Allarme vongole a Manfredonia

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Allarme vongole a Manfredonia – Il Consorzio Molluschi Nord Gargano lancia un grido d’allarme: le analisi condotte nelle acque del Compartimento Marittimo di Manfredonia evidenziano un quadro fortemente critico. I monitoraggi, interamente finanziati dal Consorzio, hanno confermato una drastica riduzione della presenza di vongole in quasi tutte le zone di attività.

“Siamo di fronte a una vera e propria moria che ha colpito tutti i banchi naturali del compartimento”, dichiara il presidente Giuseppe Di Rita. Secondo l’analisi del Consorzio, la crisi deriva da una combinazione di fattori: alla gestione non sempre adeguata delle attività pregresse, si sommano gli effetti dei cambiamenti climatici e le eccezionali condizioni meteorologiche avverse. Queste ultime, sottolinea Di Rita, dovrebbero essere riconosciute come calamità naturale, così come è stato già fatto in altre zone d’Italia.

Tra le criticità più rilevanti rilevate dai campionamenti spicca la presenza crescente del granchio blu (Callinectes sapidus), una specie aliena particolarmente vorace, predatrice di molluschi bivalvi. Questo predatore è già noto per aver causato forti danni agli allevamenti di molluschi nell’Alto Adriatico.

Il biologo Pasquale Ricci, che ha coordinato le attività di monitoraggio per conto del Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Ambiente dell’Università Aldo Moro di Bari, ha raccomandato la necessità di monitorare attentamente la diffusione del granchio blu lungo tutto l’arco dell’anno e di adottare quanto prima misure di contenimento, al fine di proteggere la produzione di molluschi e l’equilibrio degli ecosistemi locali.

La gravità della situazione ha portato la Capitaneria di Porto di Manfredonia a emanare un’ordinanza di sospensione di tutte le attività di prelievo relative ai molluschi bivalvi, inizialmente prevista fino a metà maggio. Tuttavia, le condizioni attuali fanno temere un prolungamento del fermo, con conseguenze pesanti per le imprese coinvolte, ormai ferme e senza reddito da oltre sei mesi.

Il tema è stato al centro del convegno “La Costa come risorsa: Sostenibilità e Turismo Costiero”, tenutosi a Manfredonia lo scorso 10 aprile. In presenza di rappresentanti della Direzione Marittima di Bari e dei Comandi delle Capitanerie di Manfredonia e Barletta, il presidente Di Rita ha sottolineato l’urgenza di interventi di sostegno.

“Abbiamo avviato contatti positivi con l’Assessore regionale Donato Pentassuglia, che ha mostrato grande attenzione verso la crisi in atto e disponibilità a supportare le aziende del comparto”, ha dichiarato Di Rita.

Allarme vongole a Manfredonia

 

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La crisi di successione in Giappone minaccia il futuro dell’industria ittica

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La crisi di successione in Giappone minaccia il futuro dell’industria ittica – Quando in Giappone si chiude l’anno fiscale a marzo, le aziende fanno i conti non solo con i bilanci, ma con la loro stessa sopravvivenza. Nel settore ittico, questa resa dei conti assume toni drammatici. Più della metà delle piccole e medie imprese giapponesi oggi non ha un successore e il rischio è altissimo: non si tratta solo di numeri, ma di interi patrimoni di conoscenze legati alla pesca, alla lavorazione del pesce e alla selezione di prodotti iconici come il tonno rosso, che hanno reso il Giappone un punto di riferimento mondiale.

Per il mercato europeo e italiano, che da anni guarda con ammirazione e interesse crescente alla qualità del pesce giapponese, questa crisi di successione è tutt’altro che una questione lontana. La lavorazione artigianale del tonno, l’allevamento specializzato di molluschi pregiati e la preparazione meticolosa di referenze ittiche destinate ai mercati internazionali rischiano infatti di interrompersi bruscamente. Se non ci saranno eredi pronti a raccogliere il testimone, perderemo fornitori di altissimo livello e prodotti unici nel panorama globale.

