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Via libera all’accordo di pesca con la Guinea-Bissau – La Commissione per la pesca dell’Unione Europea ha dato il via libera all’accordo di partenariato per la pesca sostenibile (SFPA) tra l’UE e la Guinea-Bissau. Un’intesa che assicura l’accesso alle ricche acque del paese africano per i prossimi cinque anni, ma che solleva interrogativi su quale sia oggi il reale equilibrio tra sfruttamento commerciale e responsabilità ambientale.

L’accordo, applicato in via provvisoria dal settembre 2024, è stato approvato con 19 voti favorevoli, 4 contrari e 2 astensioni. Il pacchetto economico complessivo supera i 100 milioni di euro, considerando il contributo diretto dell’UE (85 milioni di euro) e le tasse di licenza e cattura che gli armatori dovranno versare all’amministrazione della Guinea-Bissau. Una cifra importante per un paese che fa affidamento sulla pesca per almeno il 3% del suo PIL e per sostenere le proprie fragili finanze pubbliche.

Ma se da un lato l’accordo garantisce certezze economiche per gli armatori di Spagna, Portogallo, Italia, Grecia e Francia, con accesso a quote annuali di 3.500 GRT di cefalopodi e 3.700 GRT di gamberi, oltre all’autorizzazione per 41 tonniere europee, dall’altro rimangono irrisolte le criticità strutturali che hanno sempre accompagnato questi partenariati.

I deputati della Commissione pesca si sono espressi chiaramente: senza una governance più trasparente e un controllo efficace, la sostenibilità della pesca in Guinea-Bissau resterà solo sulla carta. Il paese è da tempo al centro delle preoccupazioni per la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU), con dinamiche opache che coinvolgono flotte di paesi terzi, bandiere di comodo e sistemi aziendali volutamente complessi per eludere le normative.

L’UE ha tentato di rafforzare la propria posizione destinando 4,5 milioni di euro l’anno al miglioramento della gestione sostenibile della pesca e al rafforzamento delle capacità locali di controllo e sorveglianza. Un investimento che dovrebbe supportare le comunità di pescatori della Guinea-Bissau, ma che rischia di essere inefficace senza un vero salto di qualità nella raccolta e nell’elaborazione dei dati sulle catture. La proposta di istituire un sistema elettronico di segnalazione rappresenta un primo passo, ma servirà un impegno ben più concreto per garantire trasparenza ed equità.

La prossima tappa è fissata ad aprile, con la votazione in plenaria. Fino ad allora, il dibattito resta aperto: l’accordo tra UE e Guinea-Bissau sarà un vero modello di pesca sostenibile o l’ennesimo compromesso a favore di un’industria affamata di risorse?

Le acque della Guinea-Bissau nascondono riserve abbondanti, ma anche sfide enormi. A questo punto, l’Europa è chiamata a dimostrare che la sostenibilità non è soltanto una parola chiave, ma un rotta precisa da seguire.

Via libera all’accordo di pesca con la Guinea-Bissau

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