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Scienza e Pesca insieme per affrontare la minaccia dei rifiuti marini – I rifiuti marini rappresentano una delle minacce più gravi per la salute degli ecosistemi marini. Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica e altri rifiuti finiscono nei nostri oceani, mettendo a rischio la vita marina e danneggiando le attività economiche legate al mare. Per affrontare questo problema crescente, è essenziale una collaborazione tra scienziati, pescatori e comunità locali.
La presenza di rifiuti nei mari non solo minaccia la biodiversità marina, ma compromette anche la salute umana e l’economia globale. Gli impatti negativi includono la morte di animali marini, l’inquinamento chimico e la distruzione degli habitat. Inoltre, i rifiuti marini possono interferire con le attività di pesca, riducendo la cattura e aumentando i costi operativi.
Il progetto FLAGS: un esempio di collaborazione di successo
In Sardegna, un progetto innovativo ha dimostrato come la collaborazione tra scienziati e pescatori possa fare la differenza. Il progetto FLAGS (Fishing Litter and Abandoned Gears in Sardinia), sostenuto dal Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca, ha visto la partecipazione di scienziati dell’Università di Cagliari e gruppi di azione locale per la pesca. Insieme, hanno rimosso oltre due tonnellate di rifiuti dalle acque sarde.
Durante un’esercitazione di monitoraggio scientifico, gli scienziati hanno utilizzato veicoli sottomarini comandati a distanza per esplorare i fondali marini. Oltre a trovare coralli, hanno scoperto grandi quantità di rifiuti marini. Questa scoperta ha sottolineato l’urgenza di una soluzione collaborativa. Gli scienziati si sono rivolti ai pescatori locali, i quali hanno risposto con entusiasmo, dimostrando un forte impegno per la pulizia del mare.
L’avvio della bonifica
I gruppi di azione locale per la pesca hanno lanciato bandi per selezionare cooperative e associazioni partecipanti, offrendo un sostegno finanziario di 3.000 euro per ciascuna. Questo ha reso il progetto accessibile a tutti i pescatori, indipendentemente dalle dimensioni delle loro imbarcazioni. Le quote minime di raccolta erano fissate a 100 kg per i pescherecci più grandi, 50 kg per quelli più piccoli e 20 kg per le piccole imbarcazioni.
Il risultato: un mare più pulito
In sei mesi, i pescatori sardi hanno effettuato 136 battute di pesca, raccogliendo un totale di 2400 kg di rifiuti da una profondità compresa tra 10 e 800 metri. Questo sforzo ha evidenziato l’entità del problema e la necessità di ripetere l’iniziativa. Il monitoraggio dettagliato ha fornito preziose informazioni sugli specifici tipi di rifiuti trovati a varie profondità.
Il successo del progetto FLAGS ha creato un modello organizzativo facilmente replicabile in altri contesti. Questo modello dimostra l’efficacia del coinvolgimento della comunità di pescatori nella protezione della biodiversità marina e nella gestione sostenibile degli stock ittici. Inoltre, ha aumentato la capacità dei pescatori di monitorare e registrare i rifiuti marini, contribuendo alla sensibilizzazione e alla mitigazione del problema alla fonte.
Questa iniziativa ha gettato le basi per future collaborazioni tra scienziati e pescatori, mirando a un oceano più pulito e sano. Come ha affermato il dott. Alessandro Cau dell’Università di Cagliari, il progetto ha rafforzato la fiducia tra il dipartimento universitario e i pescatori locali, creando una rete di relazioni che potrà supportare altre iniziative di cooperazione in futuro.
Affrontare il problema dei rifiuti marini richiede dunque uno sforzo collettivo e una stretta collaborazione tra scienza e pesca. Progetti come FLAGS dimostrano che, unendo le forze, è possibile fare la differenza e proteggere i nostri mari per le future generazioni. La lotta contro i rifiuti marini è appena iniziata, ma con l’impegno di tutti possiamo sperare in un futuro più sostenibile per i nostri oceani.
Scienza e Pesca insieme per affrontare la minaccia dei rifiuti marini
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