Il Giappone ha scelto però di non arrendersi. Sta intervenendo con decisione attraverso politiche che favoriscono la successione d’impresa proprio nei settori più fragili ma strategici, come quello ittico. Programmi di abbinamento tra imprenditori senior e nuove generazioni, iniziative per attrarre talenti dall’estero e supporto finanziario per chi decide di rilevare attività esistenti, sono oggi strumenti concreti per mantenere vive le imprese e assicurare continuità produttiva. Non è solo una questione di orgoglio nazionale: è una vera e propria strategia di tutela delle esportazioni, a beneficio anche dei buyer e distributori europei.

Determinante è anche l’intelligenza artificiale, che in Giappone non viene più vista come una minaccia, ma come alleata preziosa della tradizione. Le tecniche di selezione del tonno, affidate per generazioni all’occhio esperto dei maestri di taglio, sono oggi replicate con precisione sorprendente dai sistemi di IA, capaci di garantire valutazioni accurate della qualità del pescato. È una rivoluzione silenziosa ma essenziale, che protegge il valore del prodotto anche nei flussi export verso l’Europa e l’Italia, dove l’autenticità e la qualità sono elementi imprescindibili.

Il rilancio passa anche dal posizionamento strategico del prodotto giapponese sui mercati internazionali. Le certificazioni di qualità governative, come il marchio Japan Traditional Craft Product, offrono garanzie solide ai buyer esteri, rassicurandoli sulla provenienza e sulle tecniche utilizzate nella lavorazione del pesce. Questi strumenti di riconoscimento diventano così leva di marketing e tutela commerciale, fondamentali per mantenere alto l’interesse e il valore delle importazioni dall’arcipelago nipponico.

Il Giappone, consapevole che la perdita delle sue competenze marine sarebbe irreversibile, ha deciso di giocare d’anticipo. Non si tratta solo di salvare aziende, ma di preservare una cultura del mare che affascina i mercati globali e contribuisce a mantenere vivo il prestigio del made in Japan anche nel settore ittico. Per l’Italia e l’Europa significa poter continuare a contare su un partner affidabile, custode di tecniche secolari e di una qualità che non conosce compromessi.

Il futuro del pesce giapponese, insomma, si scrive oggi. Tra innovazione tecnologica e rispetto delle tradizioni, il Paese del Sol Levante sta tessendo una nuova rete di sicurezza per la sua industria ittica. Ed è una rete che abbraccia il mondo intero, garantendo che la storia millenaria della pesca giapponese continui a essere protagonista anche sulle tavole europee e italiane.

La crisi di successione in Giappone minaccia il futuro dell’industria ittica

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Tonno in scatola: un successo globale

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Tonno in scatola: un successo globale – Il tonno in scatola si prepara a vivere un vero e proprio boom a livello globale. Secondo le previsioni di mercato, il valore complessivo del settore passerà dai 11,1 miliardi di dollari stimati nel 2025 a oltre 17,8 miliardi di dollari nel 2035, con un tasso di crescita medio annuo del 4,8%. Un ritmo sostenuto che racconta molto di più di un semplice aumento delle vendite: riflette una trasformazione profonda nei gusti e nelle abitudini alimentari dei consumatori di tutto il mondo.

La crescita vertiginosa è trainata da una richiesta sempre più forte di alimenti pronti al consumo, capaci di coniugare praticità e valori nutrizionali. Il tonno in scatola risponde perfettamente a queste esigenze, grazie all’elevato contenuto proteico, agli acidi grassi omega-3 e a una lunga conservabilità che lo rende ideale per le dispense moderne. Non si tratta più di un prodotto di ripiego, ma di una scelta consapevole per chi cerca un’alimentazione equilibrata senza rinunciare alla comodità.

