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Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT – Martedì 29 ottobre, le ONG BLOOM e Foodwatch hanno lanciato l’allarme sulla contaminazione sistemica del tonno con il mercurio, un potente neurotossico definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una delle dieci sostanze chimiche più preoccupanti per la salute pubblica, insieme all’arsenico e all’amianto. Questa comunicazione ha fatto seguito alle rivelazioni di BLOOM, pubblicate lo stesso giorno nel rapporto Toxic Tuna, su questa contaminazione e sui retroscena della produzione degli standard europei sul mercurio.

In seguito al comunicato stampa diffuso da ANCIT (Associazione Nazionale dei Conservieri Ittici e delle Tonnare) in reazione al rapporto sul tonno contaminato, BLOOM desidera rispondere punto per punto alle affermazioni più problematiche contenute in questo comunicato stampa, che distorcono e travisano alcuni dei contenuti della nostra ricerca e, così facendo, minimizzano la gravità dello scandalo di salute pubblica rivelato da BLOOM.

Innanzitutto, ANCIT afferma che “non c’è nessun rischio di non conformità da mercurio nel tonno in scatola commercializzato sul mercato italiano”. Parleremo della questione della non conformità nel prossimo paragrafo. Tuttavia, per quanto riguarda l’affermazione “sul mercato italiano”, riteniamo essenziale sottolineare che le analisi commissionate da BLOOM e realizzate da un laboratorio universitario specializzato su 148 scatole di tonno mostrano che il 100% del tonno in scatola è contaminato da mercurio, indipendentemente dalla specie, dalla zona di pesca o dal Paese in cui il tonno viene venduto.

Queste informazioni sono corroborate da numerosi comunicati stampa dell’industria del tonno (Petit Navire, FIAC, ecc.) che indicano che, secondo i loro controlli, il contenuto di mercurio del loro tonno è compreso tra 0,2 e 0,3 mg/kg (il che significa da due a tre volte di più per il tonno in scatola, che è più concentrato) – confermando così la presenza di mercurio in tutte le loro scatole.

I livelli di contaminazione riscontrati nelle lattine acquistate nei supermercati italiani non differivano significativamente da quelli analizzati in Francia, Regno Unito, Germania o Spagna. In totale, 5 delle 28 lattine analizzate in Italia superavano la soglia di 1mg/kg di mercurio per il tonno fresco, e nessuna era esente da contaminazione. Il consumo di una singola lattina da 100 grammi contaminata a 1 mg/kg causa il superamento certo della dose settimanale tollerabile definita dall’EFSA per le persone di meno di 70 kg.

Bisogna anche ricordare che i rischi associati all’esposizione al mercurio non sono tanto legati alla contaminazione acuta (consumo di una scatoletta di tonno con alti livelli di mercurio) quanto all’esposizione cronica al mercurio.

In secondo luogo, l’ANCIT afferma anche che “Il tonno in scatola sul mercato italiano, rispetta la legislazione dell’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare e per la possibile presenza del mercurio risponde ai requisiti di legge imposti dall’Unione Europea”. L’informazione più importante che emerge dalla nostra indagine è giustamente che gli attuali standard europei sono totalmente inadeguati e non permettono di minimizzare il rischio di contaminazione per i consumatori. Il tonno, il pesce più consumato in Europa, ha limiti di contaminazione accettati (1mg/Kg) tre volte superiori a quelli di altri pesci come l’aringa o il merluzzo (0,3mg/Kg). Questa deroga non è giustificata da ragioni sanitarie valide. Queste soglie sono definite utilizzando il metodo ALARA (as low as reasonably achievable), che prevede la definizione del limite massimo di contaminazione ad una soglia che abbia il minor impatto possibile sulle vendite. In genere, si utilizza un tasso di rifiuto del 5%: la salute pubblica può essere protetta finché il 95% dei prodotti coperti dallo standard può essere immesso sul mercato. Inoltre, questo limite massimo si applica al tonno fresco e non a quello in scatola, che è il più commercializzato. Tuttavia, durante il processo di lavorazione e inscatolamento, la concentrazione di mercurio può essere da due a tre volte superiore. Il tonno in scatola può quindi essere commercializzato con livelli massimi di mercurio nove volte superiori a quelli di sardine, merluzzo o aringhe.

