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Una tragedia che scuote il settore ittico. Il caso del salmone contaminato e l’importanza di conoscere chi produce – Una confezione di salmone affumicato comprata al supermercato. Una cena qualsiasi. Poi la corsa in ospedale, il coma, la diagnosi di Listeria monocytogenes e una vita segnata da danni permanenti. La protagonista di questa vicenda è una donna bolognese di 63 anni. Ma dietro questa storia si cela una tragedia ancora più grande: l’uomo che aveva denunciato le presunte pratiche illegali all’interno dell’azienda ittica che produceva quel salmone era suo marito. Un dipendente che, prima di togliersi la vita nel 2022, aveva più volte espresso la sua preoccupazione per la falsificazione sistematica delle date di scadenza dei prodotti, effettuata con l’ausilio di un phon per rimuovere le etichette originali. Una drammatica coincidenza che lega l’intera vicenda a un’unica, inquietante responsabilità industriale.

Un’inchiesta ancora in corso solleva interrogativi profondi. Perché se da un lato è doveroso raccontare i fatti, dall’altro è urgente offrire risposte. E la risposta oggi più che mai è una sola: conoscere da chi acquistiamo. Fidarsi non è più una questione di marketing, ma di sopravvivenza economica e di reputazione, sia per le aziende che per i consumatori.

Il mercato del pesce affumicato – e non solo – sta vivendo un momento delicato. Chi opera con correttezza e serietà si trova spesso a pagare il prezzo degli scandali provocati da pochi irresponsabili. È il danno peggiore: quello che colpisce la fiducia e semina diffidenza verso un’intera categoria. Eppure, le aziende ittiche che lavorano bene esistono. Sono quelle che investono ogni giorno in sicurezza, certificazioni, qualità, controlli rigorosi. Ma oggi non basta più essere eccellenti: bisogna dimostrarlo. Raccontarsi, mostrare le proprie scelte, aprire le porte di stabilimenti e impianti (fisici e virtuali), raccontare la storia dietro ogni prodotto.

Perché un cliente che sa chi c’è dietro a un marchio, che vede il volto e conosce la filosofia di chi produce quel salmone affumicato o quel filetto di spigola, è un cliente che si fida. E quando la fiducia è forte, gli scandali non trascinano tutti nel fango. Chi ha costruito una reputazione solida regge l’urto, mentre gli altri crollano.

I consumatori vogliono sapere. Le aziende devono essere pronte a rispondere. Parlare di tracciabilità oggi non è più solo una questione tecnica o normativa. È un tema di comunicazione efficace, di relazione, di vicinanza al consumatore. È ciò che distingue un’azienda che resiste e cresce da una che finisce per soccombere ai danni di reputazione.

Il caso di Ancona è una lezione amara, ma anche un’opportunità. Per chi lavora nel settore ittico è il momento di uscire dall’ombra e raccontarsi, prima che siano gli altri – o i fatti di cronaca – a raccontare per loro.

Una tragedia che scuote il settore ittico. Il caso del salmone contaminato e l’importanza di conoscere chi produce

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