Il cambiamento nelle preferenze è evidente: dai giovani consumatori in cerca di pasti veloci ma nutrienti, fino ai professionisti sempre più attenti alla qualità della dieta quotidiana. Non è un caso che i brand di punta stiano investendo pesantemente in innovazione di prodotto. Linee di tonno arricchito con omega-3, nuovi sapori ispirati alle cucine internazionali, confezioni pratiche e riciclabili, tutto è pensato per sedurre un pubblico ampio e trasversale.

Ma la vera chiave di volta, oltre al gusto e alla salute, è la sostenibilità. La pressione crescente sull’industria affinché adotti pratiche di pesca responsabili e certificazioni riconosciute a livello globale sta spingendo le aziende verso approvvigionamenti più trasparenti e rispettosi dell’ambiente. Il logo blu del Marine Stewardship Council (MSC) è ormai una garanzia cercata da una fetta sempre più grande di consumatori informati.

Leader del settore come Thai Union Group, Bumble Bee Foods e Starkist non stanno a guardare. Tra il lancio di nuove gamme provenienti da pesca sostenibile e kit pasto pensati per chi vive sempre di corsa, il segmento del tonno in scatola si evolve con una velocità sorprendente. Innovazioni che fanno da volano alla crescita del mercato, amplificando le opportunità anche per la filiera ittica italiana che da sempre gioca un ruolo di primo piano nella trasformazione e nell’export.

Il futuro del tonno in scatola, quindi, non è più un semplice esercizio di previsioni: è una realtà in divenire che mescola consapevolezza, tecnologia e nuovi stili di vita. Un’occasione che l’industria ittica non può lasciarsi sfuggire, puntando su qualità, trasparenza e capacità di rispondere alle richieste di un consumatore globale sempre più esigente.

qui il nuovo report.

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Un anno di Tendenze 2025:
nuova edizione, anche nel look

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Un anno di Tendenze 2025:
nuova edizione, anche nel look –  Si presenta con un’immagine rinnovata la nuova edizione di “Un anno di Tendenze”, la pubblicazione in cui GS1 Italy propone una lettura per macro-temi dei contenuti pubblicati nell’arco di dodici mesi sul suo webmagazine Tendenze.
«A più di 10 anni dal lancio, “Un anno di Tendenze” si rinnova e si trasforma, così com’è avvenuto poche settimane fa per la piattaforma digitale del nostro magazine online» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy e direttore responsabile del magazine. «Non si tratta, però, di un semplice restyling grafico, ma di una vera e propria riprogettazione che parte dalla volontà di rafforzare la missione per cui è nato questo magazine: raccontare il cambiamento del largo consumo con chiarezza e autorevolezza».
Come sempre, anche l’edizione 2025 di “Un anno di Tendenze” continua a raccontare come cambia, evolve e si trasforma il mondo del largo consumo, e non solo. E lo fa usando dati, analisi, articoli, studi e opinioni originali, per costruire un racconto multidimensionale e a più voci, che aiuta a capire il presente e a prepararsi al futuro.
La selezione di articoli, dossier ed editoriali pubblicati online su Tendenze è organizzata secondo una lettura trasversale basata su cinque macro-aree: economia e consumi, innovazione, retail e brand, logistica e sostenibilità.
Da quest’edizione di “Un anno di Tendenze” emerge un mondo in profonda trasformazione: dalla tavola degli italiani – dove il risparmio incontra un amore mai sopito per il cibo di qualità – alle rivoluzioni della supply chain, il volume esplora le nuove frontiere del consumo consapevole. La tecnologia ridisegna l’esperienza d’acquisto, mentre la sostenibilità emerge come bussola per le scelte di aziende e consumatori. Innovazione digitale, tracciabilità dei prodotti, logistica intelligente: un cambiamento che coinvolge l’intera filiera, dal produttore al consumatore finale.
“Un anno di Tendenze 2025” abbina una visione ampia a una trattazione puntuale, offrendo centinaia di contenuti che aiutano a orientarsi tra i grandi trend del presente. E lo fa usando anche gli strumenti “iconici” di GS1 Italy, come i QR code posizionati strategicamente all’interno delle pagine e che traghettano nell’ecosistema digitale di GS1 Italy, permettendo ai lettori di approfondire online i temi di maggiore interesse.

