Sistema fieristico italiano in crescita

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Sistema fieristico italiano in crescita – Alla vigilia dell’apertura di Marca 2025, evento di riferimento per la marca commerciale e la sostenibilità agroalimentare, il sistema fieristico italiano si prepara a un nuovo anno di sfide, forte dei risultati straordinari raggiunti nel 2024.

Già lo scorso dicembre, l’indagine pre-consuntiva dell’AEFI (Associazione Esposizioni e Fiere Italiane), ha evidenziato la portata dell’impatto delle fiere italiane. Le 831 manifestazioni organizzate nel 2024 hanno attratto quasi 18 milioni di visitatori, segnando un incremento del 6,1% rispetto al 2023, con 1,3 milioni di partecipanti provenienti dall’estero (+4,2%).

Le fiere internazionali (289) e nazionali (226) hanno contribuito significativamente alla promozione del Made in Italy, generando una superficie espositiva complessiva di 10,4 milioni di metri quadrati (+7% rispetto all’anno precedente) e accogliendo quasi 140.000 espositori, di cui 23.000 stranieri. Questi numeri confermano il ruolo strategico delle fiere nel favorire l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ma anche nel creare valore economico per i territori: l’impatto complessivo è stato stimato in 22,5 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 10,6 miliardi di euro, pari allo 0,7% del PIL nazionale.

“Le fiere italiane sono un asset strategico per l’economia del nostro Paese e per il posizionamento del Made in Italy nel mondo,” ha dichiarato Maurizio Danese, presidente di AEFI. “Tuttavia, per continuare a competere a livello globale, è fondamentale attivare una partnership pubblico-privata per promuovere eventi proprietari nelle aree strategiche del mondo. Sarebbe un errore non cogliere questa opportunità, considerato che il Made in Italy è il secondo brand al mondo per qualità percepita.”

Marca 2025, che apre i battenti in un contesto di consolidamento e crescita del settore fieristico, rappresenta non solo una vetrina per le eccellenze italiane, ma anche un laboratorio per nuove strategie che rafforzino ulteriormente il ruolo delle fiere come hub globali per l’innovazione e la sostenibilità. Un punto di partenza per affrontare il 2025 con una visione strategica e proiettata verso nuovi mercati.

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Pianificazione dello spazio marittimo: sostenibilità, innovazione e sfide per le Regioni Ultraperiferiche

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Pianificazione dello spazio marittimo: sostenibilità, innovazione e sfide per le Regioni Ultraperiferiche – La Commissione Europea, attraverso la Direzione Generale degli Affari Marittimi e della Pesca (DG Mare), ha risposto alle raccomandazioni del Consiglio consultivo delle regioni ultraperiferiche (CCRUP) in merito alla pianificazione dello spazio marittimo nelle Regioni Ultraperiferiche (RUP). Queste aree, che includono le Azzorre, Madeira e le Canarie, affrontano sfide uniche legate alla loro posizione geografica e alle pressioni ambientali ed economiche.

La pianificazione dello spazio marittimo si conferma uno strumento strategico essenziale per bilanciare la conservazione degli ecosistemi marini con lo sviluppo economico. Tuttavia, questa necessità di equilibrio diventa particolarmente complessa in presenza di attività emergenti come l’energia eolica offshore e le aree marine protette (AMP).

Energia eolica offshore: opportunità e convivenza con la pesca

La transizione verso l’energia pulita, attraverso lo sviluppo di parchi eolici offshore, rappresenta un’importante opportunità per ridurre le emissioni di carbonio. Tuttavia, come evidenziato dalla DG Mare, è fondamentale integrare queste infrastrutture in modo da minimizzare le interferenze con la pesca tradizionale.

Grazie ai fondi europei, incluso il programma Orizzonte Europa, si stanno promuovendo ricerche per ridurre l’impatto ambientale e migliorare i benefici socioeconomici delle turbine eoliche. Esempi di utilizzo multiplo dello spazio marittimo, come la coltivazione di alghe e molluschi nei pressi dei parchi eolici in Belgio, Germania e Paesi Bassi, dimostrano che una pianificazione lungimirante può creare sinergie tra pesca e rinnovabili.

Aree marine protette: protezione della biodiversità e impatto sulla pesca

Le aree marine protette giocano un ruolo cruciale nella conservazione degli habitat marini, migliorando la biodiversità e contribuendo alla ricostituzione degli stock ittici. Tuttavia, il CCRUP sottolinea l’impatto socioeconomico di queste misure sulle comunità costiere, che spesso subiscono restrizioni alla pesca.

Uno studio recente della DG Mare ha evidenziato che, sebbene gli effetti positivi delle AMP richiedano tempo per manifestarsi, nel medio-lungo periodo possono portare benefici significativi per la pesca adiacente. È quindi fondamentale garantire consultazioni trasparenti e un dialogo continuo con le comunità locali, per mitigare eventuali conflitti e favorire un approccio partecipativo.

