[[{“value”:”
Surimi: un business da 10 miliardi che l’Italia ignora – Il mondo consuma surimi, l’Italia lo importa. E basta questo per spiegare quanto il nostro Paese sia oggi fuori gioco in uno dei segmenti più dinamici del settore ittico globale.
Il mercato internazionale del surimi è destinato a toccare 10,64 miliardi di dollari entro il 2032, secondo le più recenti proiezioni. Una cifra imponente, che lo rende paragonabile per valore a tutto il comparto globale delle alternative vegetali alla carne, oggi stimato attorno ai 7 miliardi di dollari con previsioni di crescita fino a 15 miliardi nello stesso orizzonte temporale. Ma non solo. Il surimi sta per raggiungere da solo quasi metà del valore dell’intero mercato del salmone, valutato a 19,1 miliardi di dollari nel 2024.
Sono numeri che parlano da soli. Il surimi, prodotto a base di pesce trasformato, è diventato un elemento chiave nella dieta globale, apprezzato per versatilità, valore proteico, basso contenuto di grassi e sostenibilità. Eppure, in Italia non esiste alcuna produzione industriale: nessun impianto, nessun know-how strutturato, nessun progetto di filiera nazionale.
Tutto ciò che consumiamo proviene dall’estero. Dai colossi asiatici, come Anjoy Foods – leader cinese che nel solo primo semestre 2024 ha superato il miliardo di dollari di fatturato – o dalle piattaforme europee come quelle del Gruppo Viciunai, che distribuisce in Italia da impianti in Lituania, Estonia e Spagna.
E intanto il surimi si trasforma: da imitazione economica del granchio a ingrediente smart, reinterpretato da chef internazionali, inserito nei menu fusion, lanciato in versioni spicy, proteiche, gourmet. La sua versatilità lo rende ideale per una dieta moderna e leggera, e il suo impatto ambientale – se prodotto responsabilmente – ne fa un alleato della pesca sostenibile, utilizzando specie meno commerciali per alleggerire la pressione sugli stock più sfruttati.
In Italia, dove l’industria alimentare è famosa per innovazione e trasformazione, stupisce che nessuno abbia ancora scommesso su questo segmento. In un’epoca in cui la domanda globale di proteine alternative cresce, in cui la logistica e la shelf-life diventano cruciali, lanciare una filiera italiana del surimi significherebbe cogliere una grande opportunità economica, commerciale e di posizionamento strategico.
Il rischio è quello di restare un Paese solo distributore, senza valore aggiunto, mentre altrove si costruiscono intere economie locali attorno a prodotti trasformati come il surimi.
I dati globali sono chiari. Il surimi è oggi una categoria con lo stesso valore commerciale di comparti ormai mainstream, come il plant-based, e avanza con un’identità propria. Il momento per entrarci è ora.
- Mercato globale del surimi: Secondo Polaris Market Research, il mercato globale del surimi è stato valutato a 6,58 miliardi di dollari nel 2024 e si prevede che raggiungerà i 10,64 miliardi di dollari entro il 2032, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 5,90%
Polaris - Mercato globale delle alternative vegetali alla carne: Grand View Research stima che il mercato globale delle alternative vegetali alla carne sia stato valutato a 7,17 miliardi di dollari nel 2023 e prevede una crescita a un CAGR del 19,4% dal 2024 al 2030
Grand View Research - Mercato globale del salmone: Secondo Global Market Insights, il mercato globale del salmone è stato valutato a 19,1 miliardi di dollari nel 2024 e si prevede che raggiungerà i 44,4 miliardi di dollari entro il 2034, con un CAGR dell’8,8% .
Surimi: un business da 10 miliardi che l’Italia ignora
L’articolo Surimi: un business da 10 miliardi che l’Italia ignora proviene da Pesceinrete.
“}]]