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Pesce per pet food: qualità e margini, un’opportunità per la filiera ittica – Nel dibattito comune si tende spesso a semplificare il concetto di sottoprodotto, associandolo erroneamente a materiale di scarsa qualità. In realtà, l’industria moderna del pet food, soprattutto nel segmento premium, si basa su una selezione rigorosa di materie prime, dove il pesce rappresenta un ingrediente strategico, apprezzato per le sue qualità nutrizionali e funzionali.

Il pesce destinato alla produzione di alimenti per animali domestici proviene principalmente da sottoprodotti di Categoria 3, come definiti dalla normativa europea. Si tratta di parti del pesce – teste, lische carnose, pelle, ritagli derivanti dalla filettatura – che non trovano impiego nel consumo umano per motivi commerciali o culturali, ma che restano perfettamente idonee sotto il profilo igienico-sanitario e altamente valorizzabili dal punto di vista nutrizionale.

Questo approccio consente alla filiera ittica di ottimizzare l’uso del pescato, integrando logiche di sostenibilità e efficienza produttiva. Non a caso, molte aziende specializzate nel pet food puntano su ingredienti marini per sviluppare formulazioni ipoallergeniche, ricche di omega-3, facilmente digeribili e in linea con le richieste di un consumatore sempre più attento alla salute dei propri animali domestici.

La crescente domanda di alimenti naturali e funzionali ha trasformato il settore in una leva economica rilevante per i produttori ittici. L’integrazione di linee produttive dedicate al pet food permette di generare valore da parti del pesce che, in passato, avrebbero avuto destinazioni meno remunerative. In questo contesto, il concetto di “sottoprodotto” si evolve: non più residuo da smaltire, ma materia prima secondaria di qualità, destinata a un mercato in piena espansione.

Il comparto globale del pet food supera ormai i 150 miliardi di dollari, con il segmento premium che registra tassi di crescita a doppia cifra. Aziende italiane come Mister Pet, Adragna, Eagle Pet Food e Naxos hanno già strutturato l’offerta inserendo pesce selezionato nelle loro linee, rispondendo alle esigenze di mercato con prodotti certificati e tracciabili.

In questo scenario, le certificazioni giocano un ruolo sempre più centrale. Oltre ai marchi noti come MSC per la pesca sostenibile e Friend of the Sea, anche l’ASC (Aquaculture Stewardship Council) ha esteso i propri standard al settore pet food. Questo garantisce che il pesce da acquacoltura utilizzato nelle formulazioni provenga da allevamenti gestiti in modo responsabile, rafforzando il posizionamento delle aziende che scelgono trasparenza e sostenibilità come elementi distintivi della propria offerta.

Per le aziende della filiera ittica, il segmento rappresenta una doppia opportunità: da un lato, ottimizzare la redditività attraverso l’uso intelligente delle risorse; dall’altro, accedere a un mercato meno volatile rispetto a quello del consumo umano, caratterizzato da continuità di domanda e maggiore predisposizione verso prodotti di fascia alta.

In conclusione, il pesce per animali domestici non è una destinazione secondaria, ma un settore che valorizza il lavoro della filiera attraverso una trasformazione consapevole e di qualità. Con le giuste strategie, le imprese ittiche possono consolidare una presenza stabile in un comparto in forte crescita, dove sostenibilità, innovazione e margini si incontrano.

Pesce per pet food: qualità e margini, un’opportunità per la filiera ittica

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