Supporto alle comunità locali: un pilastro delle politiche europee

La Commissione Europea ha ribadito l’importanza di sostenere le comunità di pescatori nelle RUP durante la transizione verso nuovi modelli di gestione dello spazio marittimo. Meccanismi di compensazione economica e incentivi finanziari sono strumenti che gli Stati membri possono utilizzare per garantire un adattamento graduale e sostenibile.

In parallelo, iniziative come il Patto europeo per gli oceani, annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen, puntano a rafforzare la cooperazione transfrontaliera e l’implementazione di piani innovativi per lo spazio marittimo.

Verso un futuro sostenibile per i mari europei

L’integrazione tra pesca, energie rinnovabili e conservazione ambientale è una sfida complessa, ma indispensabile per garantire un uso sostenibile delle risorse marittime. La pianificazione dello spazio marittimo, se realizzata con il coinvolgimento delle comunità locali e il supporto dell’innovazione tecnologica, può rappresentare un modello virtuoso per bilanciare sviluppo economico e tutela ambientale.

L’Europa sta tracciando la rotta verso un futuro in cui il mare non è solo una risorsa, ma una responsabilità condivisa.

Pianificazione dello spazio marittimo: sostenibilità, innovazione e sfide per le Regioni Ultraperiferiche

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Spazio marittimo: navigando nei mari agitati della pianificazione.

Spazio marittimo: navigando nei mari agitati della pianificazione.

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Pannello di controllo GeoVis

L’industria della pesca belga affronta numerose sfide, tra cui cambiamenti normativi, risorse limitate e forte concorrenza. GeoVis offre una soluzione, integrando dati scientifici, industriali e normativi in ​​un’unica piattaforma online semplificata per le aree di pesca belghe.

Il settore della pesca belga opera in un panorama vasto e impegnativo, che si estende oltre le acque nazionali in un labirinto di complesse normative. Con l’aumento dei costi del carburante, quote rigide e leggi in continua evoluzione, restare a galla non è un compito facile. La crescente competizione per lo spazio da parte dei parchi eolici offshore complica ulteriormente le cose, rendendo difficile per pescatori e decisori politici tenere il passo con un settore in rapida evoluzione.

Dati centralizzati a portata di mano

La piattaforma GeoVis visualizza i dati sulla pesca e aiuta la pianificazione dello spazio marino offrendo informazioni in tempo reale sulle popolazioni ittiche. Questo strumento, prodotto con il supporto del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAM), è essenziale per risolvere i conflitti di pianificazione dello spazio e aumentare la consapevolezza tra i pescatori.

Sviluppata dall’Instituut voor Landbouw-, Visserij- en Voedingsonderzoek (ILVO), la piattaforma funge da hub centrale per dati essenziali, tra cui salute della popolazione ittica, zone di riproduzione e aree marine protette. Integra perfettamente ricerca scientifica, approfondimenti del settore e linee guida normative, supportare gli utenti a superare le sfide normative ea prendere decisioni informate. Ciò promuove un settore della pesca più sostenibile ed efficiente.

Come spiega Gert Van Hoey, ricercatore senior presso l’ILVO: “Lo strumento GeoVis.be è la tua selezione di dati sulla pesca visualizzati in modo interattivo su mappe geografiche”.

Interattivo e informativo

GeoVis consente agli utenti di selezionare e proiettare dati su mappe del terreno che mostrano le caratteristiche fisiche del fondale marino. Ciò aiuta gli utenti a comprendere i cambiamenti negli ambienti marini in aree, anni e stagioni. I pescatori possono usarlo per scoprire dove possono e non possono pescare, mentre i decisori politici possono usarlo per prendere decisioni sull’uso dell’oceano e condividere informazioni con il pubblico.

Questa funzionalità include anche le mappe delle aree protette Natura 2000 e contribuisce a tutelarne i limiti e a valutare l’importanza economica complessiva delle diverse zone di pesca. 

Miglioramenti futuri e piani di espansione

Il numero di utenti di GeoVis è in crescita nel tempo, dimostrandone la sua utilità.

Tuttavia, c’è ancora molto da fare per raggiungere un pubblico più ampio, che comprende scienziati, armatori e membri dell’equipaggio. Semplificare l’interfaccia della piattaforma e adattare le sue informazioni a esigenze specifiche sarà fondamentale per sbloccarne il pieno potenziale. Progetti futuri come GeoVis4U e GeoVis Innovation sono già all’orizzonte, con l’obiettivo di perfezionare la piattaforma e garantire che rimanga uno strumento prezioso sia per l’industria che per i decisori politici. 

Con la sua evoluzione, GeoVis continuerà ad essere fondamentale nel supportare la pianificazione dello spazio marino, le pratiche sostenibili e la protezione dell’habitat nel settore della pesca belga.

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Microplastiche in mare, minaccia invisibile nei nostri piatti

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Microplastiche in mare, minaccia invisibile nei nostri piatti – Nel cuore del mare, un nemico silenzioso e invisibile si insinua nei tessuti degli organismi marini che consumiamo quotidianamente. Un recente studio condotto da ricercatori statunitensi ha rivelato la presenza diffusa di particelle antropogeniche – principalmente microplastiche – nei tessuti edibili di specie ittiche commercialmente rilevanti della Costa Ovest degli Stati Uniti, come il salmone Chinook, il merluzzo Lingcod e i gamberetti rosa.