Il volume “Un anno di Tendenze 2025” è consultabile gratuitamente sul sito di Tendenze.

Un anno di Tendenze 2025:
nuova edizione, anche nel look

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Il paradosso dell’acquacoltura: nutrire pesci con altri pesci

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Il paradosso dell’acquacoltura: nutrire pesci con altri pesci – L’acquacoltura, spesso presentata come una soluzione sostenibile per soddisfare la crescente domanda globale di proteine animali, nasconde un’incongruenza difficile da ignorare: per allevare pesci, si uccidono altri pesci.
Un ciclo alimentare che si morde la coda!
Molte specie ittiche allevate, come salmone, spigola, orata, trota, carpa, sono carnivore. Il loro nutrimento principale nei sistemi di acquacoltura intensiva consiste in farina di pesce e olio di pesce, derivati dalla pesca di piccoli pesci pelagici come acciughe, sardine e sgombri. In pratica, si pescano grandi quantità di pesce selvatico per trasformarle in mangime destinato ad altri pesci, chiusi in vasche o gabbie.

Questo approccio comporta diversi problemi:

  • Sfruttamento eccessivo dei mari. Si stima che circa un terzo della pesca globale sia destinata alla produzione di farina e olio di pesce. Questo impatta negativamente sugli ecosistemi marini e sulle comunità costiere che dipendono da quei pesci per la propria alimentazione.
  • Inefficienza energetica. Servono da 2 a 5 kg di pesce selvatico per produrre 1 kg di pesce allevato (a seconda della specie). Il fattore di conversione aumenta drasticamente per esempio per l’accrescimento dei tonni in gabbia. È questo un sistema contrario ai principi dell’economia circolare e della sostenibilità.
  • Dipendenza da una risorsa limitata. Le popolazioni di pesce selvatico non sono infinite. Continuare a far affidamento su questo tipo di alimentazione compromette seriamente l’ecosistema.

Promuovere l’acquacoltura come “sostenibile” in questo contesto appare quasi contraddittorio.
Fortunatamente, la ricerca sta offrendo diverse soluzioni innovative per superare questa dipendenza come, per esempio mangimi a base vegetale: soia, alghe, microalghe e altri ingredienti vegetali sono già utilizzati in parte per sostituire la farina di pesce. Alcuni studi mostrano buoni risultati in termini di crescita e salute dei pesci, anche se resta da migliorare il profilo degli acidi grassi polinsaturi omega-3. (DHA, EPA)
Altro mangime deriva dagli insetti come le larve di mosca e altri che possono essere allevati e trasformati in proteine animali ad alto valore nutritivo. Sono già utilizzati in alcuni mangimi sperimentali, con buoni risultati.
Ma anche il riciclo dei sottoprodotti della pesca come gli scarti e residui dell’industria ittica i quali possono essere trasformati in mangimi, riducendo lo spreco e la necessità di pescare ulteriormente.

Un passo avanti si sta ottenendo con l’acquacoltura integrata multitrofica (IMTA), ovvero un sistema in cui specie diverse coesistono in modo simbiotico (es. pesci, molluschi, alghe) permettono di riutilizzare i nutrienti presenti nell’ambiente e ridurre l’impatto ambientale complessivo.
Il sistema attuale dell’acquacoltura è però prevalentemente basato sul nutrire i pesci con altri pesci, e ciò un è paradosso ecologico. Se vogliamo davvero che l’allevamento ittico sia parte della soluzione globale per una dieta sostenibile, dobbiamo rompere questo circolo vizioso. La buona notizia è che le alternative esistono: serve volontà politica, investimenti nella ricerca e una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori.

Il paradosso dell’acquacoltura: nutrire pesci con altri pesci

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