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Ripristino della Natura: due anni per presentare i piani nazionali – La recente entrata in vigore, lo scorso 18 agosto, della Legge sul Ripristino della Natura rappresenta un passo fondamentale nella strategia dell’Unione Europea per la tutela degli ecosistemi. Questa normativa, sebbene accolta con favore dagli ambientalisti, solleva preoccupazioni significative all’interno del settore ittico e della pesca in Italia. La legge, che prevede obiettivi vincolanti per il ripristino del 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030, mira a invertire il degrado degli ecosistemi e a promuovere la resilienza climatica. Tuttavia, il suo impatto sul settore della pesca potrebbe essere sostanziale, soprattutto in considerazione delle possibili restrizioni alla pesca di fondo, particolarmente all’interno delle Aree Marine Protette (AMP).
Gli Stati membri, inclusa l’Italia, hanno ora il compito di sviluppare piani nazionali di ripristino che dettagliano le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla legge. Questi piani, che dovranno essere presentati alla Commissione Europea entro due anni, delineeranno le azioni specifiche da intraprendere per il ripristino degli ecosistemi. Sarà essenziale che il governo italiano coinvolga le parti interessate, incluse le associazioni del settore ittico, nel processo di elaborazione dei piani per garantire che le esigenze del settore siano adeguatamente considerate. Un approccio trasparente e inclusivo potrebbe contribuire a mitigare le preoccupazioni del settore e a promuovere l’adozione di pratiche più sostenibili.
Opportunità per l’acquacoltura e il settore delle Alghe
Oltre alle sfide, la Legge sul Ripristino della Natura potrebbe aprire nuove opportunità per il settore acquacolturale e per lo sviluppo delle coltivazioni di alghe. L’acquacoltura sostenibile, che minimizza l’impatto ambientale e promuove la biodiversità marina, potrebbe ricevere un impulso grazie ai finanziamenti previsti nei piani nazionali di ripristino. Allo stesso modo, la coltivazione di alghe, che svolgono un ruolo cruciale nella cattura e nello stoccaggio del carbonio, potrebbe vedere una crescita significativa, contribuendo non solo alla mitigazione dei cambiamenti climatici ma anche alla diversificazione delle fonti di reddito per le comunità costiere.
Mentre la Legge Ripristino della Natura impone sfide significative al settore ittico italiano, essa rappresenta anche un’opportunità per ridefinire il futuro della pesca e dell’acquacoltura in modo più sostenibile. Con un’attenta pianificazione e un coinvolgimento attivo delle parti interessate, l’Italia potrebbe non solo rispettare gli obblighi europei, ma anche promuovere un settore ittico più resiliente e in armonia con gli obiettivi ambientali globali.
Ripristino della Natura: due anni per presentare i piani nazionali
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