Secondo i dati raccolti, quasi il 99% dei campioni analizzati conteneva residui di particelle plastico-derivate. Tra i principali responsabili vi sono le fibre sintetiche rilasciate durante il lavaggio dei capi d’abbigliamento, microperline provenienti da prodotti cosmetici e frammenti di plastica generati dal degrado dei rifiuti. Questi contaminanti non solo raggiungono il mare tramite i fiumi, ma si accumulano anche lungo la catena alimentare, arrivando infine sulle nostre tavole.

Le microplastiche sono state ritrovate in concentrazioni più elevate nei gamberetti rosa (10 particelle per grammo di tessuto) e, in misura minore, nei tessuti di pesci come il Chinook, che occupano posizioni più alte nella catena trofica. Questi dati sollevano interrogativi critici sulla biomagnificazione delle microplastiche e sui loro potenziali impatti sulla salute umana.

Salute umana e ambiente a rischio

L’ingestione di microplastiche può comportare gravi conseguenze. Gli studi suggeriscono che questi contaminanti possono causare infiammazioni, stress ossidativo e alterazioni enzimatiche negli organismi. Per l’uomo, il consumo di alimenti marini contaminati rappresenta un’esposizione continua e sottovalutata.

Soluzioni possibili

Per contrastare questa emergenza, è cruciale un intervento concertato. I produttori di pesce e frutti di mare potrebbero optare per imballaggi ecocompatibili, riducendo il trasferimento di particelle plastiche durante la lavorazione e la distribuzione. Allo stesso tempo, i consumatori possono contribuire scegliendo pesce locale e non lavorato, evitando così le contaminazioni aggiuntive.

La comunità scientifica sottolinea l’urgenza di sviluppare normative più rigide per la gestione dei rifiuti plastici e di promuovere tecnologie innovative per il filtraggio delle microfibre negli impianti di depurazione. Solo così sarà possibile mitigare l’impatto di questo inquinante silenzioso.

L’industria ittica e i consumatori hanno un ruolo chiave nel plasmare il futuro del nostro rapporto con il mare. Proteggere gli ecosistemi marini non è solo un dovere morale, ma una necessità per garantire un’alimentazione sicura e sostenibile per le generazioni future.

Questo studio rappresenta un campanello d’allarme, un invito all’azione per prevenire un problema che potrebbe compromettere l’equilibrio ecologico e la salute umana in modo irreversibile.

Microplastiche in mare, minaccia invisibile nei nostri piatti

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Il pesce nella dieta: un alleato contro il declino cognitivo?

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Il pesce nella dieta: un alleato contro il declino cognitivo? – La dieta gioca un ruolo cruciale nella nostra salute, ma il legame tra ciò che mangiamo e il nostro cervello è un tema ancora in via di approfondimento. Una recente meta-analisi ha fatto luce sul potenziale impatto del pesce nella prevenzione del declino cognitivo. Con oltre 849.000 partecipanti analizzati in 35 studi, i risultati suggeriscono che mangiare pesce regolarmente potrebbe ridurre il rischio di deterioramento cognitivo del 18%.

Ma cosa rende il pesce un alimento così speciale per il cervello? Gli acidi grassi omega-3, abbondanti nei prodotti ittici, sono noti per le loro proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, che possono proteggere il cervello dai danni legati all’invecchiamento. “Gli individui che consumano pesce regolarmente sembrano avere un rischio minore di declino cognitivo”, ha dichiarato Giuseppe Grosso, professore di nutrizione umana presso l’Università di Catania e coautore dell’analisi.

Nonostante questi dati incoraggianti, i risultati per la demenza e il morbo di Alzheimer sono stati meno conclusivi. Il legame tra consumo di pesce e queste malattie neurodegenerative è complesso, influenzato da variabili genetiche e fattori dietetici più ampi. Tuttavia, il consumo di circa 150 grammi di pesce al giorno sembra offrire i benefici più evidenti.

Con una popolazione globale che invecchia rapidamente e un numero di casi di demenza e Alzheimer destinato a triplicare entro il 2050, comprendere il ruolo della dieta nella prevenzione è più urgente che mai. Se il pesce può davvero contribuire a proteggere il cervello, potrebbe diventare un alleato fondamentale in una dieta sana e sostenibile.

Questo studio sottolinea l’importanza di una visione più ampia: non è solo il pesce, ma il contesto generale della dieta e dello stile di vita che conta. “Mi aspetto che l’associazione tra pesce e salute cognitiva sia ottimale quando avviene nel contesto di una dieta complessivamente sana e sostenibile”, ha aggiunto Grosso.

Mangiare pesce non è una soluzione magica, ma rappresenta un tassello fondamentale di una strategia più ampia per vivere meglio e più a lungo. La scienza, come sempre, continua a evolvere, ma un approccio consapevole alla dieta è già un primo passo verso un futuro più sano.

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