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Specie invasive: ecosistemi e filiere ittiche sotto attacco – Le specie invasive non arrivano mai da sole: portano con sé instabilità ecologica, crisi economiche e l’inevitabile prova di maturità per chi gestisce risorse e territori. La recente diffusione delle cozze dorate in California conferma come organismi ad alta capacità adattativa rappresentino oggi una delle principali minacce per gli ecosistemi acquatici e le filiere produttive connesse.

Originarie della Cina e del Sud-est asiatico, le cozze dorate sono comparse per la prima volta in Nord America nell’ottobre 2024, lungo la costa californiana. A differenza delle già note cozze quagga e zebra, queste nuove arrivate si distinguono per una pericolosità superiore: la loro capacità di sopravvivere in una vasta gamma di condizioni acquatiche le rende particolarmente difficili da contenere. Non si tratta quindi solo di un’invasione localizzata, ma di una potenziale espansione incontrollata che potrebbe coinvolgere bacini idrici e infrastrutture strategiche.

La risposta della California, con l’adozione di un quadro normativo d’urgenza e misure di monitoraggio rafforzate, arriva quando la specie ha già preso piede. Un copione già visto, che riflette una gestione reattiva piuttosto che preventiva.

In Italia, l’esperienza con il granchio blu racconta una storia simile, ma su scala più ampia e con impatti già consolidati sulla molluschicoltura e sulla pesca lagunare. L’adattabilità estrema di questa specie ha reso inefficaci gli interventi tardivi, trasformando quella che era stata percepita come un’emergenza temporanea in una condizione permanente.

Il filo rosso che lega California e Italia è la sottovalutazione del rischio sistemico rappresentato dalle specie aliene. Non si tratta più di fenomeni occasionali, ma di dinamiche strettamente legate alla globalizzazione dei commerci, al cambiamento climatico e alla mancanza di protocolli condivisi su scala internazionale.

Senza una governance integrata, la blue economy continuerà a subire contraccolpi da ogni nuova introduzione biologica. È necessario spostare l’attenzione dalla gestione delle conseguenze alla costruzione di una rete di prevenzione, capace di identificare precocemente le minacce e di attivare risposte coordinate tra istituzioni, ricerca e operatori del settore.

Il caso delle cozze dorate evidenzia come le future invasioni saranno caratterizzate da specie sempre più resilienti e difficili da eradicare. In questo scenario, l’Italia ha l’opportunità di passare da vittima di una gestione frammentata a modello di riferimento per politiche di contenimento e adattamento.

Prepararsi significa investire oggi in strumenti di monitoraggio avanzato, formazione settoriale e collaborazione transnazionale. Perché la prossima specie invasiva non è una possibilità remota: è già in viaggio.

Specie invasive: ecosistemi e filiere ittiche sotto attacco

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