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Serve il sostegno politico per superare le sfide dell’acquacoltura in UE – L’acquacoltura europea si trova in una fase di stagnazione, nonostante il suo ruolo cruciale nella sicurezza alimentare e nella sostenibilità ambientale. Il recente report The EU oceans and fisheries policy, commissionato dalla Commissione Pesca del Parlamento Europeo fornisce approfondimenti chiave sullo stato attuale del settore, identificando le sfide e offrendo raccomandazioni per garantire la sua crescita e diversificazione.

La Politica Comune della Pesca (PCP) viene spesso vista come inadeguata per lo sviluppo dell’acquacoltura, concentrandosi principalmente sulla pesca di cattura. L’acquacoltura occupa un ruolo marginale all’interno di questo quadro politico, il che ne ostacola il potenziale. Per affrontare questa lacuna, il rapporto sottolinea la necessità di strategie più mirate e coerenti, che rispondano alle specifiche esigenze del settore. Il Metodo di Coordinamento Aperto (MAC), delineato nell’articolo 34 della PCP, consente la cooperazione tra gli Stati Membri dell’UE nella governance dell’acquacoltura, ma si basa su linee guida non vincolanti, piani strategici e condivisione di buone pratiche. Sebbene questo approccio favorisca la collaborazione, non riesce a superare le difficoltà persistenti.

Il cambiamento climatico rappresenta una delle principali preoccupazioni, influenzando sia la produttività a breve termine che la resilienza a lungo termine del settore. Inoltre, i crescenti costi di produzione, aggravati da cambiamenti geopolitici, e la crescente concorrenza per lo spazio marittimo pongono barriere significative. La licenza sociale per operare nelle comunità costiere si sta riducendo, rendendo più difficile l’espansione dell’acquacoltura.

Il report propone tre aggiustamenti politici fondamentali. In primo luogo, aumentare l’attenzione sull’acquacoltura all’interno della PCP per raggiungere gli obiettivi ambientali e di sicurezza alimentare dell’UE. In secondo luogo, considerare un riallineamento strategico a lungo termine per mitigare l’impatto del cambiamento climatico, trasformando le sfide in opportunità di crescita sostenibile. Infine, promuovere una migliore coesistenza tra l’acquacoltura, le comunità locali e altre attività economiche legate al mare.

Accanto a queste raccomandazioni, l’economia blu, che integra l’acquacoltura in una strategia marittima più ampia, richiede attenzione. Dal 2007, con l’adozione della Politica Marittima Integrata, questo quadro ha guidato le ambizioni economiche e ambientali dell’UE. Nel 2021, la Commissione Europea ha introdotto un approccio rinnovato per un’economia blu sostenibile, in linea con il Green Deal europeo.

In questo contesto emergono tre sfide principali. La crescente domanda di spazio marino, in particolare per le energie rinnovabili, esercita pressione sugli operatori dell’acquacoltura. Le piccole imprese, spesso carenti di capitali e competenze, faticano ad adattarsi ai processi di decarbonizzazione, creando un panorama competitivo disomogeneo. Inoltre, i produttori extra-UE, non soggetti agli stringenti standard ambientali e sociali dell’UE, creano un ulteriore svantaggio per gli operatori europei.

Per superare questi ostacoli, il report sottolinea la necessità di un supporto diretto per aiutare gli operatori a fronteggiare i cambiamenti climatici e garantire transizioni ecologiche e digitali eque. Incoraggiare la co-ubicazione delle attività marine risulta cruciale per massimizzare l’uso dello spazio disponibile, mentre altre misure efficaci di conservazione basate sull’area (OECM) potrebbero migliorare la protezione della biodiversità senza ricorrere a zone marine completamente protette.

Attraverso l’implementazione di queste strategie, l’acquacoltura europea potrebbe emergere più forte, resiliente e meglio posizionata per contribuire alle economie verde e blu dell’UE.

Serve il sostegno politico per superare le sfide dell’acquacoltura in UE

 

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