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Salmonicoltura: il Cile fatica a competere con la Norvegia – Recentemente, la Fondazione Pivotes ha pubblicato uno studio intitolato Una mirada a la salmonicultura chilena (Uno sguardo alla salmonicoltura cilena), mirato a stimolare il dibattito sull’acquacoltura, e in particolare sulla salmonicoltura, un settore in cui il Cile eccelle a livello globale grazie ai suoi innegabili vantaggi comparativi. Nonostante rappresenti la seconda maggiore esportazione nazionale, la salmonicoltura cilena affronta diversi ostacoli, intrappolata da tensioni che ne frenano lo sviluppo.

Un’industria di grande rilievo ma sotto pressione

La salmonicoltura è una delle industrie di punta del Cile. A partire dagli anni ’80, ha mostrato una crescita costante, posizionando il paese come il secondo maggior produttore mondiale di salmone. Questo settore gioca un ruolo cruciale per l’occupazione e l’economia nel sud del Cile, ma non è esente da critiche, specialmente per il suo impatto sugli ecosistemi locali.

Ostacoli e riforme

Le concessioni per l’acquacoltura, vitali per l’espansione della salmonicoltura, sono attualmente bloccate. Mentre la Norvegia prevede di triplicare la sua produzione entro il 2050, il Cile si trova davanti a sfide importanti per armonizzare la crescita del settore con la salvaguardia ambientale. Le riforme introdotte dopo la crisi del virus ISA nel 2007 hanno migliorato la situazione, introducendo una migliore organizzazione dei barrios salmoneros e periodi di riposo sanitario per la conservazione degli habitat.

Nonostante i progressi, ci sono ancora aree di miglioramento, in particolare nella gestione della mortalità dei salmoni e nel tasso di fuga, due indicatori cruciali per la sostenibilità del settore. La normativa cilena rimane distante dagli standard ASC, i più rigorosi a livello mondiale in termini ambientali. Tuttavia, l’aumento dei centri di coltura certificati ASC dimostra un impegno crescente verso la produzione sostenibile.

Impatto ambientale e riduzione della povertà

La salmonicoltura cilena, nonostante le sfide, emerge come un’opzione sostenibile dal punto di vista ambientale rispetto ad altre fonti di proteine. Produce meno gas serra, richiede meno terreno e genera minor inquinamento dell’acqua. Questi fattori evidenziano il potenziale della salmonicoltura come alternativa ecologica per il futuro alimentare globale.

Essendo poi una delle principali esportazioni del Cile e la maggiore non legata al settore minerario, la salmonicoltura genera significativi introiti e posti di lavoro, contribuendo in modo sostanziale alla riduzione della povertà nelle aree dove opera. Con il 38% della produzione mondiale nel 2023, il settore rappresenta un pilastro per l’economia delle regioni meridionali del paese.

Di fronte alla prospettiva di un’espansione senza precedenti della produzione salmonicola in Norvegia che ambisce a triplicare la sua produzione entro il 2050, il Cile deve superare i propri limiti normativi e ambientali per non restare indietro. La salmonicoltura cilena ha l’opportunità di sfruttare le proprie risorse naturali e di adottare pratiche più sostenibili, garantendo la sua crescita in armonia con l’ambiente.

Oggi la salmonicoltura in Cile si trova a un bivio: può continuare a subire le tensioni che ne frenano lo sviluppo o intraprendere un percorso di rinnovamento focalizzato sulla sostenibilità. Superando le sfide attuali e adottando standard internazionali, il settore non solo assicurerà il proprio successo futuro ma contribuirà anche alla conservazione degli ecosistemi marini.

Salmonicoltura: il Cile fatica a competere con la Norvegia

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