel settore ittico: uno con la Repubblica di Capo Verde e l’altro con la Repubblica di Guinea-Bissau. Questi protocolli, validi dal 2024 al 2029, rappresentano un passo fondamentale per rafforzare la cooperazione internazionale nel campo della pesca e per garantire una gestione sostenibile delle risorse ittiche nei rispettivi territori.

La nuova presidente della Commissione Pesca, Carmen Crespo, sarà alla guida di queste discussioni. Crespo, ex Ministro dell’Agricoltura, dell’Acqua e dello Sviluppo Rurale della Junta de Andalucía, affronterà per la prima volta i temi legati agli orientamenti per l’analisi dell’equilibrio dei segmenti di flotta nelle regioni ultraperiferiche, una questione di particolare rilevanza ai sensi del regolamento (UE) n. 1380/2013.

Questa riunione segna l’inizio di un periodo di lavoro intenso per la Commissione Pesca, con altri due incontri già fissati per settembre, rispettivamente il 16 a Strasburgo e il 23 a Bruxelles. L’attenzione sarà rivolta alla definizione di politiche che possano garantire la sostenibilità del settore ittico europeo, in un’ottica di lungo termine e con una particolare enfasi sulla conservazione delle risorse marine.

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