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Sostenibilità: uso e abuso! – La Treccani definisce la sostenibilità ambientale come la condizione di uno sviluppo capace di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.
Traslato nel settore della pesca tale concetto si lega indissolubilmente al soddisfacimento della condizione del Massimo Rendimento Disponibile (MSY), ossia che la quantità massima di pesce che può essere pescata non deve compromettere la capacità degli stock di rigenerarsi.
Tali concetti furono espressi già partire dal 1970 e negli anni seguenti, ossia da quando la comunità scientifica e le istituzioni internazionali hanno iniziato a riconoscere l’impatto della pesca eccessiva sugli stock ittici e sugli ecosistemi marini.
La presa di coscienza in Europa riguardo l’ipersfruttamento delle risorse pose dunque la prima pietra all’emanazione di norme e regolamenti intransigenti, che di fatto poco, o per meglio dire per nulla, si integravano con le precedenti politiche dei singoli Stati, e che in nome del principio di primato che stabilisce la supremazia delle norme europee, le singole Nazioni hanno dovuto abbandonare, per adeguarsi appunto a quelle dell’Europa unita.
La ratio della norma che si rifà ai principi della sostenibilità e dunque all’applicazione del Massimo Rendimento Disponibile (MSY), mal si concilia con l’evoluzione del concetto stesso di sostenibilità che aggrega, oltre a quella ambientale anche la economica e la sociale.
È purtroppo risaputo che i provvedimenti ad oggi presi da parte della massima Autorità in tema di pesca, al fine di garantire il risultato “trivalente” del rinnovato significato della parola sostenibilità, continuano purtroppo a soddisfare solamente il primo, quando rispettato, ossia quello dal solo punto di vista ambientale.
Per queste ragioni migliaia di aziende chiudono, altre sono in procinto di farlo, molte altre costrette dal fallimento.
Chi si salva? Chi nella chiusura di entrambi gli occhi da parte dell’Europa nell’applicare le sanzioni, aggira l’ostacolo!
Come? Praticando la pesca illegale, utilizzando bandiere di Stati fuori regolamentazione, trasbordando in mare il pescato proveniente da catture di pescherecci non in linea con le normative, sottopagando i marinai extracomunitari e magari frodando il consumatore finale con la scritta sulle scatolette di pesce “prodotto proveniente da pesca sostenibile”, ben sapendo che la loro pesca è tutt’altro che “amica del mare”, è tutt’altro che sostenibile!
Uso e abuso.
Sostenibilità: uso e abuso!
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