Strage di pesci nella laguna di Orbetello priva d’ossigeno. Presenza di alghe che infastidiscono i turisti in Adriatico. Cozze a rischio in Puglia e problemi per la pesca. E attenzione ai batteri nei frutti di mare

Nell’estate italiana di fine luglio gli effetti dell’aumento delle temperature dei mari sono ben visibili.

Cominciamo dalle alghe: nell’Adriatico settentrionale, ma anche lungo le coste delle Marche o dell’Abruzzo, le chiazze di mare verdastre indicano un’alta presenza di cianobatteri carichi di pigmenti fotosintetizzanti. L’aumento della temperatura dell’acqua può incrementare fioriture anomale che si traducono in disagi per i bagnanti. Sebbene le acque italiane siano in buone condizioni di salute, le temperature sempre più alte – con diverse boe e sensori che nell’alto Adriatico hanno registrato temperature superficiali del mare anche di 30 gradi – sono collegate a una serie di effetti che possono incidere sul turismo, sull’economia locale, ma anche gli ecosistemi naturali e in certi casi la salute dell’uomo.

La situazione in Toscana

In Toscana, nella laguna di Orbetello si sta verificando una grave moria di pesci legata al surriscaldamento delle acque, alla decomposizione delle alghe e soprattutto all’anossia, la scarsità di ossigeno. Migliaia di carcasse, in questa zona di allevamenti ittici, sono emerse in superficie portando disagi e odori maleodoranti. Gli allevamenti locali parlano di gravi perdite anche se è ancora presto per stimare i danni per il numero di orate, spigole, anguille e altri pesci morti, una cifra che sembra però superiore ai tragici eventi di nove anni fa.

Uno dei problemi principali è che la situazione sta impattando anche sulle coste di Ansedonia, soprattutto tra Feniglia e Tagliata, dove si sentono odori maleodoranti e l’acqua sversata dalla laguna sta creando seri problemi al turismo: le spiagge sono semi deserte.

Cosa accade in Sardegna e Puglia

Anche altre lagune, come quelle della zona di Oristano, sono oggi in allerta rossa per la possibilità di una moria di pesci a causa delle temperature bollenti e del poco ossigeno. Discorso simile vale per la produzione delle cozze nell’area di Taranto in Puglia dove gli operatori temono di perdere l’80% del prodotto. il caldo record sta impattando su ritmi e cicli degli ecosistemi, dai granchi blu morti asfissiati ad Orbetello sino alle vongole sempre più rare, dalle alghe che proliferano a Goro in Emilia-Romagna passando persino, sul Po, ai pescatori costretti a usare “più carburante” per inseguire i pesci che si spingono sempre più al largo per evitare le temperature calde sotto costa.

Problemi per il turismo e la salute

Mentre in alcune zone d’Italia (soprattutto al largo però) sono stati segnalati casi di mucillagine, a livello visivo la presenza di alghe sta già impattando sul turismo di determinate località. Le cronache locali ricordano nelle ultime settimane casi di importanti fioriture di alghe che hanno poi interessato i litorali per esempio di Ancona, ma anche di Viareggio, della zona di Salerno, oppure di Ostia. Si tratta perlopiù di fenomeni e momenti passeggeri, ma che possono avere ricadute sulla presenza di turisti che lamentano disagi nella fruizione del mare.

Cosa accade ai frutti di mare?

Se nella maggior parte dei casi le alghe sono più che altro un disagio o un deterrente a fare il bagno – ma non comportano particolari rischi per la salute – a causa delle temperature elevate dei mari in futuro potrebbero però esserci rischi legati al consumo dei frutti di mare. Lo ha ricordato di recente l’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, spiegando come a causa dell’aumento delle temperature rischia di crescere la presenza di batteri vibrioni, responsabili di gastroenteriti e infezioni, nei frutti di mare, soprattutto quelli presenti in acque salmastre.

Un altro campanello d’allarme collegato alla crisi del clima e all’aumento delle temperature a livello globale che, se quest’estate lungo le coste si stesse traducendo in disagi per i bagnanti, il prossimo autunno a causa dell’energia accumulata dai mari potrebbe trasformarsi come già avvenuto negli scorsi anni in fenomeni meteo sempre più intensi e pericolosi per le nostre vite.