In terzo luogo, il comunicato stampa di ANCIT sostiene anche che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) afferma che ” un consumo di pesce nel range di 2-4 porzioni settimanali fornisce benefici netti per la salute, indipendentemente dal rischio derivante dall’esposizione al metilmercurio “. Questa affermazione è falsa, in quanto l’EFSA raccomanda sì il consumo di 1-4 porzioni di pesce e altri prodotti ittici, ma suggerisce anche di limitare il consumo di specie ricche di metilmercurio, in particolare il tonno e altri pesci predatori, soprattutto nel caso di bambini e donne in gravidanza, al fine di prevenire gli effetti di questo contaminante sullo sviluppo neuronale. La nostra indagine rivela anche che la lobby del tonno ha montato un’intensa “fabbrica del dubbio” per evitare qualsiasi restrizione alle vendite di tonno. Questa “fabbrica del dubbio” si è basata sul principio beneficio-rischio: insistendo sui famosi benefici degli omega-3, i rappresentanti dell’industria del tonno si sono assicurati che i rischi generati dal metilmercurio, la forma più tossica di mercurio e anche quella maggiormente presente nel tonno, fossero dimenticati. Tuttavia, come ha riferito BLOOM nella sua indagine, i tonni utilizzati per le scatolette vendute in Europa provengono da specie poco ricche in omega-3. Sono in compenso ricche di metilmercurio. Quindi, affermare che è sano e sicuro mangiare pesce fino a 4 volte a settimana per giustificare il consumo frequente di tonno è uno sproposito che mette a rischio la salute dell’intera popolazione italiana, soprattutto quella di feti e bambini.

In quarto luogo, l’ANCIT sostiene anche che il selenio, un oligoelemento naturalmente presente nel tonno, è un antagonista del mercurio, che impedisce che questo contaminante venga assorbito dal corpo umano. Il selenio è il nuovo argomento faro dell’industria del tonno: secondo alcuni rappresentanti dell’industria, questo elemento contrasta gli effetti del metilmercurio. Ma non c’è consenso nella comunità scientifica su questa affermazione. Philippe Grandjean, Direttore del Dipartimento di Medicina Ambientale presso la University of Southern Denmark e Professore Associato presso la Harvard School of Public Health (USA), è una delle principali autorità mondiali sugli effetti neurotossici del mercurio. Spiega: “Abbiamo misurato il selenio nei nostri studi e non abbiamo trovato che riducesse la tossicità del mercurio. [Quindi non credo che abbiamo un buon approccio per prevenire la tossicità del mercurio. La soluzione migliore è evitarla”. (intervista con BLOOM del 16 ottobre 2024).

Per concludere, il comunicato stampa di ANCIT afferma che l’industria italiana del tonno in scatola privilegia “le specie di tonno (come il tonno pinna gialla e il tonnetto striato) che vivono in ambienti non inquinati, come gli oceani tropicali”. Ancora una volta, questa affermazione è fallace: non esistono regioni o bacini oceanici sicuri e privi di contaminazione, come è stato confermato anche da un recente studio scientifico indipendente. Il mercurio è per definizione altamente volatile: una volta emesso nell’atmosfera, si disperde in tutto il mondo e contamina l’intero oceano, dove viene trasformato dai batteri in metilmercurio, prima di entrare nella catena alimentare marina. È inoltre importante notare che anche il tonnetto striato, sebbene sia una specie di piccole dimensioni, ha mostrato livelli preoccupanti di mercurio. La contaminazione al metilmercurio nel tonno è riscontrata in tutti i bacini oceanici, tutti i produttori e tutte le specie, compreso il tonno pinna gialla e il tonnetto striato.

BLOOM chiede a tutti i giornali che possono aver diffuso le informazioni fuorvianti di ANCIT di concederci un diritto di replica / di rettificare le informazioni pubblicate al fine di proteggere la salute dei consumatori.

Per maggiori informazioni, consultate l’inchiesta Toxic Tuna di BLOOM.

Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT

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